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San Marino, Stolfi (APAS): “Collaboriamo con le forze dell’ordine ma ci sono responsabilità”

da Redazione

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Emanuela Stolfi: “Purtroppo un censimento capillare degli animali domestici non è mai stato fatto dalle istituzioni preposte, se non attraverso l’applicazione del microchip sui cani”.

 

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di Saverio Mercadante

 

“Purtroppo un censimento capillare degli animali domestici non è mai stato fatto dalle istituzioni preposte, se non attraverso l’applicazione del microchip sui cani. Su altri animali domestici non ci sono dati attendibili. E da anni che ci proponiamo di metter in campo questa iniziativa che senza dubbio è necessaria”. Sono le parole di Emanuela Stolfi (nella foto), presidente dell’APAS, intervistata dal nostro sul mondo degli animali domestici che purtroppo da tempo vive mesi tragici. “I cani microcippati sono circa tremila, dati dello scorso anno. Ma chi ha più di un cane, specialmente i cacciatori, ne identifica solo uno su due o tre posseduti. I gatti sono un numero certamente superiore”. “Per la vicenda relativa al raduno del Kennel Club – commenta il presidente – mi sono fatta l’idea che in una situazione come quella che viveva San Marino sin da marzo (l’avvelenamento seriale dei cani, ndr) era necessario che gli uffici competenti indicassero agli organizzatori l’assoluta necessità di fare la manifestazione in un luogo al chiuso e non all’aperto. In maggio si erano già raggiunte più di 20 denunce per avvelenamento. E comunque il Kennel Club avrebbe dovuto vederci più chiaro in tutta questa storia e per onestà si sarebbe dovuto dare un qualche avvertimento ai partecipanti. Ma non c’è dubbio, ripeto, che le istituzioni abbiano avuto una grandissima responsabilità in quello che è successo. Forse, tutto sarebbe andato liscio in un luogo al chiuso. E’ evidente che ci sarebbe stato ben altro controllo e sicurezza”. “Sulla storia tragica dell’avvelenamento dei cani – conclude Emanuela Stolfi – credo che sia oggettivamente difficile la ricerca del colpevole o dei colpevoli. Le zone degli avvelenamenti sono molto diverse tra loro. Tutto quello che noi siamo riusciti a raccogliere in questi mesi lo abbiamo consegnato alle forze dell’ordine. Riteniamo, però, che gli inquirenti non abbiano i mezzi adeguati per fare indagini incisive. Per mettere insieme il puzzle ci vorrebbe anche più coordinamento tra le varie polizie e comunque si potrebbero almeno prevenire altre situazioni gravi”.

 

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