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La crisi della finanza? Ecco alcuni consigli su come investire

da Redazione

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Il ‘top-broker’ sammarinese Ivan Simetovic spiega come gestire i propri risparmi. Orientarsi verso titoli con dividendi alti e stabili. E usare grande cautela.

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di Saverio Mercadante

 

“C’è molta incertezza, molta confusione, incapacità di comunicazione dei governi, come nel caso italiano in relazione alla manovra finanziaria, che certamente pesa sui mercati. Molti investitori stanno riducendo le esposizioni a rischio e questo senza dubbio è uno dei motivi per i quali il mercato è sceso, ma nessuno può dire quanto tempo perdurerà la tempesta. Il dato più importante è la cosiddetta mancanza di visibilità. Il mercato non crede che gli utili aziendali continueranno a reggere. Dunque, vende”. Sono le parole di Ivan Simetovic, ai vertici della finanza europea nel 2010 per la terza volta consecutiva: ha ottenuto il prestigioso premio Reuters Extel nella categoria italian equity sales. Sul podio per la prima volta nel 2008, poi nel 2009, è stato di nuovo primo lo scorso anno. I prestigiosi premi, chiamati spesso gli Oscar della City, vengono riconosciuti sulla base di un sondaggio che coinvolge 1800 gestori di capitali, rappresentativi di oltre 15.000 miliardi di dollari in gestione. Simetovic, peraltro presidente di E.C.S.O., analizza la fase di crisi perdurante dei mercati azionari e delle economie dei cosiddetti paesi avanzati e offre indicazioni agli investitori su come muoversi in questo scenario segnato da gravi turbolenze. “Il mercato in presenza di turbolenze macro non crede alle previsioni delle aziende anche se ancora oggi i manager affermano che utili e fatturati reggono, che ci sono prospettive di crescita: è un film che abbiamo già visto nel 2008. In sei mesi crollarono gli ordini, i fatturati, è crollato tutto. I manager sostanzialmente non ‘vedono’ nell’immediato questi fenomeni macro, ma li subiscono in seguito ad una contrazione del canale del credito. Oltretutto, da una parte c’è la crisi dei debiti sovrani, dall’altra c’è il rischio recessione che sta aumentando in maniera significativa”. Da un paio di settimane sono usciti negli Stati Uniti d’America e in Europa una serie di dati preoccupanti. Il Philadelphia Fed Index è basato su un sondaggio nelle aziende manifatturiere e sulle loro attese e generalmente anticipa l’andamento del PIL americano di qualche mese. Ebbene questo indice è crollato ai livelli del 2008. Anche in Europa l’indice Zew, l’indice tedesco della manifattura, la settimana scorsa è calato ai livelli del 2008. “Il mio suggerimento per i piccoli investitori – prosegue Ivan Simetovic (nella foto) – è di orientarsi in questa fase verso titoli con dividendi molto alti e stabili. Per esempio, società telefoniche, che hanno notoriamente fatturati piuttosto stabili. France Telecom, Telefonica, aziende dai dividendi dell’11%. Rendimenti molto elevati, che non ricordo negli ultimi dieci anni. Dunque, business molto stabili, con fatturati altrettanto visibili. Nel settore degli energetici, aziende come l’ENI sono legate naturalmente all’andamento del petrolio, che in una fase recessiva rischia di scendere. Nel 2008 il petrolio scese da 140 a 40/50 dollari a barile. E questo la dice lunga su quanto possa essere speculativo quel mercato. Però Eni, ha un dividendo piuttosto interessante, intorno all’8%, e di fatto è un’azienda molto solida”. “Bisogna essere molto, molto cauti – consiglia ancora il broker sammarinese – sarà un autunno caldo. I problemi non sono affatto risolti. In Europa ci sono troppo interessi che non coincidono. C’è troppa lentezza, vi è un’assenza di governance comune. E’ lo scenario peggiore, siamo ancora in un cantiere aperto, si dovrà costruire un Europa più unita, ma i tempi sono tutt’altro che certi. E il rischio Euro è sempre più reale. Del resto, nella storia dell’umanità, un’unione monetaria senza un’unione politica e fiscale non si è mai vista. Le divergenze sono sotto gli occhi di tutti. Da una parte c’è la Germania che non vuole accollarsi il peso dei debiti dei paesi mediterranei e dall’altro ci sono i vari PIIGS che spingono per la creazione degli Eurobond senza però cedere ulteriore sovranità fiscale.  Chiaramente le due esigenze non possono ricomporsi al momento, ma se si vuole salvare l’Euro si potrà fare solo a patto di una maggiore unione politica e fiscale”. Ma la Germania da quell’orecchio proprio non ci sente. Anche Tremonti a Cernobbio ha insistito molto su questo tema. Come d’altronde in queste ultime settimane anche il suo vecchio nemico, Romano Prodi. “Io credo che la crisi durerà ancora per molto tempo – prevede il Presidente di E.C.S.O. –  e non mi meraviglierei se in autunno arrivasse un’altra bella legnata sui mercati azionari. Oggi, ripeto, le opportunità migliori vanno colte su titoli con dividendi alti e visibili. I telefonici sono i miei favoriti. Sui titoli bancari io mi terrei molto, molto cauto. Ho paura che per molti anni la loro redditività resterà bassissima oltre ad avere troppo investito in titoli di stato: ogni movimento violento dei btp si riflette sulle quotazioni dei titoli stessi. In una cornice di prospettive da ‘scenari da fine del mondo’ se mi si chiede in cosa investire, può sembrare banale, ma è meglio puntare su beni reali come gli immobili. O come l’oro, se le banche centrali continueranno a stampare carta moneta svalutando la stessa. L’oro è salito tantissimo perché è visto come l’unica riserva di valore effettiva”. “In realtà – conclude Simetovic – stiamo vivendo all’interno di cicli ultradecennali. Siamo chiaramente in un fase di ‘mercato orso’  (dal cattivo andamento, ndr). Ci vorrà molto tempo per uscirne, è una crisi di debito. E per digerire l’eccesso di debito creato negli ultimi vent’anni ci vorranno decenni. Un’azienda, come una nazione, quando fortemente indebitata ed in assenza di crescita rischia di non uscirne più per tantissimo tempo. A volte come scrive Rogoff in ‘This time is different’ sarebbe meglio fallire in fretta e ricominciare da capo”.

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