Teodoro Mularoni: “La vendemmia 2011 non è stata abbondante, però è stata di grande qualità. Nel 2010 raccogliemmo 400 quintali di uva. Nel 2011 ne abbiamo raccolta circa 300 quintali”.
“E’ tempo di vendemmia. Le zolle si accendono di pàmpini rigogliosi e canti si levano nei vigneti. Quanta poesia in questa festa della raccolta dell’uva! C’è nei gesti pur gioiosi dei vendemmiatori un che di antico e di rituale che fa sentire, come per la falciatura del grano, la religiosità della terra”. Non possono essere che i versi di (San) Marino Moretti ad accompagnarci nella vigna del signor Teodoro Mularoni: una terra che, a posizionare bene le orecchie, racconta la storia del Titano. Tra i quattro ettari di filari, mezzo secolo di grappoli, foglie, vini, uve e passione. Un Eden che sa di antico, incastonato un una piccola valle, baciato dal sole per moltissime ore del giorno. Sotto lo sguardo delle Tre Torri, che sembrano voler proteggere il terreno. “I vigneti hanno tre età – esordisce Teodoro Mularoni, laureato in chimica che da quando è in pensione, dirige le squadre di operai che lavorano nella vigna -. Il primo mezzo ettaro ha più di 50 anni: quando l’ho visto per la prima volta, mancavano alcuni filari che, nel tempo, ho rimpiazzato. Qui abbiamo sette filari di Sangiovese e quattro filari di Biancale. Il secondo mezzo ettaro invece ha circa 12-15 anni ed è coltivato a Sangiovese, mentre il vigneto più giovane – di circa tre ettari – ha più o meno un lustro e vede vicini il Moscato, il Montepulciano e il Cabernet”. Già, il moscato. Che, come spiega Teodoro Mularoni, ha tempi di raccolta e destinazioni piuttosto particolari. “Generalmente i grappoli destinati al vino passito vengono tagliati un mese dopo gli altri. Vengono fatti maturare un po’ più degli altri, e danno origine all’Oro dei Goti”, il prezioso vino (“Più o meno produciamo dalle 3 mila alle 4 mila bottiglie all’anno” spiega il direttore Renzino Gobbi) che dà corpo alla squadra di nettari di Bacco firmati dal Consorzio Vini Tipici della Repubblica di San Marino. Quest’anno la vendemmia è stata anticipata di un mese rispetto al solito. “Per 50 giorni non è scesa una goccia di pioggia – sottolinea Mularoni -. E il caldo è stato costante. Il raccolto è stato poco rispetto ai volumi abituali, ma senza dubbio di buona qualità. Le faccio un esempio: nel 2010 raccogliemmo 400 quintali di uva. Nel 2011 ne abbiamo raccolta circa 300 quintali. Quella che abbiamo consegnato, però, era tutta sana. La resa, quest’anno, è stata massima”. La passione però non si nota solamente nell’eccellenza dei risultati prodotti (ricordiamo che i vini del Consorzio Vini Tipici hanno già ricevuto grandi consensi e premi in molte manifestazioni a tema), ma anche nella cura dei particolari. Il vigneto di Mularoni è un capolavoro di ingegneria ed efficienza: “Nella parte più bassa della nuova vigna, è stato costruito un greppe alto sei metri, utile per dare compattezza al terreno e rendere meno aspra l’inclinazione naturale della collina. Tra i filari c’è una distanza di 2 metri e 80 centimetri: una misura utile per dare respiro al lavoro e per permettere il passaggio dei cesti e delle macchine. Talvolta però succede che, durante i giorni di raccolta, si rompa un filo, oppure ceda un palo. In pochissimo tempo, tutto viene ripristinato”.