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Evasione fiscale, a San Marino è di dimensioni gigantesche

da Redazione

Se in Italia l’evasione è stimata al 35%, nonostante ci siano controlli, obbligo di fatturazione, studi di settore, redditometro, nonché la presenza della Guardia di Finanza, a San Marino – che non c’è nulla di tutto questo – l’evasione è di dimensioni gigantesche. È uno dei dati più allarmanti e significativi emersi nella serata pubblica di giovedì 16 giugno sulla riforma fiscale, organizzata dalla CSU, che ha registrato una buona partecipazione. L’evasione fiscale e patrimoniale è un freno allo sviluppo, oltre che una profonda ingiustizia sociale, ha detto il Segretario Generale CSdL Giuliano Tamagnini, perché fa perdere allo Stato ingentissime risorse economiche. È dal superamento della evasione ed elusione fiscale che l’economia può ripartire portando equità e giustizia sociale nel paese. In tal senso nelle linee di riforma dell’Esecutivo non c’è nulla per combattere l’evasione e accertare i redditi e patrimoni che sfuggono al controllo del fisco, il cui peso è ancora una volta tutto sbilanciato sulle spalle dei lavoratori dipendenti. Nel ribadire le proposte CSU sulla riforma fiscale volte a tutelare i lavoratori dipendenti e la famiglia, è stata fortemente contestata l’intenzione dell’Esecutivo di equiparare il reddito da lavoro autonomo a quello da lavoro subordinato, in quanto sono redditi dalla natura profondamente diversa. Mentre i redditi dei lavoratori dipendenti sono accertati fino all’ultimo, le risorse economiche e patrimoniali dei  soggetti economici sono in gran parte nascoste. Come ha sottolineato Donatella Zanotti, Segretario Confederale CSdL, a fronte di un 9% di detrazione per quota produzione reddito per i lavoratori dipendenti, i lavoratori autonomi possono invece scaricare fino al 95% dei ricavi. In tal senso possono inserire, come costi, una infinità di voci fittizie o non veritere, ad esempio pubblicità, pulizie, spese di rappresentanza, ecc..  Oltre a ciò possono detrarre una lunga serie di beni, come case, mezzi di trasporto, perfino imbarcazioni, che – mentre in realtà sono impiegati per uso personale – sono fatti figurare impropriamente come beni strumentali. Casi classici sono l’acquisto di grosse automobili utilizzate dal titolare o anche dai familiari, intestate all’azienda, su cui peraltro si paga la monofase ridotta. Tutte queste sono possibilità che i lavoratori non possono nemmeno sognarsi! Alla fine, anche per effetto di questi meccanismi che consentano di nascondere redditi e patrimoni, succede che il 31% dei lavoratori autonomi dichiara di essere in perdita, senza versare nulla allo Stato, mentre il 77% dichiara redditi inferiori ai lavoratori subordinati. Come è possibile allora equiparare il reddito da lavoro autonomo a quello da lavoro dipendente? Per combattere l’evasione/elusione fiscale e patrimoniale la CSU chiede l’abolizione dell’anonimato e di ogni forma di segreto bancario, l’obbligo della fatturazione e la tenuta della contabilità obbligatoria, l’abolizione del sistema forfetario, l’introduzione di una “quota di reddito di responsabilità sociale” (minimum tax), un adeguato sistema di controlli e di accertamenti, un’efficace gestione delle banche dati nella PA, l’inasprimento delle sanzioni, un’imposta sui grandi patrimoni, il completamento della riforma del catasto (“aggiornato” al primo dopoguerra), la tassazione delle rendite finanziarie e delle plusvalenze immobiliari, nonché la pubblicazione di tutti redditi di ogni contribuente. Il Segretario CSdL Giuliano Tamagnini ha quindi quantificato l’incidenza delle attuali proposte del Governo sui lavoratori dipendenti, in termini di maggiore tassazione, considerando, per le famiglie, che solo uno dei due genitori può beneficiare delle eventuali detrazioni per familiari a carico. Per una coppia con redditi rispettivamente di 25.000 e 30.000 euro, ad esempio, la perdita secca per il genitore che non detrae i familiari a carico, è di 1.150 euro; se i redditi sono per entrambi di 25.000 euro, la perdita è di circa 900 euro. Una decurtazione elevata e inaccettabile, tanto più in una fase di crisi, con il costo della vita in aumento e i contratti scaduti in tutti i settori. Per i singoli cittadini (senza familiari a carico), un reddito di 25.000 euro avrebbe un aumento annuo della tassazione di 950 euro; per un reddito di 30.000 euro, sempre senza familiari, le tasse aumenterebbero di circa 1.200 euro. La CSdL è disposta al confronto, ma a condizione che il Governo tenga nella necessaria considerazione le proposte di equità e giustizia sociale della CSU, volte a tutelare i lavoratori dipendenti e ad introdurre efficaci strumenti per accertare i redditi reali dei lavoratori autonomi. Altrimenti, non ci potrà essere nessuna concertazione.

 

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