Home FixingFixing Lo squalo Murdoch è ferito. E ora si scatena la battaglia

Lo squalo Murdoch è ferito. E ora si scatena la battaglia

da Redazione

news.of.the.world

 

Scandalo News of the World, il Tycoon barcolla, balbetta ma non molla. E David Cameron? Dopo la chiusura del domenicale del Sun è assalto alla diligenza del ricco mercato.

 

news.of.the.world

 

 

di Saverio Mercadante

 

 

“Rupert Murdoch è morto, avrebbe ingerito del palladio radioattivo prima di caracollare nel suo giardino la scorsa notte”. Era falsa naturalmente la notizia apparsa sul sito web del quotidiano britannico The Sun. Si è trattato di un attacco compiuto dagli hacker di LulzSec, che poi hanno rivendicato la loro azione su Twitter, lanciando un avvertimento al magnate australiano: “E’ solo l’inizio. Vai al diavolo Murdoch. Sei il prossimo”.

Era vero l’altro attacco ricevuto da Rupert Murdoch a Portcullis House, alla Camera dei Comuni. Nonostante l’estrema difesa della giovane moglie cinese Wendi Deng, l’attore comico Jonnie Marbles gli ha imbrattato la giacca con una torta di schiuma da barba al grido di “avido miliardario”.

La tragedia si trasforma in farsa nel peggior scandalo politico del Regno in 75 anni.  Ma lo Squalo non molla: “Non mi dimetto”, ha detto l’ottantenne magnate dei media, dopo un penosa audizione infarcita di “non so”, tante scuse, e promesse di risarcimenti. Chissà cosa avrebbe pensato Milly Dowler, la 13enne uccisa, i cui cellulari furono violati dal piedipiatti privato Glen Mulcaire per conto di News of the World. Chissà cosa avranno pensato i parenti delle vittime dell’11 settembre che ebbero anche loro i cellulari sotto controllo. O l’ex premier Gordon Brown, o le quattromila persone che in questi anni sono state seguite minuto per minuto dai giornalisti del tabloid inglese, che domenica scorsa ha chiuso per sempre. Sacrificato per salvare il resto dell’impero del male dei media sul quale non tramonta mai il sole. Il News of the World era solo una piccola parte – anche se composta da quasi tre milioni di lettori e che portava tanta pubblicità – di un gruppo che dà lavoro a  53 mila persone in tutto il mondo. Sembra che il vecchio Squalo durante l’audizione sia tornato a galla solo quando si è citato un altro tycoon, come lui in grande difficoltà. Gli si sono illuminati gli occhi, dicono le cronache, quando ha evocato la battaglia italiana contro Silvio Berlusconi, definendolo senza nominarlo “un concorrente difficile”.  Una sola cosa è sicura: questa è una storia per la quale ogni giornalista del gruppo Murdoch si sarebbe tagliato un braccio pur di averne l’esclusiva.

C’è la rossa, gelida, ambigua e cinica, Rebekah Brooks, l’ex amministratore di News International, la pupilla di Murdoch, dimissionata a forza, ma difesa ad oltranza dal vecchio capo. Ci sono gli ex capi di Scotland Yard Sir Paul Stephenson e John Yates, legati mani e piedi al gruppo. C’è Andy Coulson, prima direttore del settimanale e poi diventato portavoce di David Cameron, che peraltro a causa sua rischia grosso: le dimissioni del Premier inglese sembra che siano molto vicine. Troppo stretti i legami con Murdoch e Rebekah Brooks, che volevano il via libera per l’acquisizione della maggioranza della proprietà della piattaforma pay tv BSkyB. Troppo compromettente l’endorsement dei giornali del gruppo Murdoch durante le elezioni vinte dai conservatori. E poi c’è anche il morto. Sean Hoare, ex giornalista del New of the World, suicidatosi nella sua casa di Wattford, nell’Hertofordshire. Cacciatore di notizie, “alcolista e tossicodipendente per dovere professionale”, – secondo una sua infelice definizione. Hoare, esperto di show-business, amico e confidente di attori e cantanti. “Mi pagavano per drogarmi con le star”, raccontava. Poi Andy Coulson, il suo direttore, non riuscì più a gestirlo e lo licenziò. “Mi hanno buttato via”. Schiacciato anche lui dalla rincorsa ossessiva al titolo clamoroso. “Io so, ognuno di noi lo sa  – diceva Hoare – che le intercettazioni e questa roba illegale facevano parte del lavoro quotidiano. C’era una pressione folle. Le persone venivano licenziate, ridotte in lacrime, spinte a bere”.

“Ora però dobbiamo cambiare le regole del giornalismo”,  ha detto James faccia pulita Murdoch ai parlamentari, accanto al padre improvvisamente balbuziente. Ora. Adesso invece ci sarà un assalto alla diligenza del ricco mercato dei domenicali: il 17 luglio scorso il News the World ha salutato per sempre i suoi lettori dopo 168 anni.  Era il domenicale in lingua inglese più letto al mondo che ha creato un vuoto di almeno 2 milioni e 670 mila lettori nel solo Regno Unito. I concorrenti non hanno perso tempo.

Il gruppo Trinity Mirror ha annunciato che la tiratura complessiva dei suoi tre domenicali – Sunday Mirror, People e Sunday Mail – è stata incrementata di un milione e 750 mila copie già a partire dalle edizioni del 17 luglio. Ha  abbassato  il prezzo dei tre settimanali sino al 50% in alcune zone del Regno Unito e abbinato i domenicali a sconti, voucher e promozioni. Lo Squalo è ferito, è il momento giusto per un attacco mortale. C’è da spartirsi un mercato pari a 130 milioni di sterline all’anno, tenendo conto solo degli introiti derivanti dalla vendita diretta delle copie e non dei possibili incassi pubblicitari. Ma è tutto il gruppo Murdoch a risentire dello scandalo. L’edizione del sabato del Times e il domenicale Sunday Times hanno già visto diminuire le proprie vendite di 30 mila copie ciascuna lo scorso weekend: è una situazione così incresciosa che le persone preferiscono comprare giornali che non siano di News International. Intanto i principali rivali del Times come Daily Telegraph, Independent e Guardian hanno aumentato le proprie vendite di circa 10 mila copie al giorno.

“Grazie e Addio”, titolava l’ultima prima pagina del News of The World. Ora arrivano i nuovi barbari della stampa scandalistica inglese.

 

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento