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Diario della crisi del 9 settembre 2011

da Redazione

La vecchia volpe ancora non è arrivata in pellicceria e si è trasformata in Cassandra: “La crisi europea è peggio di quella di Lehman Brothers”.

 

di Saverio Mercadante

 

La vecchia volpe ancora non è arrivata in pellicceria e si è trasformata in Cassandra: “La crisi europea è peggio di quella di Lehman Brothers”. Parola dell’investitore miliardario George Soros: in una intervista al New York Times, ammette di temere che la paura più grande è che una grande banca del Vecchio Continente possa fallire. Se un tale scenario si verificasse, si creerebbe infatti un panico finanziario simile a quello del crack scatenato nel settembre del 2008 da Lehman. Euro sempre più a rischio, secondo molti. Conviene uscire dall’Eurozona? I dati resi noti da UBS provano l’opposto. Nel caso in cui un paese debole decidesse di lasciare il blocco dell’Eurozona, i cittadini soffrirebbero un costo compreso tra 9.500 e 11.500 euro a testa e di 3.000-4.000 euro nel periodo successivo. Circa il 40%-50% del Pil nel solo primo anno. Nel caso in cui fosse la Germania a uscire dall’euro si avrebbero default societari, ricapitalizzazione del sistema bancario e crollo del commercio internazionale. L’impatto su ogni tedesco sarebbe di 6.000-8.000 euro, e di 3.500-4.500 euro per l’anno successivo. Si tratterebbe del 20%-25% del Pil nel primo anno. Per contro, il costo di un default di Grecia, Irlanda e Portogallo, sarebbe di appena 1.000 euro per persona. Gli economisti di Ubs, precisano comunque che il break up dell’euro ha una probabilità pari a zero di verificarsi. Intanto la Swiss National Bank ha detto basta. Basta all’apprezzamento del franco svizzero, basta ai continui rally che segna nei confronti dell’euro e del dollaro, a causa del suo status di valuta rifugio. Arriva così la decisione drastica, su cui molti avevano scommesso nelle ultime settimane. La Banca centrale elvetica ha deciso di fissare per sempre un cambio minimo tra l’euro e il franco, a quota 1,20 franchi. La SNB punta dunque a un sostanziale e sostenuto deprezzamento del franco.

 

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