Oltre al referendum sul nucleare, di fatto disinnescato dallo stop del Governo al programma sull’onda lunga dell’incidente di Fukushima (ma non si dovevano evitare reazioni emotive?) potrebbe saltare anche quello che riguarda la privatizzazione dell’acqua.
Le parole del Ministro per lo Sviluppo Economico, Paolo Romani, vanno in questa direzione: “Anche su questo tema il referendum divide in due. Ma è un tema di grande rilevanza – ha detto Romani – e ho l’impressione che anche su questo sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo”.
Approfondimento legislativo che ha una sola chiave di lettura: impedire agli elettori di pronunciarsi sulla materia. Materia su cui, come nel caso del nucleare, si è fatto e si sta facendo parecchia demagogia, su tutti i fronti.
Inevitabile la polemica da parte del comitato promotore, ‘2Sì per l’Acqua bene comune’: “I referendum sull’acqua – sottolineano dal comitato – hanno ottenuto le firme di un milione e quattrocentomila cittadini. Una straordinaria mobilitazione chiede l’uscita dell’acqua dal mercato e dai profitti dell’acqua e che vuole la tutela condivisa di un bene comune essenziale e di un diritto universale”.