Home FixingFixing Sammarinesi, dovete cambiare per voi e non per il Ministro Giulio Tremonti

Sammarinesi, dovete cambiare per voi e non per il Ministro Giulio Tremonti

da Redazione

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San Marino, Asset Banca: il premio “Gugliemo Marconi” a Biagio Bossone e Luca Cordero di Montezemolo. Le parole dell’ex Presidente di BCSM sul concetto di sovranità.

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San Marino deve diventare un Paese interattivo. Deve saper raccogliere le nuove sfide di mercato, credendo nello sviluppo e nella sicurezza della società. In occasione della consegna del premio “Guglielmo Marconi”, ospitata all’interno della sede di Asset Banca il 21 maggio, l’ex Presidente di Banca Centrale della Repubblica di San Marino, Biagio Bossone, è intervenuto sul ruolo e le possibilità dei piccoli Stati nell’era della globalizzazione. “Serrare con i lucchetti ogni possibilità verso l’esterno, socchiudere la porta (ovvero aprirsi a metà, ma senza sottostare agli standard internazionali) oppure adeguarsi”. Per Biagio Bossone, oggi coordinatore del nucleo per la valutazione e verifica degli investimenti pubblici alla presidenza del consiglio dei Ministri, sono queste “le tre possibilità che ha un piccolo Stato nell’affrontare i mercati globali”. A margine dell’intervento (ricordiamo che oltre a Biagio Bossone, è stato premiato anche il Presidente di Ferrari spa, Luca Cordero di Montezemolo. Montezemolo, per impegni personali, non ha partecipato all’evento. Al suo posto l’ingegner Franco Cimatti) l’ex Presidente di BCSM ha parlato anche di sovranità, di rapporti con il Fondo Monetario Internazionale. Che furono bocciati. “Il FMI era stato contattato per mettere in piedi un progetto di trasformazione della finanza del Titano, ma l’esecutivo stoppò la road map, progettata per abolire il segreto bancario e traghettare il sistema verso la trasparenza. BCSM aveva chiesto al FMI di disegnare il percorso verso la trasparenza e l’adeguamento agli standard internazionali del sistema finanziario”, seguendo, step by step, gli effetti. Una “firma” che avrebbe fatto da garanzia verso altre Nazioni, Italia compresa.

 

Dottor Bossone, aprirsi verso l’esterno significa anche dover rinunciare a un pezzo di sovranità?

 

“Un piccolo Stato deve riuscire a capire in che modo può partecipare alle sfide della globalizzazione. Molte Nazioni hanno ceduto parte della sovranità per governare meglio questi processi di integrazione ai mercati internazionali Il Titano non deve temere di perderla. Voglio ricordare alla Repubblica che non è Tremonti che vi vuole imporre una scelta di sistema. Dovrete essere voi a volerlo. E’ questa la vera sovranità”.

 

In che modo possono far sentire la propria voce i piccoli Stati?

 

“Attraverso uno scambio di conoscenze. Quando ero a San Marino avevamo studiato un’idea, assieme a Banca Mondiale: una Rete in grado di aiutare gli Stati dalle dimensioni ridotte. Poi però San Marino uscì dalla Rete. Credo che in un contesto mondiale, un ‘piccolo’ abbia poca voce, però se si riesce a fare sistema con altri piccoli Stati, si riesce anche a creare una voce. E’ un discorso che riguarda moltissime Nazioni, circa il 50%. Per ‘piccolo Stato’ infatti si intendono i Paesi con meno di quattro milioni di persone. ad ogni modo, le dimensioni demografiche non sono una variabile critica per la performance economica”.

 

Quali sono i punti di forza che può mettere in campo un piccolo Stato?

 

“Molti piccoli Stati registrano servizi molto efficienti. Il meccanismo di risposta è, in media, piuttosto breve. Ed i servizi collettivi sono più efficaci. Il federalismo è anche questo: ridurre le distanze”.

 

Come si deve muovere San Marino?

 

“I piccoli Stati devono saper individuare e sfruttare le nicchie di mercato. Credo che l’apertura al mondo abbia un impatto positivo nella crescita. Bisogna adeguarsi agli standard, accettarli. Sennò sei fuori dal mondo. L’apertura è un fattore di integrazione molto importante. Suggerisco di cogliere le opportunità che derivano dalla partecipazione a certi organismi, come ad esempio il Fondo Monetario Internazionale, che mettono a disposizione programmi di assistenza per gli Stati che ne hanno necessità. I vantaggi sono diversi: dall’accesso a mercati più ampi alla certezza delle regole. Dall’altra parte però il piccolo Stato, disponendo di risorse più limitate, ha difficoltà a mantenere un rappresentante permanente”.

 

Quindi… aprirsi?

 

“San Marino dovrebbe aprirsi ad expertise esterne, in ogni campo. Dovete aiutarli ad aiutarvi, anche se potrebbe non essere sufficiente”.

 

Tra San Marino e l’Italia ci sono alcuni attriti.

 

“Però esistono gli accordi di cooperazione regionale, che si collocano in posizione intermedia. Attraverso questi accordi, un piccolo Stato ha più capacità di incidere sui meccanismi che poi ricadono su se stesso”.

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