E’ iniziato il confronto ANIS – Sindacato sui rinnovi contrattuali. Quanto sarebbe bello però vedere un Sindacato non arroccato nella difesa aprioristica dei diritti acquisiti ma impegnato a lavorare su nuovi diritti da conquistare.
SAN MARINO – Proprio in questi giorni è ricominciato il confronto tra Associazione Industriali e organizzazioni sindacali per il rinnovo del contratto industria, scaduto a fine 2010. Una notizia da accogliere con favore, sicuramente, perché era da troppo tempo che ANIS e CSU non mettevano in atto un confronto. Dopo una così lunga fase di relazioni ostili, se non addirittura inesistenti, è inevitabile che la ripresa del dialogo sia all’insegna della prudenza e anche della diffidenza: persino su una lavagna i segni col gesso che sono stati marcati troppo a fondo restano visibili. Le parti, poi, partono da posizioni così lontane che senza l’impiego di grande impegno e di intelligenza, da entrambe le parti, oltre ad uno spirito che potremmo definire di sacrificio nel nome di un principio più alto, non sarà possibile neanche riuscire a salvare il salvabile in questa crisi epocale che sta attraversando la Repubblica di San Marino. Fatta questa doverosa premessa non possiamo non soffermarci su un concetto che dovrebbe essere più scacchistico che sociale, quello dell’arrocco. Quello della difesa precostituita di posizioni, anche delle più indifendibili perché rappresentano il passato, il già assodato, e “indietro non si può tornare”. La bussola impazzita di questi ultimi tre anni ha dimostrato che non c’è più un avanti e un indietro. Ci ha fatto capire chiaramente che oggi ci sono soltanto strade nuove nelle quali avventurarsi con coraggio. Nella consapevolezza che magari si può pure sbagliare strada, ma che restare immobili è l’unica cosa vietata. Ecco perché diciamo che ci piacerebbe vedere a San Marino (anche in Italia, certo: la situazione non è troppo diversa purtroppo) un sindacato che non si limiti a difendere i diritti raggiunti ma che incominci a parlare di “altri diritti” da conquistare. Che non è detto che siano peggiori di quelli che hanno rappresentato la storia del lavoro moderno, finora, alle nostre latitudini. Perché se non ti puoi opporre al cambiamento, allora almeno cerca di governarlo.
Loris Pironi