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Economie complementari: quella reale e quella finanziaria

da Redazione

Le due anime dell’economia appaiono dunque complementari l’una all’altra, nonostante che la crisi economica esplosa nell’agosto del 2007 abbia fatto perdere rispettabilità all’economia finanziaria.

 

 

Per economia reale s’intende l’ambito della produzione e della distribuzione di beni e servizi. Essa si contrappone all’economia finanziaria, che nulla produce ma è divenuta essenziale per reperire i capitali per il buon funzionamento di un’attività economica reale. Le due anime dell’economia appaiono dunque complementari l’una all’altra, nonostante che la crisi economica esplosa nell’agosto del 2007 abbia fatto perdere rispettabilità all’economia finanziaria poiché, specie negli USA, molti smisero di pagare le rate del mutuo e le banche cominciarono ad accumulare insolvenze. Ne derivò panico e depressione. Si disse che strumenti finanziari come i mutui subprime si erano stipulati senza adeguata vigilanza, assicurando che bastava rimuovere le poche “mele marce” che avevano sfruttato un sistema lasciato troppo libero, fissandone nuove regole per impedire il ripetersi del disastro. Ma bastava guardarsi alle spalle per rendersi conto che le stesse parole furono pronunciate dalle passate generazioni, dopo le catastrofi economiche che ciclicamente hanno colpito i mercati. Il primo grande esempio di speculazione finita male si verificò ad Amsterdam nel XVII secolo. Allora i tulipani, una novità importata dall’Oriente, erano considerati simbolo di grande prestigio. Il loro alto prezzo attirava sempre nuovi investitori disposti ad indebitarsi per comprarne i bulbi. Erano infatti questi ultimi, sotterrati in attesa della crescita e non i fiori recisi, oggetto delle trattazioni. I contratti di compravendita erano simili agli attuali futures. Ogni nuovo investimento spingeva i prezzi ancora più in alto, attirando investimenti in un circolo sempre più vizioso. Nessuno, in Olanda, voleva rimanere escluso dal grande affare pensando che i valori non sarebbero mai scesi. Toccarono, infatti, vette spropositate (un bulbo era scambiato per un carro con cavalli e finimenti) ma nel 1637 cominciarono a diminuire e dopo i primi realizzi il panico s’impadronì del mercato. Allora, un’assemblea di giudici stabilì che i contratti sottoscritti erano equiparabili al gioco d’azzardo, lasciandone la facoltà di onorarli o meno. L’inadempienza legalizzata dei contratti, ridotti a carta straccia, portò sul  lastrico tante persone gelando l’intera vita economica olandese che si riprese solo dopo molti anni.

 

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