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La visita del Papa a San Marino? Un’occasione da cogliere

da Redazione

di Loris Pironi

 

SAN MARINO – Che vi piaccia o no, la visita di Papa Benedetto XVI a San Marino del 19 giugno è un momento importante. Un’occasione di riflessione sui valori fondanti della Repubblica, sulla sua storia, sulle sue tradizioni. Un’occasione per guardarsi dentro – per chi è credente – ma anche per riflettere sulla deriva etica e morale presa dalla società sammarinese negli ultimi anni. Ci rifacciamo alle parole di Mons. Luigi Negri nell’intervista inserita nello speciale che Fixing questa settimana ha realizzato in occasione della visita del Santo Padre, perché effettivamente anche per chi non crede c’è da ricevere qualcosa nell’incontro con una delle personalità morali più importanti dell’Occidente e del mondo intero.

Papa_RatzingerLa crisi economica di San Marino, da un punto di vista strettamente tecnico, è figlia della disgregazione di alcuni asset strategici che ne avevano caratterizzato la crescita “cinese” dell’economia fino a ritmi francamente insostenibili. La crisi internazionale (con tutto ciò che ha innescato in conseguenza) ha fatto il resto, spingendo l’Italia a vedere il Titano come un fastidio, come un peccato da far emendare. Da un punto di vista antropologico, invece, la crisi di San Marino ha radici più profonde. Il miraggio dei soldi facili, delle auto di lusso, ha abbagliato in tanti. Altri invece – pur non essendo tra quelli che hanno avuto l’opportunità di arricchirsi senza troppi scrupoli – si sono adagiati in un’idea di benessere come diritto acquisito, sedendosi al tavolo di questa poco onorevole riffa. Chi ha accettato il posto nella PA in cambio di voti clientelari, chi, tuttora, si ostina a pretendere privilegi impossibili da reggere per la comunità. È per questo che diciamo che la visita di Benedetto XVI – ricordando ai sammarinesi i valori del cristianesimo, che sono i medesimi valori dell’etica e del rispetto delle regole alla base del buon vivere comune – deve far mettere una mano sulla coscienza alla classe politica, a chi gestisce le fila della finanza, al mondo dell’impresa, ma anche ai singoli cittadini. Solo così, facendo un passo indietro, tutti quanti, con la rinuncia all’insostenibile, si può uscire da questa terribile crisi.

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