La Polonia ha cambiato rotta. Alla guida di Donald Tusk (nella foto), dopo le elezioni e in attesa di riuscire a far nascere la nuova coalizione di governo, la Locomotiva dell’est deve cercare di superare le proprie contraddizioni. Puntando sui suoi giovani.
di Riccardo Paparo
La Polonia ha cambiato rotta. Domenica 9 ottobre 2011, si sono svolte le elezioni per nominare i 460 parlamentari del Sejm, la Camera dei Deputati, eleggendo il nuovo Parlamento.
I sondaggi e le previsioni erano per Donald Tusk, premier liberale del partito PO (Piattaforma per i cittadini), che in effetti è uscito vincitore: per la prima volta nella storia delle elezioni polacche a trionfare è stato lo stesso premier uscente.
Non lascia dubbi il margine di distacco dello sfidante, Jarosław Kaczyński (il fratello gemello di Lech, l’ex presidente, che morì nella sciagura aerea di Smolensk il 10 aprile 2010), leader del partito PiS (Diritto e Giustizia), nazionalconservatori euroscettici e omofobi.
Ora, Donald Tusk – uno che potremmo inquadrare tra Veltroni e Rutelli come stile, mai una parola di troppo o dai toni alti – non è intenzionato a formare una coalizione con la vera sorpresa di queste elezioni, l’RP ovvero il Movimento di Palikot, Janusz Palikot.
Ma chi è costui? In italiano il suo cognome suonerebbe come “brucia gatto”: è un provocatore, uno che vorrebbe la legalizzazione della marijuana e che vuol sempre far “parlare”. È uno che non sta né a destra né tantomeno a sinistra; un tipo alla Pannella, per intendersi, che ha raccolto i favori soprattutto dei giovani, verosimilmente stufi dei battibecchi del governo.
Alle urne, l’RP ha sorpassato quella che era la terza forza politica polacca, la sinistra, che ormai vive alle spalle di un passato che pesa sempre di più, ovvero l’SLD (Alleanza della Sinistra Democratica).
Dato da rilevare, anche in questa ultime elezioni, l’affluenza alle urne è stata bassa: neppure il 50% degli aventi al voto ha esercitato questo diritto-dovere, e anche questo si può leggere come un segnale di quanto è già stato riportato sopra, ovvero con la stanchezza, soprattutto dei più giovani di tutta questa frenesia galoppante.
Queste sono settimane di trattative per arrivare alla formazione di una coalizione di Governo il più possibile solida. L’ipotesi più accreditata è quella di un accordo con il PiS, la principale alternativa a Palikot, anche se tutti i giochi sono aperti e non è scluso neppure un ingresso in maggioranza della sinistra moderata del SLD. Ad ogni modo è plausibile che la formalizzazione degli accordi avvenga tra il 6 e il 7 novembre, anche se non è escluso che si arrivi al 22.
LA POLONIA? NON E’ UN PAESE DI VECCHI
LE INCONGRUENZE DELLA LOCOMOTIVA DELL’EST
Analizzando i risultati di queste elezioni si deve tenere conto del fatto che la Polonia è un paese di giovani, che hanno una visione pragmatica e intraprendente; giovani che si spostano per studi e lavoro in tutto il mondo. Giovani che cercano a tutti i costi di essere alla pari con gli altri coetanei delle grandi capitali europee. Infatti, dati alla mano, un terzo degli elettori che hanno scelto la sorpresa Palikot non ha compiuto neppure 25 anni.
Da sottolineare che la Polonia è la nuova forza dell’Est. Con il suo dinamismo, la voglia di crescere e di emergere, nel periodo della crisi del 2008/09 è stata l’unico Paese dell’UE ad avere un Prodotto interno lordo (PIL) positivo.
Ancora lontana dall’entrata nella Comunità della moneta unica – è prevista entro il 2015 – tra poco meno di 9 mesi, la Polonia organizzerà ed ospiterà un avvenimento di prestigio e grande importanza, ovvero i Campionati Europei di calcio, assieme all’Ucraina.
Una locomotiva nel fronte deglii ex paesi della “Cortina di ferro”, un modello da seguire per molti, sia pure con tante ombre. Parliamo degli stipendi, che non sono adeguati ai livelli europei, delle infrastrutture fatiscenti, di strade ancora non in condizioni idonee. In particolare le autostrade, se si fa per di qualche centinaio di chilometri, sono praticamente inesistenti, così pure le ferrovie hanno bisogno di rimodernizzazione. Paradossalmente di contro funziona egregiamente il servizio pullman, che collega tutta la Polonia, e questo da quando il Paese era sotto il periodo del comunismo.
LA POLONIA COME L’ITALIA. DI QUALCHE DECENNIO FA
UN PAESE CHE FA GOLA AGLI INVESTITORI STRANIERI
La situazione attuale della Polonia? È possibile paragonarla ed accostarla all’Italia di qualche decennio fa, quando s’intravedeva il benessere e non a uso esclusivo di pochi. Ecco cosa accade in questi anni ad una Polonia che sta viaggiando a doppia velocità.
Ma, attenzione: se in Italia il benessere era diffuso in quasi tutto il territorio, qua in Polonia è diffuso a macchia di leopardo. Ci sono zone di campagna e soprattutto la parte orientale del Paese con evidenti sacche di povertà (qui si trova lo zoccolo duro del PiS di Jarosław Kaczyński). Il Paese fa gola a tanti investitori stranieri, visto il bacino di utenti (quasi 40 milioni di abitanti) e la posizione, un punto d’incontro tra l’Est e l’Ovest d’Europa. Ma per quanto tempo la Polonia può reggere questa andatura?
Varsavia, la capitale, fa da traino al resto del paese. Ed è proprio questo il punto. Ci sono due pesi e due misure, un netto contrasto tra la capitale ed il resto della Nazione.
Il compito di Tusk, qualunque sia la coalizione che guiderà, sarà quello di trovare un equilibrio, finalmente, in Polonia.