Home FixingFixing Basta col solo copia&incolla: vola la Cina che ricerca

Basta col solo copia&incolla: vola la Cina che ricerca

da Redazione

Intanto anche Tremonti, col cappello in mano, ha bussato alla porta cinese. La Cina produce pubblicazioni scientifiche, fa R&S e attrae cervelli.

 

di Saverio Mercadante

 

Non è più, da tempo ormai, solo il Paese del gigantesco copia e incolla manifatturiero. Non è più solo il Paese in possesso di una enorme liquidità che gli permette di fare shopping in tutto il mondo. Anche il povero Tremonti è andato a bussare alla porta del Dragone per farsi comprare un po’ di titoli di Stato italiani sull’onda delle dichiarazioni del premier cinese che ha dichiarato di essere interessato ad investire nell’Unione Europea. La Cina ha superato Gran Bretagna e Giappone per numero di pubblicazioni scientifiche: ha solo gli Stati Uniti davanti. L’aveva già previsto a inizio anno il prestigioso Georgia institute of technology statunitense. L’ha confermato l’ultimo rapporto dell’altrettanto prestigiosa Royal Society britannica. Secondo il Georgia institute of technology statunitense entro il prossimo decennio la Cina supererà gli Stati Uniti  anche nella capacità di trasformare la sua ricerca e sviluppo in prodotti e servizi. Per la Royal Society entro il 2013 la Cina supererà lo Zio Sam per numero di pubblicazioni scientifiche. Ha il più alto numero di studenti (25 milioni) iscritti in istituti e università di qualsiasi altro paese. E sta intensificando gli sforzi per attirare in patria i migliori cervelli in fuga, strategia in linea con l’ambizione di diventare – come indicato nel Piano per lo sviluppo della scienza e della tecnologia 2006-2020 – una nazione orientata all’innovazione. Emblematico il caso del biologo Yigong Shi. Residente da 18 anni negli Usa, con tanto di cittadinanza, corteggiato dalle principali università americane, responsabile di un laboratorio all’Università di Princeton finanziato con 2 milioni di dollari all’anno per ricerche sul cancro, Shi nel 2008 si è dimesso rinunciando a 10 milioni di dollari, per diventare preside alla Tsinghua University di Pechino. Un altro aspetto che conferma l’inversione di tendenza: molti giovani americani ed europei accettano le offerte di finanziamento degli istituti cinesi. Negli ultimi dieci anni Pechino ha fatto uno straordinario balzo in avanti nelle pubblicazioni scientifiche: era al 4,4%  della produzione mondiale e investiva in ricerca l’1,44% del pil. Erano 890.000 i laureati discipline scientifiche. Nel 2011 la porzione di torta cinese delle pubblicazione scientifiche è quasi triplicata:11,9 per cento. Gli investimenti in ricerca sono passati al 2,5% del pil e i laureati in discipline scientifiche sono diventati 1,7 milioni. Nei primo otto mesi di quest’anno oltre 100 miliardi di dollari sono stati destinati alla scienza. Le domande di registrazione hanno avuto un’impennata del 27,9%: 394 mila invenzioni tecnologiche. Mentre il resto del cosiddetto mondo occidentale avanzato, Usa, Gran Bretagna, Unione Europea batte in testa, anzi produce sempre meno citazioni scientifiche: perdono sino a cinque punti percentuali sul totale mondiale. Pechino sembra che non avrà rivali, nessuno riuscirà a tenere questi ritmi nei prossimi anni, Secondo la Royal Society sarà leader della ricerca sul pianeta entro due anni e padrona indiscussa del settore dell’high tech prima del 2020. E già col fiato sul collo su Giappone, Germania e Inghilterra per numero di brevetti depositati negli Stati uniti e nell’Unione Europea. Sette, otto anni e avrà già messo la freccia per lasciarli per sempre alle spalle. Unico neo di questa cavalcata cinese sulle terre dell’innovazione è la qualità delle pubblicazioni  scientifiche non ancora da primo posto. Se si incrociano i dati sulla frequenza delle citazioni di studi cinesi da parte di altri studi universitari o istituti di ricerca, la Cina scende a un decoroso sesto posto insieme a Italia e Canada. Ma per quanto riguarda investimenti, eccellenza degli strumenti da laboratorio, risorse umane, la Cina è lontana anni luce dagli altri. Usa e Ue in cinque anni hanno perso cinque posizioni, la Cina ne ha scalate ventidue. Ma non è sola la Cina che si è lanciata nella rincorsa al’innovazione. Il rapporto inglese mostra una crescita impressionante di tutto il sudest asiatico, dell’India, del medio oriente, del Nord Africa. Sono lì che si arrampicano verso le prime posizioni paesi senza storia in questo settore come la Tunisia e l’Iran. Per non parlare della Turchia, del Brasile, della Corea del Sud.

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