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San Marino, intervista al Presidente ANIS Paolo Rondelli: Non siamo fuori dal tunnel

da Redazione

2_anisA margine dell’Assemblea Generale dell’ANIS abbiamo rivolto alcune domande al Presidente degli Industriali, Paolo Rondelli. Per Rondelli l’uscita dal tunnel è ancora lontana. E gli esami di riparazione a settembre (Ocse, Moneyval) non possono essere falliti.

Paolo Rondelli ANISSAN MARINO – A margine dell’Assemblea Generale dell’ANIS abbiamo rivolto alcune domande al Presidente degli Industriali, Paolo Rondelli (nella foto).

 

Presidente, a che punto siamo di questo lunghissimo tunnel?

 

“I rapporti con l’Italia continuano ad essere una priorità. San Marino ha compiuto passi importanti e, secondo noi, nella giusta direzione. Certo che poi bisognerà vedere come l’Italia li percepisce… Però è un dato di fatto che la nostra Repubblica abbia imboccato la strada della trasparenza e delle legalità, della lotta al riciclaggio e alla malavita organizzata. Poi c’è il discorso della crisi internazionale e anche qui c’è poco da stare allegri”.

 

Avete chiesto in Assemblea che la politica non perda tempo e, soprattutto, che non fallisca gli esami di riparazione di Ocse e Moneyval.


“Sì, a settembre ci sono i primi appuntamenti importanti. San Marino deve uscirne con rapporti assolutamente limpidi, che siano un biglietto da visita da presentare a Roma e all’estero. Deve emergere chiaro e inconfutabile che siamo un Paese normale: altre possibilità non ce ne sono”.

 

Tra le tante proposte portate avanti in questi mesi c’è il passaggio dalla Monofase all’IVA.

 

“Il passaggio all’IVA ha due valenze. La prima strettamente economica: c’è un buco di bilancio che non si sana con le imposte dirette. In secondo luogo, se davvero si vuole andare verso un sistema di trasparenza e di rapporti con l’Italia e con l’UE, adottare l’IVA è indispensabile per facilitare l’interscambio”.

 

Chiudiamo con una domanda a bruciapelo. Rapporti con l’Italia, competitività, relazioni sindacali. Potendo scegliere, cosa preferireste che si risolvesse?

 

“Le tre cose vanno di pari passo. Il rapporto con l’Italia è prioritario, ma cosa ci serve se non possiamo lavorare in condizioni di parità con i nostri concorrenti? Diciamo che mentre il mercato del lavoro e le relazioni sindacali dipendono esclusivamente da noi, il rapporto con l’Italia non si risolve se la controparte non vuole. E se non vuole son dolori”.

 

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