Home categorieCultura Spoleto, su il sipario sul 54° Festival dei Due Mondi. Ouverture con l’Amelia al ballo

Spoleto, su il sipario sul 54° Festival dei Due Mondi. Ouverture con l’Amelia al ballo

da Redazione

amelia

 

Spoleto. Si alza il sipario sul 54° Festival dei Due Mondi. Si parte con l’opera in un atto “Amelia al Ballo”: musica e libretto di Gian Carlo Menotti, regia di Giorgio Ferrara, direttore del Festival. Di Francesca Brugnettini.

amelia

 

 

 

di Francesca Brugnettini


SPOLETO – Spoleto. Pomeriggio del 24 giugno. Ufficio stampa. Si parla di San Marino: incontro alla porta di Palazzo Collicola, sede dell’ufficio stampa, la Signora Milena Pierangeli Ugolini. Una signora – non soltanto nota, nel più ristretto ambito della critica d’arte italiana – che sapendo di Fixing mi ricorda di avere trascorso un bellissimo periodo della sua gioventù in Repubblica. Mi ricorda gli amici del liceo, nomi di sammarinesi molto noti. Quindi non disdegna una sorridente battuta: “La mia famiglia ha lasciato una bianca memoria di cemento impigliata agli scogli della terza torre. Fu mio padre Wolframio Pierangeli, con il suo socio Claudio Cangiotti, che, all’insegna della società PICA, edificò il Palazzo dei Congressi di San Marino”. Milena Pierangeli salutandomi mi dice che le piacerebbe portare sul Titano uno dei grandi maestri della sua “scuderia” come, fra gli altri, Counellis, Mattiacci, Palladino. Ma… è già l’ora dell’inaugurazione del 54° Festival dei Due Mondi. Sta per aprirsi il sipario al Teatro Nuovo con l’opera in un atto “Amelia al Ballo”: musica e libretto di Gian Carlo Menotti fondatore del grande evento spoletino. La regia è di Giorgio Ferrara direttore del Festival e, per la cronaca, fratello dell’Elefantino Giuliano. La platea è occupata da una riconoscibile gente che fa, un po’ ovunque, nelle prime teatrali, la super chic parterre du roi. Ma, ahinoi, il più delle volte, chic e radical.

Comincia l’operina con una ouverture molto gradevole e comincia il racconto con una scenografia che occupa tutto il boccascena. Vi è ricostruito il prospetto di un bianco palazzo, a quattro piani, del primo 900. Vi sono molte finestre ad alcuni finestroni al piano nobile. Questa prima scenografia serve per indicare e il luogo e l’ora dell’azione drammatica. Si accende una finestra, poi un’altra, poi i finestroni. E’ sera. Il frontespizio si ritrae e lascia che l’azione cominci in un salotto dai velluti rossi – e con rossi divani – e con lampadari di Murano. La protagonista, Amelia, trentenne di sicura malizia traditora si prepara al ballo. Due ancelle, volutamente personaggi coreografici, dunque mimi, portano abiti e ciprie alla Signora. Nei loro movimenti rapidi, sulle orme della musica, e grazie al costume – abito lungo nero con grembiale bianco – definisco il luogo deputato. Dove s’apre il contrasto fra la Signora ed il Signore. Si tratta di corna d’altri tempi. Del triangolo sensuale, sospiroso, rimediabile, che rendeva più bella la vita (malavita di famiglia) all’ombra delle crinoline floreali… correndo la belle epoque.

Per una sola ora, le parole e la musica di Giancarlo Menotti suscitano applausi. Meritati alla ribalta dai cantanti , e nel golfo mistico dalla virtuosa orchestra, che, forse, il Direttore ha “pungolato” – affrettandosi sì – ma…lentamente!

Bellissime le scene ed i costumi. Così la gaia trama: Amelia attende il marito perché la rechi al ballo. Questi sopraggiunge al boccascena brandendo una lettera che accusa la Signora di adulterio pregresso e continuato. E, malgrado i dinieghi della fedifraga, il marito – pistola in mano – va alla caccia dell’amante di sua moglie. L’amante abita al’ultimo piano e, mentre il cocu sale per la vendetta, lui, “il terzo polo” del triangolo scende con una corda “ruffiana” e quindi da un finestrone raggiunge, abbraccia e bacia e carezza, Amelia traditora. Però, Il marito riappare. Punta l’arma contro l’amante della moglie e… cade: Amelia l’ha colpito alla nuca con un grosso vaso cinese. Arriva la polizia. L’amante è ritenuto colpevole del trauma che ha reso incosciente il tradito ed è arrestato. Amelia seduce il capitano dei carabinieri e… “Va la Ballo”. Cala il sipario e s’alzano le voci della critica: sulla scena tutti hanno fatto il loro dovere: la figura incantevole di Adriana Kucerovà (Amelia) pur ridotta al minimo del volume da una indisposizione; lo sperimentato e sornione Alfonso Antoniozzi (il marito con le corna); lo svenevole amante nevrotico Sebastian Guèze; la regia di Ferrara, forse più tango che foxtrot; il coro perfetto e felicemente partecipe all’azione scenica dai palchi limitrofi del boccascena.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento