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Progettare un nuovo futuro per il sistema finanziario di San Marino

da Redazione

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Obiettivo: ridisegnare il futuro del sistema bancario sammarinese. Un impegno arduo ma non impossibile, anche considerando l’attuale situazione di partenza.

di Loris Pironi


SAN MARINO – Obiettivo: ridisegnare il futuro del sistema bancario sammarinese. Un impegno arduo ma non impossibile, anche considerando l’attuale situazione di partenza. Il convegno della scorsa settimana organizzato dalla Fondazione San Marino Cassa di Risparmio – SUMS è stata l’occasione per fare il punto della situazione. Per cercare di focalizzare gli elementi di criticità, per provare a ragionare insieme, da sistema, sul futuro. Da più parti i vari relatori che si sono succeduti hanno offerto spunti importanti in tal senso.

La visione comune, ad esempio, riguarda gli elementi di criticità, e non si tratta di un elemento così scontato. Il Presidente della Fondazione San Marino, Tito Masi, li ha enumerati all’inizio del proprio intervento: “Il primo problema è rappresentato naturalmente dal forte deterioramento dei rapporti con l’Italia. Lo scudo fiscale, la mancanza di un accordo tra Bankitalia e Banca Centrale di San Marino, e soprattutto la mancanza di prospettive nella sottoscrizione in tempi brevi sono elementi che hanno inciso profondamente, così come la precarietà nei sistemi dei pagamenti. L’abbandono del territorio da parte di Unicredit è un altro segnale di crisi, così come la mancanza di volontà ad investire a San Marino da parte di istituti italiani. Abbiamo porte chiuse davanti a noi, c’è la volontà evidente di Banca d’Italia e non solo, di separare i due sistemi”. E poi, per il Presidente della Fondazione (ma non solo per lui) ci sono i problemi di immagine, di reputazione, con cui il Titano deve fare i conti.

Ecco allora i prerequisiti imprescindibili secondo Masi: “Trasparenza, correttezza e collaborazione”. Ma questi prerequisiti non fanno business, e allora “serve mettere in campo un progetto, chiaro e stabilito, che rappresenti un patrimonio comune”. Il Presidente Masi ha quindi tratteggiato in sei punti le linee guida da seguire per il futuro: “La ristrutturazione del sistema nel suo complesso; l’acquisizione di sempre maggiori competenze e professionalità, da recuperare almeno in un primo tempo fuori da San Marino; prodotti e servizi ad alto valore aggiunto; la leva fiscale; l’integrazione internazionale, con e nell’Unione Europea; infine la normalizzazione dei rapporti con l’Italia”.

Anche l’analisi di Leone Sibani, Presidente della Cassa di Risparmio di San Marino, è partita dagli elementi di criticità per giungere agli auspici: “Auspichiamo una concentrazione del numero di banche e finanziarie per riqualificare il sistema, accordi con Banca d’Italia e, per ricorsi di ultima istanza, con BCE, la possibilità di compiere attività in Italia per le banche sammarinese, scambi di accordi con altre banche centrali extra Ue”. Strade già percorribili sono quelle “della trasparenza e della qualità del servizio”, con una “competitività dei costi e dei rendimenti consentita anche dall’imposizione fiscale”. Il sistema però dovrà puntare sulla preparazione e sulla formazione delle risorse umane, in modo da puntare sempre più “su servizi a valore aggiunto” per la gestione del risparmio e per le imprese.

Il Governo sammarinese era rappresentato da due Segretari di Stato, Pasquale Valentini (Finanze) e Marco Arzilli (Industria). L’intervento di Valentini, in particolare, è risuonato nella sala del Kursaal come una sorta di tracciato da seguire per il futuro. Secondo il Segretario Valentini sono tre le direttrici da seguire. Si deve puntare sulla qualità del prodotto, sul personale qualificato e su quello che il Segretario ha definito “uno stile sammarinese”, chiaro e caratterizzato, assolutamente riconoscibile. Marco Arzilli, così come altri relatori, ha puntato sulla formazione, un aspetto fondamentale per costruire quelle figure qualificate indispensabili per fornire servizi ad alto valore aggiunto. Ed ha assicurato, una volta di più, che il sistema finanziario di San Marino non tornerà indietro su una strada che sarebbe mortale.

Roberto Mazzotta, già Presidente di Cariplo e ACLI, ha puntato, nella sua analisi, sulla necessità di ricostruire una sana condizione reputazionale, che deve essere il punto di approdo per San Marino, ed ha suggerito una specializzazione sui servizi alle famiglie e alle PMI.

Pier Paolo Fabbri, Presidente ABS, dal canto suo ha parlato di “bicchiere mezzo vuoto” a cui si deve fare fronte con un consolidamento del sistema, realizzabile “lavorando sugli strumenti di base e sulla strategia”. Per il Presidente Fabbri il sistema bancario per tornare a crescere deve favorire la crescita del settore produttivo del Paese, finanziandone la crescita, ragionare sull’internazionalizzazione, partendo dalle aree limitrofe, e puntare non solo sulla bassa fiscalità ma anche sulla privacy, “che non significa mancanza di trasparenza”.

Mario Giannini invece, Direttore di BCSM, dal canto suo ha analizzato lucidamente le problematiche ed ha affermato che il sistema bancario sammarinese “Necessita di una rivoluzione, che va portata avanti con tenacia”. “La piazza – ha affermato Giannini – deve riacquistare la propria dignità, e può farlo anche tramite importanti provvedimenti tecnici, come il regolamento sulle società finanziarie, il fondo di garanzia dei depositanti e la nascita della centrale rischi”. Banca Centrale, ha spiegato Giannini, “deve diventare un brand, un marchio riconosciuto”.

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