La storia, ce lo ha insegnato Giambattista Vico, è fatta di corsi e ricorsi. Conoscerla significa dunque giocare in certo senso d’anticipo e non lasciarsi prendere in contropiede.
La storia, ce lo ha insegnato prima di tutti Giambattista Vico, è fatta di corsi e ricorsi. Conoscerla significa dunque giocare in certo senso d’anticipo e non lasciarsi prendere in contropiede. Così, proprio alla luce di tali considerazioni, in questi giorni di grave incertezza, è dalla storia del nostro territorio che giungono segnali rassicuranti. E’ infatti cronaca di questo periodo di fine estate il ritrovamento archeologico, nei pressi di Domagnano, di una fornace romana venuta in luce in località Paradiso, non lontano dai resti di una villa romana di età gota ritrovata tra il 1998 e il 2000. La scoperta è avvenuta grazie al controllo preventivo condotto dalla sezione archeologica del Museo di Stato su un terreno sul quale doveva essere impiantata una vigna. La fornace – ha fatto sapere la responsabile della sezione archeologica, Paola Bigi – risale al I sec. a.C. e doveva certamente essere connessa alla villa. Nel mondo romano la fornace tipo era costituita da un prefurnio, una camera da fuoco e una camera di cottura. Il prefurnio serviva a preparare le braci che da qui venivano spinte nella camera da fuoco, di norma interrata per conservare meglio il calore. Sopra la camera da fuoco si trovava la camera di cottura in cui era posto il materiale da cuocere: essa era dotata di una copertura che, smontata per estrarre i pezzi cotti e raffreddati, veniva di solito ricostruita dopo ogni utilizzo. In particolare a Domagnano nel riempimento della camera di combustione sono stati rinvenuti scarti di tegole, coppi e pesi da telaio con faccia decorata da una figura femminile stilizzata. Si arricchisce dunque la sezione archeologica del Museo di Stato e insieme aumenta la ricchezza di tutta la comunità. “I Musei – scrive giustamente LLosa – sono necessari ai Paesi quanto le scuole e gli ospedali, educano, a volte, più delle aule e, soprattutto, in un modo più sottile, privato e duraturo rispetto a quello che ci viene offerto dai maestri. I musei sostituiscono la visione piccina, provinciale, meschina, unilaterale, campanilistica della vita e delle cose con una visione ampia, generosa, plurale. Affinano la sensibilità, stimolano l’immaginazione, educano i sentimenti e risvegliano nelle persone uno spirito critico e autocritico”.