Home FixingFixing Fondi comuni d’investimento, attirare a San Marino investitori esteri

Fondi comuni d’investimento, attirare a San Marino investitori esteri

da Redazione

foto_cv

Intervista a Marco Bodellini, autore di un libro sui fondi comuni di investimento. “Il sistema bancario deve riposizionarsi su nuovi modelli operativi”.

foto_cv

 

di Alessandro Carli

 

SAN MARINO – Lo sviluppo dei fondi comuni di investimento di diritto sammarinese è, senza dubbio, in grado di portare enormi benefici al sistema bancario e finanziario interno che oggi ha la necessità di riposizionarsi su nuovi modelli di operatività trasparenti, efficienti ed innovativi. “I fondi comuni sono, infatti, strumenti idonei ad attirare a San Marino, mediante le sottoscrizioni delle loro quote, i capitali dei grandi investitori esteri quali fondi pensione, fondi sovrani, banche d’affari, assicurazioni e altri fondi di investimento. Peraltro, non si può non sottolineare che tutti i centri finanziari evoluti del mondo dispongono di regolamentazioni incentivanti in materia di fondi di investimento, proprio perché per avere un centro finanziario sul proprio territorio non si può prescindere dalla presenza sullo stesso dei fondi, atteso che le grandi ricchezze si muovono sempre più spesso per il tramite di tali soggetti, o come sono stati recentemente definiti dalla dottrina giuridica oggetti giuridici”. Così Marco Bodellini, il giovane dottorando di ricerca che recentemente ha presentato agli Eccellentissimi Capitani Reggenti il suo libro sulla nuova disciplina sammarinese in materia di fondi comuni di investimento, sostenuto dalla Banca di San Marino e pubblicato dalla casa editrice Aiep. Lo abbiamo intervistato per capire meglio le potenzialità e le applicazioni dei fondi comuni di investimento.

 

Quali sono gli elementi di attrazione della normativa sammarinese rispetto alle regolamentazioni estere?


“Il legislatore sammarinese, con la Lisf e con il Regolamento 2006 – 03, ha introdotto una regolamentazione moderna, efficiente e trasparente tanto in relazione ai prodotti che possono essere creati, quanto in relazione al regime fiscale del servizio. Più in particolare, all’interno della categoria dei c.d. fondi alternativi la disciplina sammarinese, contrariamente a quella italiana, distingue tra fondi alternativi destinati al pubblico, regolamentati come fondi di fondi, quindi ‘ontologicamente’ meno rischiosi, e fondi alternativi riservati ai clienti professionali, regolamentati come hedge funds puri, quindi caratterizzati da un approccio gestorio potenzialmente più aggressivo. Questa impostazione innovativa, conforme al modello lussemburghese ed irlandese, offre un’alternativa di investimento molto interessante tanto per i piccoli risparmiatori interessati a diversificare il proprio portafoglio, quanto per i grandi operatori finanziari internazionali sempre alla ricerca di nuove occasioni per creare valore. Ugualmente interessante è anche la regolamentazione dei fondi chiusi, le quote dei quali non devono necessariamente essere negoziate su mercati regolamentati, che potrebbe consentire lo sviluppo a San Marino del mercato del private equity e del venture capital. Parimenti possibile è anche l’istituzione di fondi che investono in opere d’arte, in immobili, in crediti, in partecipazioni in società residenti o estere e in strumenti finanziari di ogni genere. Il regime fiscale del servizio è contenuto, invece, nella Legge 15 gennaio 2007 n. 4, la quale prevede: tassazione agevolata, rispetto a quella ordinaria, per le società di gestione e per il reddito dei loro manager; esenzione da tassazione in capo ai fondi comuni, salvo alcune eccezioni relative a proventi e plusvalenze derivanti da beni diversi dagli strumenti finanziari; esenzione da tassazione per proventi o plusvalenze percepiti dai partecipanti”.

 

Cosa sono i fondi comuni di investimento?


“Il fondo comune di investimento è il patrimonio autonomo, suddiviso in quote, di pertinenza di una pluralità di partecipanti, gestito in monte, ossia nell’interesse e per conto di tutti i partecipanti al fondo. L’apporto del singolo investitore, infatti, confluisce insieme a quelli degli altri investitori nel patrimonio unico del fondo, il quale, a sua volta, viene gestito dalla società a tale fine autorizzata. La disciplina sammarinese offre la possibilità di creare diverse tipologie di fondi, e più precisamente, fondi aperti, chiusi, retail, riservati e alternativi. La peculiarità dei fondi aperti consiste nella possibilità per gli investitori di sottoscriverne le quote e chiederne il rimborso in qualunque momento della loro vita secondo le condizioni previste dal regolamento di gestione. Nei fondi chiusi, invece, l’emissione delle quote avviene in un arco temporale prefissato, a un prezzo prestabilito ed entro limiti quantitativi comunicati in anticipo dalla società di gestione. Anche il diritto dell’investitore al riscatto delle quote si configura solo a scadenze prefissate, oppure una volta decorso il termine di durata del fondo. Questi meccanismi strutturali di funzionamento riparano il patrimonio del fondo chiuso da continue oscillazioni quantitative, che potrebbero essere generate dalle scelte dei partecipanti di liquidare il proprio investimento, ne deriva che il gestore può effettuare le sue scelte di gestione in un’ottica di medio – lungo periodo. Poi ancora, i fondi retail sono quelli destinati al mercato dei risparmiatori. In ragione del fatto che possono essere sottoscritti da qualunque investitore (quindi anche da soggetti totalmente privi di competenze finanziarie) la loro disciplina in tema di investimenti è molto restrittiva al fine di consentire una piena tutela del mercato. I fondi riservati sono, invece, quelli che possono essere sottoscritti solo da soggetti in possesso di determinate competenze finanziarie, ossia solo dai c.d. clienti professionali. Per tale ragione, le politiche gestorie di questi fondi possono essere più spregiudicate e quindi più rischiose rispetto a quelle che caratterizzano i fondi retail. L’ultima categoria di fondi comuni di investimento prevista dal legislatore sammarinese è quella dei c.d. fondi alternativi, ossia fondi a cui è concessa la possibilità di derogare ai divieti generali, nonché alle regole di frazionamento e contenimento del rischio e alle regole prudenziali applicate alle altre categorie di fondi comuni di investimento. In virtù di queste deroghe, i fondi alternativi possono utilizzare tecniche di gestione c.d. non tradizionali, in particolare fare un maggiore uso della leva finanziaria, e vendere titoli allo scoperto”.

 

Quali sono i soggetti coinvolti nell’erogazione dei servizi di investimento collettivo?


“L’attività di gestione di un fondo prevede, a livello strutturale il coinvolgimento di tre soggetti, o come sono stati più efficacemente definiti dalla dottrina centri di imputazione di interessi giuridici. Sono tali i partecipanti al fondo, la società di gestione c.d. Sg, e la banca depositaria. I sottoscrittori sono coloro che investono nel fondo, mediante la sottoscrizione, facendo confluire i propri risparmi nel patrimonio gestito dalla Sg. Circa la figura del gestore, la normativa sammarinese riserva, in via esclusiva, alle Sg, l’esercizio dei servizi di investimento collettivo e dei servizi di investimento collettivo non tradizionali. Operativamente le Sg gestiscono il fondo comune, ossia investono nei beni indicati nel regolamento le somme versate dai partecipanti, acquistando e vendendo, nell’intento di massimizzare il valore del fondo stesso. Deve inoltre essere nominata una c.d. banca depositaria, ossia un istituto di credito con il compito di custodire gli strumenti finanziari e la liquidità dei fondi. La banca depositaria deve essere costantemente informata dalla Sg di ogni contratto riguardante l’uso dei beni custoditi”.

 

Qual è l’esperienza dei paesi che già molti anni fa hanno introdotto questo modello di operatività?

 

“Tutti i paesi con sistemi finanziari evoluti hanno da sempre normative incentivanti in materia di fondi comuni di investimento. Di contro, non esistono nel mondo sistemi finanziari evoluti al cui interno non operano fondi di investimento, posto che oggi i grandi capitali si muovono per il tramite dei c.d. investitori istituzionali tra i quali un ruolo da protagonisti spetta proprio ai fondi. Ne consegue che se San Marino vuole ritagliarsi uno spazio in Europa e nel mondo come centro finanziario non può più fare a meno della presenza dei fondi sul proprio mercato interno”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento