Sarà un autunno caldo. Per gli editori. Amazon, il grande distributore, diventa infatti anche editore. Si tratta di una vera e propria rivoluzione: sembrano saltare infatti gli equilibri secolari dell’editoria.
di Saverio Mercadante
Sarà un autunno caldo. Per gli editori. Amazon, il grande distributore, diventa editore. Pubblicherà 122 nuovi libri tra romanzi, saggi e manuali in formato cartaceo e digitale. Sembrano saltare gli equilibri secolari dell’editoria. Rimangono sulla scena del processo editoriale due soli protagonisti: lo scrittore e il lettore. Amazon rivoluziona i rapporti perché sfrutta meglio degli altri la tecnologia: fa concorrenza alle librerie in virtù di nuovo rapporto che unisce convenienza, semplicità e diretto accesso al testo, se è in formato digitale; fa concorrenza agli editori in virtù della sua potenza economica che potrebbe desertificare i cataloghi acquisendo gli autori più importanti; fa concorrenza agli agenti degli scrittori, in virtù del fatto che quest’ultimi pubblicano direttamente senza intermediari.
E’ pur vero, però, che la per la maggior parte degli editori, Amazon rimane un’ottima opportunità commerciale: il sito vende ogni giorno centinaia di migliaia di libri, offrendo buoni margini di guadagno. Ma rimane il fatto che “Tutti hanno paura di Amazon”, come ha detto al “New York Times” Richard Curtis, un agente che si occupa di e-book.
Il New York Times ha citato il caso emblematico della scrittrice hawaiana Kiana Davenport. Ha pubblicato con una delle più importanti case editrici americane, Penguin, il suo libro “The Chinese’s Soldier Daughter”. Ma ha affidato ad Amazon una raccolta e-book di racconti brevi, “Cannibal Nights”. Ebbene la casa editrice ha deciso di recidere il contratto con l’autrice, ha ritirato il libro e le ha fatto causa. La Penguin si è trincerato dietro un no comment, l’avvocato della Davenport ha invece dichiarato: “Vogliono dare il buon esempio, se pubblichi con Amazon lo fai a tuo rischio e pericolo”.
Molti sono gli scrittori che stanno usufruendo di questo nuovo modo di pubblicare. Lauren Saville aveva speso 2.200 dollari per mandare in stampa un libro dedicato alla madre che aveva venduto solo 600 copie. Dopo aver letto una recensione su una rivista specializzata Amazon ha deciso di annoverarla fra i suoi scrittori. Lauren Saville ha deciso che non si affiderà mai più a un editore.
In ogni caso, questa nuova iniziativa di Jeff Bezos (nella foto), quello che in molti ritengono il vero erede di Steve Jobs, conferma l’intuizione originaria che è alla base di Amazon: essere l’azienda più centrata al mondo sul cliente. Dunque, proporre al cliente, addirittura, quello che lui stesso nemmeno sapeva di cercare e che invece esiste. E l’ultima frontiera di Amazon, quella dei libri, il primo prodotto venduto nello store telematico di Bezos, rappresenta sino in fondo questo percorso dell’impresa fondata a Seattle. Una delle poche dot.com a non vedere la luce nella Silicon Valley. Primo: ha dato agli scrittori una piattaforma per il fai-da-te digitale. Secondo: ha creato la collana Amazon di libri sia in forma di ebook sia di carta, che poggia su un enorme pilastro: l’incredibile quantità di dati accumulati in questi anni sulle preferenze dei lettori. Amazon sin dall’inizio aveva dato la possibilità ai lettori di recensire i libri, sia in termini positivi che negativi. Perché l’idea è questa: se c’è più consapevolezza, più partecipazione da parte dei clienti nelle decisioni d’acquisto, più si vende. Un successo da 250.000 copie digitali è nato proprio da quelle recensioni che hanno indicato in qualche modo il mixer giusto per creare un best seller. Come, appunto, il romanzone storico “La figlia del carnefice”, di Oliver Pötzsch, scritturo sconosciuto, mai recensito dai critici, che ha raggiunto in soli due mesi quel numero di copie vendute. Il mondo Amazon nel prossimo futuro girerà intorno a tre soli: il Kindle Fire, il primo tablet in grado di fare una vera concorrenza alla Apple, in vendita dal 15 novembre negli Usa a metà prezzo rispetto all’i-Pad; il browser Silk, che attraverso il Kindle Fire fa transitare tutta la navigazione dei clienti su Internet nei cervelloni centralizzati di Amazon.com; e il Cloud Drive che archivia nella “nuvola”, i cervelloni stessi, tutti i contenuti digitali comprati o elaborati dai clienti, dalla musica ai video, dai libri ai documenti. Qualcuno negli Stai Uniti si è già chiesto se Silk e il Cloud Drive non siamo una minaccia alla privacy.
Ma è evidente la marcia in più rispetto anche ad Apple: Amazon.com costruisce in proprio anche una parte dei prodotti in vendita sul Kindle Fire. E i libri, insieme alla musica e ai film, rappresentano una fetta importante, il 40% del fatturato. Intanto Jeff Bezos con grande determinazione sta facendo accordi con reti televisive e case cinematografiche per venderne i contenuti digitali: ha già dieci mila film e show fruibili gratis – sul Kindle Fire, il pc o il televisore – dai clienti Prime. Sono quelli che pagando 79 dollari l’anno ricevono entro due giorni a domicilio qualsiasi cosa senza costi di spedizione. Sono clienti che, grazie a questa comodità, spendono il triplo degli altri. Aleluja, bravi consumatori.