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Politica e malavita, Arzilli: “Tradita la Repubblica di San Marino”

da Redazione

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Arzilli: “Politica e malaffare: ci sia accusa di tradimento”. La black list? Va cancellata. E’ ingiusta e anacronistica.

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Di ritorno da Washington, dove ha preso parte al Meeting annuale del Fondo Monetario Internazionale e di World Bank, il Segretario all’Industria Marco Arzilli è tornato con un umore più sereno, per gli apprezzamenti ricevuti, come Repubblica di San Marino, per i passi avanti svolti. Tornato a casa ha però dovuto confrontarsi con l’attualità dell’inchiesta legata a Fincapital e l’ombra dei tentacoli della malavita organizzata stagliata biecamente su Palazzo Pubblico. “Dai colloqui avvenuti a Washington – spiega a Fixing il Segretario Marco Arzilli – si è percepito chiaramente un forte riconoscimento di ciò che San Marino ha compiuto in questi due anni, un apprezzamento per le scelte che stiamo portando avanti. Ho partecipato più volte a questi meeting, ed è la prima volta che ho respirato un clima simile di positività”.

 

Poi però al rientro si è dovuto confrontare con l’attualità, con l’influsso della camorra sull’economia sammarinese. Altro che jet lag.


“Non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà che la malavita organizzata sia arrivata nel nostro territorio. Ed è ovvio anche che faccia di tutto per allacciare rapporti con la politica, il rischio c’è, sempre e comunque, non solo da noi. Dipende però quanto è forte la politica e quanto sono forti le Istituzioni. Come responsabile degli uffici di Controllo e Vigilanza posso inoltre dire che ci sono problemi che vengono quotidianamente affrontati, e anche risolti, da chi ha l’incarico di occuparsene, ovvero il tribunale, l’Aif, Banca Centrale, le forze dell’ordine. Compito della politica è dargli gli strumenti e legittimare e valorizzare il loro operato. E poi è indispensabile la collaborazione: la malavita non la si combatte da soli”.

 

Il problema è che anche se cambiano le regole la classe politica è più o meno sempre la stessa. E se davvero qualcuno è stato in combutta con la malavita, probabilmente oggi è ancora in posizioni in cui può avere una certa influenza.


“Guardi, per me sarebbe sin troppo facile sparare contro la vecchia classe politica, io sono arrivato adesso, ma non è così che si affronta e si risolve il problema. Un Paese piccolo come il nostro è più facile da controllare, ma è anche più fragile. Io sono convinto che una classe politica subisca un ricambio, per così dire, dettato dalle leggi della natura, per cui un rinnovamento ci sarà sicuramente anche dopo le prossime elezioni. Ciò che conta è che la classe politica che non ha avuto responsabilità sia permeata da una cultura di legalità e dall’amore per il Paese. Io ho fiducia nei cittadini, e comunque quando parlo di nuova classe politica il mio riferimento non è all’età anagrafica…”.

 

E se nel frattempo qualcuno viene pescato con le mani nella marmellata?


“Chi ha responsabilità deve pagare, e molto. Così come noi oggi revochiamo le società che ledono l’immagine del Paese, se si dimostra che un politico si sia macchiato di questo reato penale deve essere non solo punito ma anche tacciato di tradimento della Repubblica. Ma la politica e le Istituzioni, nel loro complesso, non possono perdere legittimazione, perché è là nelle divisioni che s’insedia la criminalità organizzata”.

 

Cambiamo argomento: i rapporti con l’Italia. A Washington avete ricevuto apprezzamento, anche nella Penisola sembra che il clima sia cambiato nei confronti di San Marino. Eppure…


“In effetti ci sono tante relazioni aperte, stiamo lavorando su diversi progetti, si veda la relazione con il Ministero dello Sviluppo Economico. Ciò che manca, effettivamente, è il potersi sedere finalmente attorno a un tavolo, per certificare queste relazioni che non possono venire messe in discussione. Non inseguo date ipotetiche, ma ciò che mi preme maggiormente, da responsabile dell’Industria, è uscire dalla situazione della black list. Che è oggettivamente anacronistica rispetto allo stato attuale delle relazioni oggi in campo ma nello stesso tempo mantiene i nostri operatori in regime di sfavore”.

 

E intanto lo scenario internazionale si fa sempre più preoccupante.


“Più che preoccupante è drammatico. San Marino non può pensare di essere un’isola felice in un mare di crisi: la stima di crescita del nostro mercato di riferimento è dello 0,3%, anche per questo dobbiamo ragionare su come sviluppare il raggio d’azione delle nostre imprese. Però abbiamo un’arma potenzialmente vincente: potremmo essere competitivi”.

 

Ha usato il condizionale…


“Sì, c’è ancora molto da lavorare. Ad esempio stiamo studiando voce per voce la lista Doing business di Banca Mondiale (la ‘Bibbia’ della competitività a livello internazionale) per vedere dove e come possiamo crescere. Personalmente vorrei chiudere questo mandato raggiungendo l’ambizioso obiettivo di veder inserire San Marino nelle classifiche di valutazione del Paese, che sono la prima cosa che gli investitori seri guardano. Per farcela dobbiamo migliorare o approntare leggi e normative, e le questioni non riguardano solo l’industria, ma anche il tribunale, e la modalità di raccolta dati del Sistema Paese. In questo, a proposito, è fondamentale l’apporto del Fondo Monetario. Ma è il solito discorso, in molti casi ci scontriamo con la mancanza delle risorse interne. È questa la grande ipocrisia della nostra pubblica amministrazione, là dove c’è la necessità e servono nuove risorse non si può implementare, rigidamente, a scapito di altri settori. E infatti si può continuare a dire che la Pa deve dimagrire, e io concordo, ma là dove serve deve anche poter essere rafforzata in maniera strategica”.

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