Home FixingFixing Diario della crisi del 28 ottobre 2011

Diario della crisi del 28 ottobre 2011

da Redazione

La Cina ci crede, il Brasile no. L’Europa spacca il BRIC sulla questione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria.

di Saverio Mercadante

La Cina ci crede, il Brasile no. L’Europa spacca il BRIC sulla questione del Fondo europeo per la stabilità finanziaria.

La Cina è pronto a sostenerlo creando una entità autonoma d’investimento, ha detto un diplomatico, ripreso dalla France Presse prima della riunione del vertice dei capi di stato e di governo, mercoledì a Bruxelles.

L’Europa, invece, secondo il Mantega, ministro delle finanze brasiliano, “deve trovare una soluzione ai suoi problemi al suo interno” gelando ogni speranza che il Brasile si faccia avanti per aiutare l’Ue.

“Ritengo – ha proseguito – che i paesi europei non abbiano bisogno dei finanziamenti del Brasile per l’acquisto dei bond. Il Brasile non sta considerando questa opzione”.

Sembra che anche India e Russia non sarebbero interessate a erogare ulteriori finanziamenti all’Europa, secondo la Reuters.

I motivi di tanta diffidenza sarebbero proprio nella mancanza di fiducia nelle capacità degli europei di trovare una soluzione credibile ai debiti sovrani. Intanto i francesi entrano ancora in tackle duro sull’Italia.

“Ha un enorme bisogno di finanziamenti e nessuno vuole comprare titoli di debito italiani”. Parola di James Nixon, capo economista presso Société Générale.

In occasione di una intervista televisiva a Bloomberg, rilasciata durante il programma “Countdown”, Nixon parla della crisi dei debiti sovrani europei e anche dell’acquisto dei bond italiani da parte della Banca centrale europea. Nixon afferma che l’Italia è, di fatto, la “vera sfida” per l’Europa, la Banca centrale europea e il Fondo salva-stati EFSF. Un appunto per i galletti transalpini: le banche francesi hanno nella pancia 10,5 miliardi di Euro di debito pubblico greco. Quelle tedesche sono messe ancora peggio: le stime ufficiali del 2010 stimavano in circa 15,3 miliardi di euro. Ah, come mi è duro il default…

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