San Marino, continua a tenere banco il caso del commissariamento di Banca Commerciale Sammarinese. L’opposizione, in particolare l’asse UPR-SU, ha lanciato accuse pesanti al Segretario di Stato alle Finanze Pasquale Valentini. Accuse pesanti sino a sfociare in una richiesta di dimissioni.
SAN MARINO – San Marino, continua a tenere banco il caso del commissariamento di Banca Commerciale Sammarinese. L’opposizione, in particolare l’asse UPR-SU, ha lanciato accuse pesanti al Segretario di Stato alle Finanze Pasquale Valentini. Accuse pesanti sino a sfociare in una richiesta di dimissioni, richiesta avanzata nello specifico da Sinistra Unita.
Valentini è accusato dall’opposizione di aver mentito nel Consiglio Grande e Generale che si è tenuto proprio la settimana scorsa, alla vigilia del commissariamento, e che era incentrato – guarda caso – proprio sulla situazione del sistema bancario e finanziario sammarinese.
Insomma, alla vigilia dell’ennesima tegola sul sistema, proprio nello specifico dibattito, il Segretario Valentini avrebbe taciuto ciò che stava per capitare a BCS.
La difesa di Pasquale Valentini affidata – tra le altre cose – ad un’intervista alla Tv di Stato, è molto semplice: non sapeva, il Segretario alle Finanze, del commissariamento imminente. “Sapevo solo che c’era una situazione difficile emersa dalle ispezioni”. Del resto, e qui nessuno può cascare dal famoso pero, BCSM è un’istituzione autonoma, proprio per garantire libertà di movimenti rispetto alla politica, e dunque se di ciò che decide la Vigilanza di Banca Centrale non viene allertata la politica passo passo, non è necessariamente un crimine, anzi.
Il discorso che è stato portato avanti in questi giorni dall’Unione della Repubblica, lo abbiamo già raccontato, è poi legato a certe presunte influenze di ambienti romani in BCSM. Secondo UPR infatti Banca Centrale avrebbe “preferenze” verso certi studi professionali per quel che riguarda la designazione dei commissari e dei comitati di sorveglianza. Ma anche in questo caso delle due l’una: o si pretende di controllare le mosse della Banca Centrale in quanto non ci si fida della sua imparzialità e terzietà, o si fa tutto il possibile per tenere lontane le mani della politica da Banca Centrale.