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11 settembre: la cronistoria dell’attentato alle Twin Towers

da Redazione

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La prima segnalazione di qualcosa fuori dall’ordinario avviene alle 8.35 (ora di NY) dell’11 settembre 2001. Al Norad, il Comando nordamericano di difesa aerea, giunge infatti la comunicazione del dirottamento di un aereo, un Boeing 767 dell’American Airlines, decollato da Boston e diretto a Los Angeles. A bordo ci sono 81 passeggeri, 2 piloti e 9 membri dell’equipaggio. Nel corso di 30 minuti appena al Norad vengono segnalati altri 3 dirottamenti.

Alle 8.47 il primo degli aerei sequestrati si schianta contro la torre nord del World Trade Center, all’altezza del 90° – 100° piano. La televisione, attraverso la CNN e la BBC, diffonde le immagini in tutto il mondo: la torre sovrastata da una densa nube di fumo, un’immagine terrificante il cui vero significato si capirà solo di lì a pochi minuti. In mancanza di informazioni infatti non si esclude un drammatico incidente, un errore umano, idea che vuole provare a scacciare il pensiero di un atto terroristico di inimmaginabile portata.

Alle 9.02 l’orrore subentra allo choc: le telecamere infatti riprendono un secondo aereo (un altro Boeing 767, partito da Boston per Los Angeles, con 56 passeggeri a bordo più i 2 piloti e 7 membri dell’equipaggio) che s’infila come un coltello nel burro nella torre sud del complesso, tra il 78° e l’87° piano.

Ancora non ci si immagina che il peggio deve ancora venire.

Ore 9.37 del mattino, all’orrore si aggiunge l’incredulità più totale per la notizia che un terzo aereo, un Boeing 757 partito da Washington e destinato a Los Angeles (58 passeggeri, 4 membri dell’equipaggio compresi i piloti) va ad abbattersi su un’ala del Pentagono, aprendo una falla enorme nella struttura, che però regge all’urto.

Ci si domanda se l’incubo avrà mai fine. la risposta è no.

Solo più tardi, nel marasma delle notizie che si susseguono, si saprà che c’era anche un quarto aereo, un Boeing 757 decollato da Newark per San Francisco, con 38 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio, precipitato alle 10.10 prima di raggiungere l’obiettivo, presumibilmente la Casa Bianca.

Nella zona delle Twin Towers, il cuore di New York e dell’America, regna la confusione. I soccorsi sono una macchina che commuove. Le telecamere riprendono persone che si gettano dalle finestre nel vuoto, la morte certa, per sfuggire alle fiamme, ma il dramma è solo all’inizio. Alle 9.59 la prima torre crolla, in un’immensa nube di polvere, fumo e calcinacci, seppellendo migliaia di persone. La seconda torre collassa mezzora dopo, esattamente alle 10.28.

Immediatamente dalla Casa Bianca parte l’ordine immediato: evacuare i centri nevralgici del potere. La stessa sede della Presidenza, il Campidoglio e diversi altri uffici pubblici. Per la prima volta nella storia viene disposta la chiusura dell’intero spazio aereo nazionale da parte della Federal Aviation Administration. Gli USA resteranno isolati per i tre giorni successivi. Anche la Borsa, Wall Street, sospende – per diversi giorni  – le contrattazioni. Questo non basterà per non innescare una grave crisi economica, ma andrà a limitare sicuramente il danno.

I giorni successivi all’11 settembre servono per contare le vittime e i danni, ma anche per stabilire una reazione. Vigorosa. Il Governo di Washington decide di rafforzare le misure di sicurezza e, nel silenzio più totale, dà vita ad un vero e proprio rastrellamento di potenziali terroristi. Centinaia gli arresti. Il Presidente Bush intanto firma per l’istituzione di tribunali militari speciali per gli stranieri anche solo sospettati di terrorismo, mentre in seguito il Parlamento adotterà il Patriot Act, una legge estremamente severa contro il terrorismo. Verrà inoltre creato un Ministero per la sicurezza interna e la lotta al terrorismo.

Di fatto, questo, è l’inizio della grande Guerra al Terrore che porterà i militari americani a invadere l’Afghanistan e l’Iraq, sulle tracce di Osama Bin Laden, lo Sceicco del Terrore, in una caccia all’uomo che si è risolta solo pochi mesi prima delle celebrazioni del decennale dell’11 settembre, con l’uccisione del nemico pubblico numero uno in un blitz ad Abbottabad. In Pakistan.

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