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La CSU: Con la riforma tributaria 300 euro in meno su ogni stipendio

da Redazione

SAN MARINO – Linee di riforma tributaria del Governo: si tagliano 300 euro ad uno stipendio medio da lavoro dipendente!

Le misure prospettate dal Governo, riduzione della esenzione per spese produzione reddito e abbattimento del reddito lordo, determinerebbero per i lavoratori dipendenti questa pesantissima decurtazione. Una ipotesi del tutto inaccettabile. Non vi è nessuna misura adeguata per combattere l’evasione/elusione fiscale e accertare i redditi e patrimoni dei lavoratori autonomi e delle imprese.

28 aprile 2011 – Quello del Governo sulla riforma fiscale è un progetto di legge già bell’è pronto, costruito in modo unilaterale senza nessun confronto reale con il Sindacato su una materia così cruciale e decisiva per il futuro del paese. Nel merito, la lotta all’evasione ed elusione fiscale deve essere il perno fondamentale di una riforma fiscale davvero equa, di cui tutto il paese ha bisogno per sanare i conti pubblici e uscire dalla crisi. Ma nelle proposte del Governo non c’è nessuna misura realmente efficace per combattere queste piaghe del sistema fiscale sammarinese e far emergere i reali redditi e patrimoni delle categorie autonome e delle imprese. La sola misura proposta per i redditi da lavoro autonomo è la minimum tax, che – per come è stata ipotizzata – si configura come una sorta di riedizione del sistema forfetario, un meccanismo deleterio, considerato anche dagli organismi economici internazionali non efficace e veritiero, quindi l’esatto contrario della trasparenza.

Gli interventi che servono per accertare la reale entità dei redditi e dei patrimoni, invece, sono ben altri, come l’obbligo di fatturazione, la tenuta obbligatoria della contabilità economica, finanziaria e patrimoniale, oltre ad un sistema efficace di controlli e accertamenti. Ma di questi interventi fondamentali non vi è alcuna traccia nelle enunciazioni del Governo. La minimum tax, semmai, può essere applicata per un breve periodo (uno-due anni), nell’attesa che gli strumenti prima descritti – che vanno introdotti subito – e i necessari controlli da parte degli organismi preposti, sviluppino i loro effetti per far emergere la reale base imponibile presente.

Se è vero che solo il 20% delle imprese versa il 92% del gettito fiscale complessivo relativo alle aziende, esiste una vastissima area del lavoro autonomo che non versa quasi nulla al fisco. Se il gettito prospettato dal Governo per questo 80% di imprese varia da 2.4 a 5milioni di euro, siamo di fronte ad un intervento marginale e inutile, che nella forma ipotizzata non servirebbe per nulla a risolvere le gravi difficoltà del bilancio pubblico e all’esigenza di rilanciare lo sviluppo del paese.

Riguardo i lavoratori dipendenti, l’unico ambito in cui San Marino da sempre è perfettamente allineata agli standard internazionali in materia di trasparenza, è proprio la tassazione dei lavoratori dipendenti, i quali – come è noto – pagano le tasse sulla base dei loro redditi reali. La proposta del Governo di ridurre in modo significativo contemporaneamente la quota di esenzione relativa alle spese produzione reddito e l’abbattimento del reddito lordo, comporta una forte impennata della pressione fiscale per i lavoratori dipendenti, che né le eventuali soglie di protezione per i redditi bassi, né l’introduzione di ulteriori deduzioni fiscali, possono in alcun modo attenuare.

Pertanto, anche questa ipotesi che andrebbe a quadruplicare il prelievo fiscale, è del tutto inaccettabile. Nello specifico, con le misure prospettate dal Governo (riduzione della esenzione per spese produzione reddito e abbattimento del reddito lordo) così come riportate dagli organi di stampa, si determinerebbe, per uno stipendio medio di un lavoratore dipendente, un taglio della retribuzione di circa 300 euro al mese!

 

ESEMPIO – Per uno stipendio lordo di un lavoratore dipendente pari a 2.000 euro, attualmente il netto in busta paga è di 1.851 euro. Secondo le ipotesi di riforma del Governo, così come riportate nei resoconti di stampa, per lo stesso stipendio lordo di 2.000 euro il netto in busta paga si abbasserebbe a 1.560 euro.

Inoltre, sul piano del trattamento fiscale vi è una volontà di equiparare i redditi da lavoro autonomo a quelli dei lavoratori dipendenti. Ma queste due tipologie di reddito non possono assolutamente essere assimilate, in quanto mentre i redditi dei lavoratori dipendenti sono certi e trasparenti, quelli del lavoro autonomo mantengono questa forte indeterminatezza, dato che non sono previsti strumenti realmente efficaci di accertamento, e ciò consente privilegi, nonché forme di elusione ed evasione fiscale. Stanti queste profonde differenze, sono del tutto improponibili ipotesi che prevedono di parificare il trattamento fiscale per i lavoratori dipendenti e per le categorie autonome.

Nelle proposte del Governo, poi, non compaiono per nulla interventi come la tassa patrimoniale, o misure per la tassazione delle rendite finanziarie e delle grandi concentrazioni immobiliari. Anche questa è una grave lacuna che contribuisce a rendere queste ipotesi di riforma molto lontane dall’equità e dalla trasparenza.

Le detrazioni per carichi familiari sono indicate come una soluzione di carattere sociale. È invece l’introduzione del quoziente familiare, modulato attraverso i coefficienti di calcolo, in modo differente a seconda della entità e natura del reddito, la misura più giusta e in grado di fornire le maggiori garanzie.

Nel complesso, le linee di riforma annunciate dal Governo non sono condivisibili, in quanto non realizzano l’equità e la lotta all’evasione/elusione fiscale, non contribuiscono ad aumentare il gettito fiscale per migliorare i conti pubblici e a finanziare lo sviluppo del paese, se non aumentando la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti (l’unica cosa che appare certa in questa serie di ipotesi!). Anche se i tempi sono stretti, serve il confronto vero, e la disponibilità dell’Esecutivo a considerare e accogliere le proposte avanzate dalla CSU e sostenute da tutto il movimento dei lavoratori. Il paese non può permettersi di fallire in questo passaggio fondamentale per il futuro del sistema San Marino.

Centrale Sindacale Unitaria

c.s.

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