di Loris Pironi / http://lettera22punto0.wordpress.com
La notizia la diamo così, in maniera asettica. Si è spento all’età di appena 56 anni Steve Jobs, patron e fondatore della Apple.
Un rivoluzionario, a modo suo. Sicuramente un genio.
Da tempo era malato di tumore al pancreas.
La notizia è stata divulgata dalla stessa società d’informatica che aveva fondato nel lontano 1976, preistoria.
“Apple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso un formidabile essere umano”, è scritto nella home page del sito ufficiale di Apple.
E ancora: “Quelli di noi che hanno avuto la fortuna di conoscerlo abbastanza e di lavorare con lui hanno perso un caro amico e un mentore ispiratore. Steve lascia una società che solo lui avrebbe potuto costruire e il suo spirito sarà sempre il fondamento di Apple”.
Leggenda narra che abbia guadagnato il suo primo milione di dollari all’età di 23 anni, ma ancor prima che avesse iniziato la sua carriera di genio dell’informatica ad appena 12 anni.
Epocale – scusate l’enfasi ma in certi casi, raramente, non se ne può fare a meno – la presentazione di Steve Jobs del primo Mac, il Macintosh, nel 1984. Aveva un mouse ed una “scrivania” rivoluzionaria, con le icone.
Le svolte partite dalle connessioni neuroniche dell’instancabile Jobs e che hanno rivoluzionato la nostra vita quotidiana sono tantissime. Quando si compra la Pixar e cambia il mondo del cartone animato, ad esempio, quando “scopre” la musica con l’iPod, e poi con iTunes. E poi c’è l’iPhone, che nel 2007 cambiò il nostro rapporto con i cellulari, e poi ancora l’iPad…
Nel frattempo Steve Jobs, che gli sia piaciuto oppure no (sicuramente sì) è diventato un guru. Ma è costretto ad affrontare la battaglia più difficile, quella per la vita. Nel 2004 si dimette temporaneamente dalla guida del suo impero: in un’email ai dipendenti spiega il motivo. La malattia, il cancro al pancreas gli impone nuove priorità.
Nel 2008 l’annuncio: Steve Jobs è morto. Lui ci scherzerà sopra, con una delle sue tante frasi storiche (“La notizia della mia morte è molto esagerata”). Un’altra frase storica la dirà di fronte agli studenti della Stanford University nel 2005: “Siate affamati, siate folli”, il mantra del suo successo.
Ma la battaglia continua, nonostante la fame e la follia. Steve Jobs subisce un trapianto, ma anche questo non basta. A inizio 2011 è costretto a lasciare ancora una volta, in agosto spiega il suo game over: “Ho sempre detto che se il giorno in cui non potevo adempiere ai miei doveri sarebbe arrivato, come capo di Apple sarei stato il primo a dirlo”.
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