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San Marino, le sfide ambiziose di una scuola d’avanguardia

da Redazione

Il Segretario Romeo Morri: “Istruzione, università e cultura, ci crediamo e investiamo. Presto istituiremo nuovi corsi di laurea, in coordinamento con l’Italia”.

 

di Loris Pironi

 

Partiamo così, con una dichiarazione laconica che poi andremo ad articolare: la scuola sammarinese è una realtà d’eccellenza. È una realtà fatta di persone che lavorano con passione e grande professionalità, una struttura efficiente. La scuola sammarinese, in tre parole, è un modello da seguire. Che andrebbe replicato in tutti gli altri settori della amministrazione pubblica di San Marino. Che dovrebbe venire presa come esempio anche in Italia. Del resto basta guardare il titolo del convegno in programma sabato 10 settembre al Kursaal per rendersi conto che l’aspirazione della scuola sammarinese è di altissimo livello: la sfida infatti è quella “dell’inclusione e dell’eccellenza”. Obiettivi ambiziosi ma raggiungibili, in parte anzi già raggiunti, che lasciano ben sperare per il futuro di questa povera Repubblica che sta passando – anche per colpe proprie, dobbiamo dirlo – uno dei momenti più difficili della propria storia. “È vero – afferma Romeo Morri, Segretario di Stato per l’Istruzione, l’Università e la Cultura – San Marino, e non solo San Marino, sta vivendo un momento estremamente difficile sotto il profilo economico e occupazionale. Eppure in questo contesto così delicato, pur con l’impegno di ridurre in maniera assoluta gli sprechi, a differenza di altri Paesi abbiamo deciso di non far mancare alla scuola e all’università gli investimenti. Perché per un Paese come il nostro che non ha risorse naturali su cosa potremmo investire se non sui nostri giovani? La scuola, l’università e la cultura sono ciò che dobbiamo valorizzare: è questa la vera immagine di San Marino, non quella che a volte finisce sui giornali”.

 

Prima di scendere nel dettaglio di questi “stati generali” dell’istruzione pubblica sammarinese vorremmo soffermarci sul recente accordo bilaterale con l’Italia che riguarda l’università e il reciproco riconoscimento dei titoli di studio.


“L’accordo che ho firmato con l’Ambasciatore Marini lo scorso 24 agosto è innanzitutto una dimostrazione di sovranità del nostro Paese, ma rappresenta anche un’importante opportunità di sviluppo. Oltre a sancire l’indipendenza del nostro Ateneo e a riconoscere i nostri corsi di studi, ci permette di istituire accordi internazionali e apre la porta a infinite possibilità. L’accordo in questione in sostanza ci permette di ragionare su un sistema nuovo in cui c’è spazio per la cultura sammarinese, per l’università e naturalmente per il Parco Scientifico e Tecnologico, opportunità in cui crediamo fermamente”.

 

Sappiamo che lo sviluppo dell’Università di San Marino è all’ordine del giorno delle prossime sedute del Congresso di Stato. C’è la possibilità di dare vita a nuovi corsi di laurea?


“Sicuramente sì, stiamo studiando verso quali indirizzi è più opportuno indirizzarci e come sviluppare i nuovi corsi di laurea. Un discorso che, alla luce dell’accordo bilaterale, facciamo maggior ragione in collaborazione con le Regioni limitrofe e con l’Italia. Non vogliamo creare doppioni ma metterci a disposizione anche dei territori che ci circondano. Dobbiamo essere fieri di essere un’opportunità per l’Italia, come siamo sempre stati, a partire dal mondo dell’impresa che occupa 6 mila lavoratori frontalieri”.

 

La scuola sammarinese è un’eccellenza. Parliamo di realtà specifiche, ad esempio il lavoro portato avanti per quello che riguarda la problematica della dislessia, ma il discorso è valido nell’intero complesso.


“La macchina scuola è una macchina complicata, ma quando si guarda al funzionamento quotidiano del sistema formativo nel suo complesso non ci si può limitare a pensare ai semplici aspetti pratici, come i trasporti scolastici, le infrastrutture, ma si deve prestare grande attenzione anche ai rapporti con le famiglie, alla formazione del personale. Al quale, faccio un breve inciso, va il mio plauso, dai dirigenti scolastici al personale docente e non docente. Vorrei aprire un’altra piccola parentesi per dire che il problema del precariato nella scuola ci sta a cuore, ci abbiamo lavorato sopra tutta l’estate con i sindacati e speriamo a breve di poter dare risposte positive nel contesto della riforma della PA che siano naturalmente compatibili con le esigenze del Bilancio dello Stato”.

 

Il convegno di sabato vedrà la presenza di relatori importanti come Patrizio Bianchi, Andrea Canevaro, Martin Dodman, Michele Pellerey e Luigi Guerra, oltre naturalmente ai dirigenti e agli esperti sammarinesi che nel pomeriggio saranno impegnati nei cinque workshop.


“Come dicevo la scuola sammarinese parte già da un livello importante, ma può e deve confrontarsi con tematiche che riteniamo fondamentali come l’inclusione e l’accoglienza, il rapporto con il mondo del lavoro e di conseguenza la formazione come fattore di sviluppo economico e sociale. E ancora la sfida della globalizzazione, i nuovi scenari della mediazione didattica e l’importanza della valutazione come strumento d’innovazione. Più in generale, la scuola deve far capire al mondo politico e all’intero Paese dove vuole andare, quali sono le potenzialità che ha insite e quali sono le opportunità che può offrire a San Marino per costruire un futuro migliore”.

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