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Frontiere e frontalieri L’Europa si chiude a riccio

da Redazione

Bignasca_Giuliano_Ticino

 

In Canton Ticino la vittoria storica della Lega di Bignasca mette a rischio 45 mila italiani. E l’effetto a catena dei migranti provenienti dalla guerra in Libia sconvolge l’Unione Europea.

Bignasca_Giuliano_Ticino

di Saverio Mercadante

 

La globalizzazione, un’Europa aperta, libera e bella? Macché, è solo e sempre un problema di frontiere e frontalieri. Da San Marino alla Svizzera, passando per i migranti “economici” che dalla Tunisia arrivano sulla penisola facendo scalo nella piattaforma supercongestionata di Lampedusa scatenando l’inferno tra Italia e resto dell’Europa. Altro che trattato di Shengen. Qui da una parte c’è un’Europa che fa le pulci all’Italia su come va declinato correttamente (non basta il permesso transitorio, ci vogliono anche documenti e soldi), e rifiuta di accogliere i 20 mila migranti che provengono dalla Tunisia, dall’altra c’è una Svizzera – anzi il Canton Ticino, dopo la vittoria dei leghisti – che vuole bastonare Tremonti (in Italia da sempre vicino alla Lega) per lo scudo fiscale, rifacendosi sui frontalieri italiani. Dall’altra ancora, c’è sempre Tremendino Tremonti che stringe il collo a San Marino rifiutandosi di firmare qualsiasi accordo. Risultato: i frontalieri italiani pagano due volte, franchigia eliminata in Italia, supertassa a San Marino che colpisce come sempre i redditi più bassi e le famiglie numerose.

Altro tassello della schizofrenia da frontiere: proprio a Ventimiglia dove ci sono altri 5 mila frontalieri italiani nelle stesse condizioni di quelli che lavorano in Repubblica, proprio lì su quel confine c’è il punto di maggior attrito tra Francia e Italia. E’ di nuovo allarme immigrati. Arrivano a centinaia gli extracomunitari che vogliono andare in Francia che però prosegue nella politica dei respingimenti. “La situazione non è ancora di emergenza – ha affermato il sindaco di Ventimiglia, Gaetano Scullino – ma anche dieci anni fa, all’inizio, il problema curdi non sembrava grave e poi sono arrivati ad essere 5 mila. Dobbiamo fare attenzione, perché non vogliamo che il caso si ripeta”. Tra l’altro, dovrebbero arrivare un centinaio di migranti anche a Rimini. E sulla Rupe, Sinistra Unita ha già proposto che anche San Marino partecipi all’accoglienza dei migranti.

Ma torniamo al Canton Ticino. Il leader maximo della Lega, l’incredibile Giuliano Bignasca non sta più nella sua faccia gommosa e schiacciata: “È un risultato fantastico. A brevissimo qualcosa cambierà sia sul fronte della disoccupazione sia su quello del lavoro che del frontalierato”. È la sua prima affermazione sul tema caldo della campagna elettorale: i lavoratori italiani provenienti da oltre confine (circa 45 mila), i frontalieri, contro cui i leghisti ticinesi hanno concentrato tutte le loro munizioni. E scatta subito la provocazione: “Adesso chiudiamo i valichi per tre giorni”. La Lega Ticinese, da forza di protesta (nata nel 1991) è divenuta il primo movimento politico del Ticino.

Il “fora ’i bal” ticinese ha trionfato alle elezioni cantonali in Ticino.

La Lega Ticinese ottiene il 29,8% ed è il primo partito, con due seggi in Consiglio di Stato (l’esecutivo). Superato il Partito liberale radicale (25%), da sempre detentore della maggioranza relativa. In calo anche gli altri partiti storici del Cantone: i popolari democratici scendono dal 21% al 19,9%, i socialisti precipitano dal 21% al 16%. Bene i Verdi: dal 2 salgono al 6%.

Per la Lega gli accordi bilaterali hanno messo in crisi il Ticino, con concorrenza sleale da parte delle aziende di confine, i TIR in transito intasano le autostrade ticinesi, hanno messo sotto accusa libera circolazione delle persone unilaterale per i Paesi Ue. Il Ticino era stato qualche tempo fa teatro di una campagna di manifesti contro i “ratt”, ovvero i lavoratori frontalieri provenienti dalla vicina Italia.

Il Cantone comunque non ha la competenza giuridica per regolare i rapporti frontalieri tra la Svizzera e gli altri Stati. E La Lega comunque dovrà mediare con gli altri partiti presenti nel Consiglio di Stato, con liberali radicali, popolari democratici e socialisti.

Però può metter molti bastoni tra le ruote del frontalierato italiano: inasprimento dei controlli nei cantieri o alle frontiere, facendo presa proprio sulla spauracchio della pressione degli immigrati tunisini sbarcati in Italia.

Il numero di frontalieri è in costante aumento (+ 6% l’ultimo anno) nonostante la crisi abbia toccato anche questa zona economicamente molto fortunata. E il “Bossi svizzero”, dall’alto della sua affermazione elettorale vuole trattare direttamente con Tremonti: questione di tasse e, quindi, risorse da investire sul territorio.

Nel 1974 con un accordo bilaterale tra la Svizzera e l’Italia per la prima volta si regolarono i “ristorni”: la percentuale di tasse, versate in Svizzera dai lavoratori italiani, che i tre cantoni di confine (Ticino, Grigioni e Vallone) danno all’Italia affinché Roma le rigiri a Comuni e Province di frontiera. La quota fissata è del 38,8%. La Lega ticinese, ma a sorpresa anche il Partito popolare democratico, ora vogliono cambiare radicalmente.

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