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Pensioni: il futuro di San Marino è nella previdenza integrativa

da Redazione

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Potrebbe essere una delle grandi opportunità del futuro di una rinnovata economia della Repubblica. Il settore delle assicurazioni vede da qualche tempo due nuove compagnie sammarinesi operare sul Titano. Intervista a Gianfilippo Dughera, di CSA.

 

 

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SAN MARINO – Potrebbe essere una delle grandi opportunità del futuro di una rinnovata economia della Repubblica. Il settore delle assicurazioni vede da qualche tempo due nuove compagnie sammarinesi operare sul Titano. Le prospettive, all’interno di una risoluzione definitiva degli accordi con l’Italia, sono veramente di estremo interesse. Certo, se scattasse il principio della reciprocità. La Compagnia Sammarinese di Assicurazioni a due anni dall’inizio della sua attività, con 70 milioni di premi raccolti tutti nel territorio sammarinese, dimostra che è possibile creare prodotti previdenziali e di risparmio competitivi. Il presidente Gianfilippo Dughera (nella foto) nell’intervista che segue analizza anche il futuro del sistema pensionistico alla luce dell’intreccio solidaristico tra pubblico e privato.

dughera_GianfilippoSappiamo che la vostra Compagnia ha iniziato ad operare nel settembre del 2009 dopo una lunga istruttoria da parte del governo e di Banca Centrale. Quali sono stati i primi risultati?

“In effetti il 2009 ci ha visto impegnati nell’organizzazione tecnica e gestionale della Compagnia che ha chiuso l’esercizio 2010 con una raccolta premi di oltre 50 milioni di euro mentre alla data odierna abbiamo superato quota di 70 milioni. Giova ricordare che tali premi sono stati raccolti tutti nel territorio di San Marino attraverso gli sportelli di sette banche sammarinesi che distribuiscono i nostri prodotti previdenziali e di risparmio. Naturalmente anche la collocazione di tutti i premi raccolti è fatta sul territorio della Repubblica, non sottraendo quindi raccolta al sistema finanziario che come noto in questo momento vive un momento di indubbia difficoltà”.

In questo momento a San Marino ed in Italia si fa un gran parlare di previdenza integrativa, di secondi e terzi pilastri. Qual è la sua opinione?

“In Italia dobbiamo innanzitutto dire che la previdenza di Stato è basata su quel sistema che viene definito ‘a ripartizione’ il che significa che i lavoratori in servizio, con il versamento dei propri contributi, sono il motore con cui vengono pagate le pensioni ai lavorati andati in quiescenza. In poche parole si tratta di un continuo trasferimento delle risorse fornite da chi lavora a favore dei pensionati in funzione dei coefficienti e delle anzianità che gli stessi hanno maturato durante la loro attività lavorativa. Questo sistema funziona solo e fino a quando i contributi versati sono superiori al debito delle pensioni. Succede invece che quando per effetto del prolungarsi della vita media, e della minore natalità, il numero dei lavoratori è inferiore a quello dei pensionati si verifica un pericoloso stato di squilibrio, a cui gli stati cercano di rimediare con correttivi legati all’innalzamento dell’età di pensionamento ed ai limiti sulle rendite. Comunque tale dato peggiora di anno in anno, provocando un disavanzo a cui lo stato pone rimedio temporaneamente con una maggiore imposizione fiscale e l’incremento del debito pubblico. In Italia e a San Marino si vive più a lungo e si percepisce la pensione per un numero maggiore di anni. Il sistema pensionistico quindi si trova in piena crisi e corre ai ripari incentivando la previdenza integrativa”.

San Marino che cosa sta facendo in questo momento?

“Dobbiamo dire che San Marino fin dal 2003 con la Legge 165 ha dato ai suoi residenti l’opportunità di una normativa premiante tesa ad incentivare la costituzione di una previdenza integrativa. Tale norma oltre ai 2 mila euro detraibili per contratti di assicurazione sulla vita non inferiori ai 5 anni di durata, consente l’ulteriore detrazione di 2.500 euro. Quest’ultimo investimento però è vincolato all’età pensionabile e presenta precisi vincoli di disinvestimento, proprio nell’ottica del legislatore che ha inteso premiare e facilitare l’utilizzo di questo strumento previdenziale, che ha caratteristiche prettamente pensionistiche ad integrazione della rendita garantita dall’ISS”.

Di fatto sta dicendo che le pensioni pubbliche finiranno per penalizzare tutti quei giovani che hanno iniziato oggi la loro attività lavorativa?

“Certamente se noi mettiamo a confronto i dati attuali fra un padre pensionato ed un figlio si verifica un classico esempio di ingiustizia generazionale. Se le cose rimanessero allo stato attuale l’aspettativa della copertura pensionistica rispetto all’ultimo reddito prodotto si attesta, per studi recentemente prodotti da Epheso, non oltre il 45%. Ciò significa che mentre al padre viene riconosciuta una rendita intorno all’80% dell’ultimo reddito prodotto, al figlio viene riconosciuta una pensione che è poco più della metà. Si rileva quindi la necessità di pensare per tempo ad un piano pensionistico alternativo e personalizzato sulle proprie future necessità. Ciò diventa ancora più rilevante quando si prendono in esame artigiani, commercianti e liberi professionisti che necessariamente debbono cominciare a pensare a risparmi finalizzati alla previdenza pensionistica”.

Quali protezioni possono esserci per garantire questo innalzamento della vita media e la continua richiesta di un welfare sempre più orientato al disimpegno diretto delle prestazioni nei confronti dei propri utenti?

“Il mutato e già più volte ricordato scenario demografico in cui si trovano costrette ad operare le istituzioni pubbliche, pone una rivisitazione di tutto il sistema di welfare che, per necessità di bilancio e cambiamento delle abitudini sociali non sarà in futuro in grado di mantenere gli standard qualitativi oggi prestati. Basti pensare che un tempo gli anziani venivano mantenuti all’interno del nucleo famigliare ed assistiti direttamente con una modesta richiesta di aiuto alle strutture pubbliche. Oggi invece tale costume è cambiato, creando la necessità crescente di case di riposo, case di lunga degenza dove gli anziani possano essere accuditi. Abbiamo quindi la necessità anche di pianificare assicurativamente e finanziariamente tali eventi. Recentemente la BMW in Germania ha avviato una politica di redifinizione del proprio fondo pensione. Ha inteso in questo modo mettersi al sicuro dal rischio che risiede nell’eventualità di essere chiamata a pagare pensioni per un periodo più lungo di quello che aveva attuarialmente previsto. Si è ricorsi quindi con i più importanti gruppi riassicurativi internazionali ad uno strumento che è stato denominato Longevity Swap”.

Di cosa si tratta esattamente?

“E’ difficile definirlo in poche parole, ma in pratica si tratta di una copertura attraverso cui pagando oggi un premio al riassicuratore sulle rendite già in vigore, il medesimo riassicuratore garantisce il pagamento delle stesse oltre un certo numero di anni predeterminato. Supponiamo infatti che il patrimonio messo a disposizione per il pagamento delle rendite fosse tarato per erogare pensioni fino a X anni, al superamento di tale soglia, l’ente erogatore non sarebbe in grado di far fronte ai propri impegni e quindi in questo caso, entrerebbe in gioco la garanzia riassicurativa per poter garantire l’erogazione delle rendite fino al decesso dell’assistito”.

Come vede il futuro sistema previdenziale?

“Definire gli scenari del futuro è sempre difficile, ma in questo settore lo è ancora di più. Il welfare è argomento di assoluta attualità perché viene sentito non più adeguato alle esigenze dei cittadini che chiedono nuove soluzioni che diano risposte al loro bisogno di certezze e di serenità nell’età più avanzata. Bisognerà quindi ripensare al futuro con un intreccio solidaristico tra pubblico e privato, che debbano comunque mantenere ruoli assolutamente distinti ma insieme debbono operare per dare più efficienza alle reciproche gestioni e sensibilizzare il cittadino ad una maggiore responsabilità. Il che vuol dire che non si può più individualmente pensare che ‘quando avrò bisogno ci penserà lo Stato’. Bisognerà che pubblico e privato facciano una forte autocritica per definire insieme la qualità e i livelli dei servizi che debbono essere prestati. Andremo quindi, almeno lo spero, verso quello che recentemente il Presidente del Censis Giuseppe De Rita ha definito con sintesi ed acutezza ‘Welfare Mix’. Ciò non riguarda soltanto la previdenza integrativa ma anche il tema della sanità, delle gravi malattie invalidanti che colpiscono spesso anche la popolazione più giovane ancora in età lavorativa”.

Chiudiamo con una domanda specifica. Abbiamo visto pubblicata la sintesi dei rendimenti della vostra gestione separata CSA Plus che presenta un tasso di rendimento lordo del 4,39%. Ci sembra un risultato in controtendenza e quindi vorremmo capire quale sia il segreto di questa “performance”.

“Il risultato è stato ottenuto con un’attenta politica d’investimenti obbligazionari di rating che offrono buoni margini di sicurezza. Gran parte degli investimenti è fatto su titoli sovranazionali AAA ed una modestissima parte non superiore all’1% del patrimonio è investito in titoli azionari italiani in un’ottica di trading a breve per consentire di approfittare dei momenti propizi per entrare ed uscire dalla borsa italiana. Pensiamo comunque che quando il fondo CSA Plus avrà raggiunto dimensioni più rilevanti potremo anche esaminare la possibilità di mantenere quelle partecipazioni azionarie che in un’ottica di medio termine garantiscano un’interessante politica dei dividendi. Naturalmente gran parte del merito va agli operatori delle banche sammarinesi che hanno seguito insieme a noi la gestione con grande professionalità e competenza”.

 

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