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Patrizio Roversi: Federico Fellini, “La voce della luna” e la Rimini della memoria

da Redazione

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Il “Turista per caso” a Rimini. Intervista a Patrizio Roversi, che recitò ne “La voce della luna” di Federico Fellini. Tra ricordi, doppiaggi e aneddoti curiosi.

 

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di Alessandro Carli

 

Il “Turista per caso” più famoso d’Italia – indimenticabili i suoi racconti di viaggio assieme Syusy Blady – scende a Rimini per ripercorrere i luoghi più cari a Federicus Rex: il Borgo San Giuliano, le piazze del centro storico, il cinema Fulgor, la biblioteca gambalunghiana, una volta sede del ginnasio frequentato dal celebre regista.  L’appuntamento con Patrizio Roversi e con “Fellini… per caso” è per venerdì sera alle 21,15 con partenza dal Borgo San Giuliano (dal sagrato della Chiesa). L’incontro con le parole di Roversi invece è qui sotto.

 

Dopo oltre 20 anni da “La voce della luna”, che ricordo ha di quell’esperienza?


“Un’esperienza bellissima. Fellini ci vide a Roma e si innamorò artisticamente di Syusy Blady. Per lei inventò una parte, ovvero quella della sorella della protagonista. La mia parte doveva invece limitarsi a una posa, cioè circa 30 minuti, ma poi rimasi a girare per una settimana. Nella versione finale, scoprii poi che le mie battute vennero doppiate. Syusy, successivamente, scrisse nel sito ‘turistipercaso’ una paginetta proprio su quell’esperienza. Per lei Fellini creò proprio un personaggio, io invece ero una faccia, pettinato in un modo un po’ strambo. Lui amava molte le facce: i personaggi di Fellini sono proprio di Fellini”.

 

Chi era Fellini?


“Era un regista molto disponibile e attento: ti dedicava moltissime attenzioni. Era impossibile sentirsi ‘usati’, anzi: Fellili tendeva a valorizzare le persone. Le persone veniva valorizzate dentro un disegno più grande, che aveva in testa. Girammo per una settimana, all’interno di un teatro di posa  verso la Pontina. Lui aveva un processo creativo sempre in fieri: sul set era molto concentrato. Poi si alzava e diceva alla produzione: ‘Preparate la scena 26’. La produzione preparava la scena 26. ‘E’ pronta la 26’. E lui: ‘Voglio fare la 42’. Aveva la creatività di chi realizza un’intuizione. Sul set conobbi Fellini, ma anche Benigni, una persona ‘che non ci credi’. Lui tende a dedicarsi molto alle persone: è curioso e attento. chiedeva e faceva parlare tutti”.

 

“Fellini… per caso”. Era davvero un turista?


“La Fondazione Fellini mi ha contattato per fare da Cicerone, prendendo una mia citazione, quasi a voler sottolineare un tragitto aleatorio nei luoghi del Maestro. Tra la realtà e la rappresentazione dell’immaginario di Fellini, il nesso è molto labile. Non girò mai alcuna scena a Rimini, ma la faceva ricostruire. E quando sua madre gli diceva ‘Guarda che non è così’, lui rispondeva: ‘Per me è invece così. Che differenza c’è?’. Nel viaggio attraversiamo luoghi veri. Di Rimini c’è quanto basta”.

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