L’esercizio della sovranità è fatto esercitando la potestà al proprio interno. Possiamo, volendo esercitare appieno la nostra sovranità, senza procurare danno ad alcuno, sbizzarrirci in tutte le direzioni.
di Alberto Rino Chezzi
SAN MARINO – Spesso, specialmente negli ultimi tempi, ci sentiamo toccati nel profondo quando si parla di sovranità.
E’ un po’ come se ci sentissimo defraudati di un qualche cosa che ci appartiene da sempre e che è intimamente legato al nostro Paese.
Che cos’è la sovranità?
La possibilità di essere “liberi dagli uni e dagli altri”, un potere pieno e indipendente, come qualità giuridica e potestà politica.
Probabilmente però è un principio questo, quello della sovranità, che talvolta abbiamo esercitato male, oppure peggio ancora, vi sono state delle occasioni in cui poteva e doveva essere esercitato e non l’abbiamo fatto.
Per un certo periodo sono state forzate molte operatività fiscali, finanziarie e commerciali, specialmente fuori dai nostri confini e sotto l’ombrello della tanto nostra decantata sovranità.
Sono state talvolta attuate le così dette “pratiche dannose” da parte di operatori provenienti di solito fuori dai nostri confini, che hanno creato danni a chi, sammarinese o no, ha investito da sempre nel Paese.
In particolar modo nei rapporti con l’Italia sono pochi i settori nei quali non ci hanno contestato, anche in forma indiretta queste pratiche dannose.
Da quello fiscale a quello bancario, da quello della tutela della proprietà intellettuale a quello doganale.
Eppure ci siamo incanalati in percorsi, che ci permetteranno di esercitare in futuro appieno la nostra sovranità.
Scelte obbligate e indotte.
Università, arte, parco tecnologico e scientifico in primis.
L’esercizio della sovranità è fatto esercitando la potestà al proprio interno.
Possiamo, volendo esercitare appieno la nostra sovranità, senza procurare danno ad alcuno, sbizzarrirci in tutte le direzioni.
Prendere quindi seriamente in esame l’ipotesi di dotarsi d’infrastrutture idonee per gestire un flusso turistico diverso da quello attuale, quali ad esempio il ripristino della vecchia ferrovia Rimini -San Marino e la realizzazione a Torraccia, di un piccolo aeroporto per il trasporto passeggeri.
Proviamo a percorrere anche l’idea di far transitare sulle nostre strade solo auto elettriche e ristrutturare la nostra offerta turistica compatibilmente all’ambiente in cui viviamo.
Ha infine perfettamente ragione Paolo Barnard, nell’intervista rilasciata questa settimana al quotidiano sammarinese l’Informazione, quando parla di verificare la possibilità, al fine di superare questa grave crisi finanziaria, di emettere direttamente la nostra moneta (lo scudo sammarinese?) e risolvere così buona parte dei nostri problemi.
In definitiva proviamo ad esercitare in maniera intelligente quello che è la nostra più grande ricchezza: la sovranità ossia la concreta possibilità di autodeterminare il nostro destino. Facciamolo! Con creatività, intelligenza e a tempi brevi, possibilmente cercando di individuare soluzioni che al momento sono a portata di mano, ma richiedono solo un po’ di coraggio per essere adottate.
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