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La versione di Warren Buffett per i super ricchi statunitensi

da Redazione

Aumento delle imposte per chi guadagna più di un milione di dollari, via la detrazione del 15%. Nel piano economico di Barack Obama, entrate per 1,5 trilioni di dollari per i prossimi 10 anni.

 

 

di Saverio Mercadante

 

Se Corrado Passera, Consigliere Delegato e Chief Executive Officer di Intesa San Paolo, ritiene che nell’ultima manovra finanziaria italiana il contributo di solidarietà del 3% “fino al pareggio di bilancio” per i redditi sopra i trecentomila euro sia piuttosto ingiusto, poiché sono redditi già fortemente tassati, l’oracolo di Omaha, l’investitore miliardario Warren Buffett, ha dichiarato al mondo che i ricchi americani pagano troppo poco. A dire il vero, anche Passera lo crede. Scandalo immenso negli USA, una vera e propria alzata di scudi da parte dei repubblicani. Gli ultra conservatori del Tea Party, anti tasse e anti Stato, nella loro ideologia ultra liberista credono che tassare anche i super ricchi sia penalizzante per gli investimenti e quindi frenerebbe la crescita e le assunzioni. Ma lo speculatore Buffett, capitalista illuminato, è convinto assolutamente del contrario: l’imposizione sulle grandi ricchezze aiuterà il paese a ridurre l’enorme deficit. E questo contributo non colpirà gli investimenti. Obama non si è fatto scappare la ghiottissima occasione per abolire assurdi privilegi e fare qualcosa che possa permettergli di recuperare il consenso perduto tra i suoi elettori, molto delusi da quello che ha fatto sinora in materia economica. Quella lettera di Warren Buffett in agosto al New York Times ha lasciato veramente il segno: ”Io e i miei amici siamo stati coccolati fin troppo da un Congresso favorevole ai miliardari. È giunto il momento che il governo prenda seriamente la possibilità di un sacrificio più condiviso”, ha scritto l’ottantenne guru di Omaha, nel suo editoriale. E ha descritto la sua personale situazione fiscale. Uno degli uomini più ricchi al mondo, secondo miliardario americano dopo Bill Gates, a capo della holding finanziaria Berkshire Hathaway Inc, ha scritto che la sua imposizione nel 2010 è stata di 6.938.744 dollari. “Sembrano un mucchio di soldi. Ma quello che ho pagato è appena il 17,4% del mio reddito imponibile – una percentuale ben più bassa di quella pagata da altri 20 colleghi nel mio ufficio. La loro imposizione media era del 36%, tra il 33% e il 41%”. E aggiunto dall’alto della sua sessantennale esperienza. “Ho lavorato per 60 anni e devo ancora conoscere qualcuno – nemmeno quando i capital gains erano al 29,9% nel 1976-77 – che si astiene dall’investire perché i guadagni saranno minori. Le persone investono per fare soldi, e potenziali tasse non li spaventano”. Dunque gli investimenti non si fermeranno. Dunque, Obama ha varato la “Buffett Rule”, la regola per la quale devi pagare almeno come la tua segretaria. I soldi serviranno per attuare quel piano da 447 miliardi di dollari per rilanciare l’occupazione ferma al palo. Nell’ultimo periodo non è stato creato nemmeno un posto di lavoro in più. Il piano è semplice: chi guadagna più di un milione di euro sarà soggetto a un prelievo del 35% alla pari dei redditi da lavoro dipendente del ceto medio. Nelle intenzioni di Obama vi è un aumento delle tasse di 1.5 trilioni di dollari che dovrebbe provenire per la maggior parte tramite il rialzo delle aliquote dei super-ricchi, entro i prossimi 10 anni, nell’ambito di un piano per tagliare il deficit federale di 3 trilioni di dollari. Quindi via dai redditi sopra il milione di dollari il privilegio di quella ritenuta secca del 15% che si applica alle entrate dei gestori di hedge fund: fu introdotta paradossalmente dal democratico Bill Clinton e dal suo ministro del Tesoro Robert Rubin, legat mani e piedi alla lobby di Wall Street. La nuova tassa sul milionario è stata annunciata in concomitanza con i lavori del supercomitato bipartisan (12  tra deputati e senatori repubblicani e democratici): dovranno raggiungere un compromesso sulle misure per ridurre lo spaventoso deficit federale entro novembre. Il dibattito si annuncia molto acceso. La scorsa settimana lo speaker della Camera dei rappresentanti, il repubblicano John Boehner, ha annunciato che si opporrà all’aumento delle tasse per ridurre il deficit. Per Boehner il comitato ha una sola opzione: cioè tagli alla spesa e riforme dei diritti”, riferimento quest’ultimo ai programmi federali come Social Security, Medicare e Medicaid. Anche la Fed potrebbe intervenire a sostegno della ripresa americana. Sono allo studio la riduzione o l’eliminazione” dei tassi di interesse che la banca centrale americana paga alle banche sulle riserve depositate alla Federal Reserve; l’impegno a mantenere i tassi bassi fino al 2013 indicando chiaramente a quale livello di disoccupazione e di inflazione i tassi aumenteranno. E la cosiddetta ’’operation twist’: l’estensione della scadenza del portafoglio titoli, una misura controversa con la quale la Fed cederebbe i bond a breve termine per acquistare quelli a più lunga scadenza. Chissà se Warren Buffett nella sua visione di capitalista che vorrebbe diminuire la forbice tra i super ricchi e ceto medio si è nutrito della storia di quel barbiere di 74 anni che ha dovuto chiudere il suo negozio per le troppe spese. Vive con 280 euro al mese di pensione e per campare è diventato un ladro di biciclette.

L’hanno arrestato sabato scorso a Roma. Si attende un nuovo Vittorio De Sica per raccontare la sua storia.

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