È la vicenda Credito Sammarinese a tenere banco. E oggi è il giorno della verità per l’istituto di credito commissariato. Un pool di cinque banche dovrebbe assicurare la liquidità per i correntisti, alla scadenza dei 3 mesi. Ma il salvataggio non è scontato.
SAN MARINO – È la vicenda Credito Sammarinese a tenere banco questa settimana. Domani è l’ultimo giorno utile per trovare una soluzione alla tormentata vicenda dell’istituto di credito “decapitato” dall’inchiesta che ha visto finire in carcere il leader del gruppo, Lucio Amati, attualmente agli arresti domiciliari, e che vede pendere sul CS l’ipotesi liquidatoria.
L’istituto era stato commissariato esattamente tre mesi fa: domani è la scadenza dei termini fissati dal Commissario Nunziato Caliò per la ricapitalizzazione (necessari 40 milioni di euro, l’assemblea dei soci convocata nei giorni scorsi proprio con questo obiettivo si è rivelata un flop), e sarà anche il giorno in cui i correntisti, circa 3 mila, potranno mettersi in coda agli sportelli e tornare a risentire il profumo dei propri depositi.
Proprio per riuscire ad assorbire l’impatto del credito che molti di questi correntisti, verosimilmente, chiederanno indietro, si è creata una sorta di pool di banche sammarinesi che si sarebbero dette disposte a collaborare. È peraltro possibile che ai correntisti venga chiesto altro tempo per assicurare una soluzione definitiva alla questione creditizia.
I nomi dei cinque istituti – pur non annunciati ufficialmente – dovrebbero essere quelli di Cassa di Risparmio, Banca di San Marino, Banca Agricola Commerciale, Istituto Bancario Sammarinese e Asset Banca.
Ieri si è tenuta una riunione fiume tra i soggetti interessati, ovviamente compresa Banca Centrale, proprio per cercare di garantire la liquidità in questa nuova fase di pagamenti. Non dimentichiamo però che resta il problema della ricapitalizzazione e dell’acquisizione del Credito Sammarinese, perché per il salvataggio non si esaurisce di certo con la restituzione del denaro ai clienti che lo richiederanno indietro. Un salvataggio che dovrà fare i conti con una perdita di valore radicale dell’istituto in questione e che dovrà avvenire all’interno del sistema sammarinese, in quanto non c’è la minima possibilità di un intervento esterno per la banca che, fino a poche ore dallo scoppio della bufera, era stata data quasi per venduta al Banco di Rio de Janeiro.