Home NotizieItalia Rimini, Checco Zalone show: la recensione di “Resto Umile World Tour”

Rimini, Checco Zalone show: la recensione di “Resto Umile World Tour”

da Redazione

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Sold out nella sauna del 105 stadium, mercoledì sera, per l’anteprima italiana dell’artista di Capurso, che ha scelto proprio Rimini per iniziare la sua nuova tournèe.

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di Alessandro Carli

 

RIMINI – Un palcoscenico sontuoso, una band di musicisti straordinaria (i Mitili Ignoti), un corpo di ballo – formato da cinque ragazze – a fare da cornice allo show e… un asciugamano per tamponare la fronte imperlata di sudore. Sold out nella sauna del 105 stadium, mercoledì sera, per l’anteprima italiana di Checco Zalone, che ha scelto proprio Rimini per iniziare la sua nuova tournèe. In due ore di spettacolo – tra canzoni, medley, e alcuni sketch, il generoso artista di Zelig (si è dato con grandissima energia alla platea, che lo ha ricambiato con tanti applausi) si è suddiviso tra la propria storia di artista e quella di uomo, tratteggiando satira di costume, lazzi sulla politica, tanta musica e alcuni flash su Rimini. “Devo essere sincero: i due film che mi hanno visto protagonista mi hanno portato in tasca qualche soldino – ha esordito -. Così ho fatto cose che prima non avrei mai fatto, tipo che sono andato nel mio paese di origine, Capurso, e ho pagato il canone Rai. Volevo provare, almeno una volta. Quando sono entrato nell’ufficio, le persone mi hanno guardato male. Uno ha anche detto: ‘Se ti vedesse tuo nonno’. Mi sono quasi vergognato. Poi sono andato nella Repubblica di San Marino, e ho aperto un conto corrente”. Dopo aver ricordato Federico Fellini (“Devo molto al Maestro: ha girato ‘Rimini Rimini’ con Serena Grandi”), Zalone si è tuffato sull’attualità, proponendo una carrellata di personaggi pubblici. A partire dalla telefonata tra Antonio Cassano e il Premier Berlusconi: Fantantonio chiama al cellulare il presidente del Milan per proporgli una ragazza. Silvio risponde sereno: “Mi hai telefonato perché sei fuori rosa?”. E il giocatore rossonero, secco: “No, volevo sapere se volevi entrare nella rosa di una ragazza”. Scenicamente ‘escono’ poi Roberto Saviano, malato di onanismo (la mafia ha il controllo di tutte le ragazze, e l’autore di “Gomorra” è costretto all’autoerotismo), l’ampolloso Nichi Vendola che, con la sua dialettica prova a salvare la fidanzata di Zalone che, davanti all’ennesimo nì al matrimonio, si vuole buttare giù da un ponte. Se i personaggi che Zalone ha portato sul palco attraverso i travestimenti (forse superflui: Checco è già una maschera) devono ancora essere rodati (hanno meno impatto scenico, anche se va considerata la scusante della ‘prima’: probabilmente il recitato necessita di essere un  po’ oliato, di essere replicato per trovare l’esatto pathos e la forza dell’impatto sul pubblico), nessun dubbio può essere alzato sul tappeto musicale dello spettacolo: davanti al pianoforte, l’artista è una vera macchina da guerra. Straordinario quando imita Berlusconi che personalizza “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco, illuminato quando canta – a più voci – “Maremoto a Porto Cervo” (con la chicca di un video in cui appare Albano Carrisi impegnato mentre interpreta, a modo suo, alcune strofe del pezzo), passando, nel breve giro di un attimo, da Vasco Rossi a Eros Ramazzotti; brasileiro quando interpreta “samba senza culu”, imperniato su una disgrazia capitata a una bellissima ragazza carioca, nata con il lato b piatto. Nei bis, la cristallina “Angela”, la saltellante (e contestata su internet) “Uomini sessuali” e la deliziosa “A te” di Lorenzo Cherubini alias Jovanotti, con tanto di “esse” strascicata, cantata assieme al pubblico.

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