La figura di Giuseppe Garibaldi è molto cara alla storia della Repubblica di San Marino, che ricorda l’eroe dei due mondi attraverso convegni e celebrazioni.
La figura di Giuseppe Garibaldi è molto cara alla storia della Repubblica di San Marino, che ricorda l’eroe dei due mondi attraverso convegni e celebrazioni, soprattutto nell’anno in cui in Italia cadono i festeggiamenti per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità. Non fa infatti mai male rispolverare la storia e ricavare, proprio dal passato, la giusta scintilla per affrontare i guai del presente. In questo momento in particolare in cui parte del mondo sta affrontando il proprio Risorgimento e nel quale, a nostra volta, dovremmo risorgere da una crisi di portata mondiale. Anche se la partita sembra persa in partenza. Questa è una delle ragioni più profonde per cui si dovrebbe rispolverare la storia di Garibaldi. Cominciando dalle cose semplici e cioè dalle parole che Luigi Mercantini mette in bocca alla spigolatrice di Sapri che così evocava il mito di Garibaldi. “Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti! Ma il numero, trecento, è un’associazione (non erano mille i garibaldini?), e deriva da un mito ben più antico, quello delle Termopili. Dove i trecento di Leonida riuscirono a bloccare per tre giorni l’immane esercito di Serse, e non si arresero prima della morte. Narra Erodoto che ai Persiani che intendevano mettere in guardia gli Spartani con le parole “ben presto le nostre frecce oscureranno il sole” – per dare la misura dell’enorme superiorità numerica del proprio esercito – Leonida rispondeva “allora vorrà dire che combatteremo all’ombra”. La loro fu una sconfitta che ebbe il sapore della vittoria e della leggenda. Fu così che le tre vittorie greche sui Persiani vennero rese mute da questa grande sconfitta che furono le Termopoli, dove i vinti riportarono una imperitura vittoria. In quel mito volle riflettersi anche Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi. Dal quale oggi ci piace trarre una lezione di cui fare tesoro per combattere una crisi che ci sembra di non saper affrontare, come fosse già persa in partenza. Vorremmo di fatto essere anche noi in grado di rispondere come Leonida rispose ai Persiani “vorrà dire che combatteremo all’ombra”.