La provocazione dell’economista Carlo Pelanda: San Marino diventi il fulcro dei commerci del Mediterraneo, mettendo in contatto gli investitori internazionali. Una porta aperta per gli investitori di Nord Africa e mondo arabo.
SAN MARINO – Una provocazione può essere stimolante se fa riflettere. Se accende una lampadina. Quando poi arriva da chi ha un’idea ben precisa di ciò che dice, questa provocazione deve mettere in moto degli ingranaggi. Al Forum ‘San Marino meeting point dello sviluppo’, andato in scena venerdì scorso, la provocazione più interessante l’ha lanciata l’economista Carlo Pelanda (nella foto), che San Marino Fixing ha intervistato un paio di settimane fa (chi se la fosse persa può rileggersela CLICCANDO QUI).
Pelanda, davanti alla platea del Kursaal di San Marino, ha detto che il Titano potrebbe diventare una sorta di “capitale” del Mediterraneo. Un meeting point, appunto, un fulcro, un luogo d’interscambio di idee e di proposte. Certo, qualcuno può sorridere davanti a questa immagine. Il Mare Nostrum dei romani, con tutti i suoi traffici e le sue rivoluzioni, che ruota attorno ad un minuscolo monte da cui il mare, una striscia del medio Adriatico, si vede solo in lontananza? È una provocazione, appunto. Ma anche un opportunità che a ben guardare può essere colta.
Parlando di Mare Nostrum abbiamo rispolverato non a caso la storia dell’antica Roma, in quanto proprio l’impero romano distrusse, senza lungimiranza una volta tanto, un mercato mediterraneo globale, con una sua specifica moneta addirittura. Era il quarto secolo Avanti Cristo. Tornando indietro di 2.500 anni si potrebbe progredire è ciò che Pelanda sostiene oggi: perché un mercato mediterraneo oggi può essere ricreato. Mettendo in comunicazione gli uomini di business di un’area senza dubbio vasta e dalle grandi possibilità, l’Italia, i paesi dirimpettai, la Francia e la Spagna, le giovani nazioni del Nord Africa che con la loro giovane popolazione e l’ambizione di poter godere di un futuro migliore possono rappresentare quella marcia in più necessaria per un progetto di crescita globale.
A Carlo Pelanda risponde Antonella Mularoni, Segretario di Stato per gli Affari Esteri: “In questi tre anni abbiamo radicalmente cambiato la struttura del Paese e oggi possiamo porci sicuramente come interlocutori a livello internazionale. Abbiamo una rete di 35 accordi OCSE, accordi di qualità. E oggi l’OCSE, che è un’organizzazione fondamentale, ha una visione diversa di noi. San Marino si è reso conto, almeno in buona parte, che due dei tre asset del passato oggi non sono più possibili. Abbiamo rinunciato al segreto bancario blindato e anche all’anonimato societario. Ora che abbiamo cambiato completamente questo modello, San Marino sa che deve attrarre capitali utilizzando l’elemento che da sempre è considerato il terzo fulcro, ovvero la nostra tassazione agevolata. C’è una rete di accordi contro le doppie imposizioni, che va ancora incentivata, con tutti i paesi arabi che saranno lieti di farlo con San Marino. Una volta che ci sarà questa disponibilità ci sarà automaticamente una maggiore disponibilità a collaborare economicamente. Stiamo lavorando in questa direzione, tutta la collaborazione con il mondo mediterraneo e arabo sarà molto importante”.
Gli occhi del Medio Oriente
Non solo il Mediterraneo, ma anche il Medio Oriente rappresenta una finestra importante per il Titano (e viceversa). L’interesse per possibili investimenti dagli Emirati Arabi Uniti è stato manifestato dai portavoce dello sceicco Hamad Ahmed Abdulla Murshid Alremeithi, Principe di Dubai, che proprio al Kursaal ha dimostrato interesse per San Marino. “Abbiamo notato che San Marino è geograficamente è collocata in posizione molto interessante. Stiamo studiando cosa si può fare con voi, anche perché abbiamo visto che ci sono leggi estremamente interessanti per investire, ad esempio nel settore bancario. L’importante è investire, vediamo cosa si può fare insieme”.