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San Marino, Sinistra Unita e la riforma previdenziale

da Redazione

SAN MARINO – Anche questo Governo è intenzionato a mettere mano al sistema previdenziale. Il pretesto per aumentare il numero degli anni contributivi e sottrarre maggior reddito ai lavoratori è sempre lo stesso: salvaguardare le generazioni future. Invece, nella sostanza, tutte le riforme fin qui adottate non hanno fatto altro che preservare i privilegi di una generazione a discapito delle future.

Sarebbe ora che tutti coloro che hanno responsabilità, dalla politica alle parti sociali e agli stessi pensionati, affrontassero il problema in modo diverso, partendo dalle ragioni che determinano le difficoltà del sistema previdenziale e riconoscendo gli errori fatti, iniziando dalla vergognosa riforma del 1990 che introdusse il sistema di calcolo sui soli ultimi 5 anni di versamenti.

Dopo quella riforma, nel settore pubblico – viziato da clientelismo e mala gestione – molti lavoratori vicini alla pensione hanno avuto avanzamenti di carriera ingiustificati, indennità di tutti i tipi, fatto straordinari in misura smodata, così da maturare pensioni molto alte, per le quali però non vi è era stato un corrispettivo in termini di versamenti.

Nel privato, invece, liberi professionisti, artigiani e commercianti, hanno dichiarato il minimo sindacabile per tutto l’arco della loro attività, per poi deviare alla fine verso redditi elevatissimi, maturando cosi anch’essi pensioni spropositare rispetto a quanto versato.

Questo è il vero problema della sofferenza del sistema previdenziale.

 

Se è giusto che tutti partecipino al riequilibrio dei fondi, e altrettanto giusto che ciò avvenga sulla base di scelte di equità e di giustizia sociale. Alcuni esempi:

– abolizione delle pensioni d’oro (perché è assurdo che la previdenza sociale vada ad arricchire chi è già ricco a discapito dei più indigenti);

– abbassamento del tetto massimo pensionabile a 3.000 (anche per chi è già in pensione);

– esclusione dal sistema previdenziale di chi gode di cospicue rendite patrimoniali e immobiliari (qui però servirebbe attuare precedentemente una riforma fiscale);

– innalzamento delle pensioni minime all’80% del salario medio;

 

Sono questi, per Sinistra Unita, alcuni degli interventi da realizzare per garantire davvero anche alle future generazioni la certezza di un reddito una volta conclusasi la vita lavorativa.

Un’ultima considerazione: sembra che il Governo intenda introdurre un sistema di previdenza complementare obbligatoria, sistema che ormai come si è dimostrato serve solo ad arricchire i gestore dei fondi (banchieri ed assicuratori in primis). Lo stesso tentativo nel 2006 era stato fermato dal recepimento di un referendum che ne chiedeva l’abrogazione. Se ciò si dovesse verificare ci auguriamo che il comitato si riattivi. Noi certamente saremo al suo fianco.

c.s.

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