Alle prossime Olimpiadi Invernali di Sochi, in Russia, sul Mar Nero, ci sarà anche il Gruppo del Conca. L’importante azienda sammarinese è stata chiamata a fornire i propri materiali per le grandi strutture ricettive dei winter games.
di Alessandro Carli
SAN MARINO – Il programma delle Olimpiadi invernali si arricchisce. A Sochi, cittadina russa del Mar Nero, nel 2014 ci saranno sei nuove prove. Si tratta di sci femminile, ski half pipe uomini e donne, pattinaggio artistico a squadre, staffetta mista del biathlon e staffette a squadre dello slittino. Oltre alle sei nuove discipline, sul cielo della Russia brillerà anche la bandiera del Titano: il Gruppo Del Conca infatti è tra le aziende chiamate in Russia a realizzare le grandi strutture ricettive predisposte per i “Winter games”. Del Conca ha già fornito i materiali per il prestigioso Rus Resort Complex, del valore complessivo di oltre 40 milioni di euro, ipotecando la propria partecipazione alla costruzione degli ulteriori alberghi previsti per il grande evento sportivo.
Un progetto di prestigio, come spiega Enzo Donald Mularoni, CEO Del Conca.
Ingegnere, ci può raccontare come nasce la vostra presenza in Russia?
“Attraverso la nostra rete distributiva presente nel Paese, siamo riusciti a creare il contatto. Il ‘progetto Sochi’, al quale il nostro Gruppo sta partecipando da protagonista, richiederà un investimento totale di oltre 12 miliardi di dollari. Del Conca si occuperà dei pavimenti: è stato scelto il gres porcellanato, il ‘Nat’ che, paradossalmente, è ispirato ad una roccia tipica dei continenti americani. Si tratta di un prodotto naturale. I valori del vivere moderno sono sempre più simili a quelli occidentali”.
In che contesto si inserisce il ‘Progetto Sochi’?
“E’ solo una parte di un più ampio disegno dell’amministrazione federale di dotare la Russia – dal Baltico al Mar Nero fino al Pacifico – di strutture ricettive di livello europeo, in grado di arginare il flusso del turismo russo all’estero, che sottrae valuta al Paese, e di attirare turisti stranieri. La Russia si vuole mostrare al mondo con capacità, e l’occasione delle olimpiadi invernali cade ad hoc: il Paese infatti vuole lanciare un’immagine più moderna, al passo con i tempi”.
Russia, ma anche Turchia. Il Gruppo guidato da Mularoni ha ottenuto l’incarico di fornire i materiali ceramici di rivestimento per il Demiroren Shopping Mall di Istanbul, imponente complesso con quasi 30.000 metri quadri di gallerie commerciali, in corso di costruzione nel quartiere storico di Beyoğlu. L’inaugurazione è prevista entro il 2011.
“Questo centro commerciale, del valore di 60 milioni di euro, fa capo al Gruppo Demiroren, una delle principali realtà economiche di quel Paese – sottolinea Mularoni -. Pensiamo dunque che questa fornitura rappresenti solo l’inizio di una collaborazione dagli importanti sviluppi, e di un deciso rafforzamento della nostra presenza in Turchia”.
In Germania, a Monaco, il Gruppo ha partecipato a due importanti realizzazioni, che gli assegnano un ruolo di primo piano nel settore della riqualificazione architettonica. Uno riguarda la costruzione della sede di formazione del personale delle Casse di Risparmio tedesche; l’altro, la trasformazione di un’antica fabbrica di birra in un quartiere residenziale il Germania Campus da 350 alloggi, oltre che da negozi, centro fitness, giardino pensile e scuola elementare.
“Siamo stati chiamati alla realizzazione di questo complesso del valore di 50 milioni in quanto siamo stati capaci di fornire piastrelle che uniscono l’alto contenuto estetico alla grande qualità”.
Ingegnere, recentemente la Commissione europea ha approvato i dazi d’importazione sulle piastrelle cinesi. Qual era lo stato dell’arte?
“La recente approvazione da parte della Commissione Europea di dazi d’importazione sulle piastrelle di produzione cinese metterà finalmente un freno alla massiccia azione di dumping operata da certi produttori asiatici. In valore assoluto, la Cina aveva il 6% del mercato europeo. Solo 10 anni fa la Cina non era presente, ma già 5 anni fa aveva l’1%, e lo scorso anno il 3%. Questo è il mercato, se fosse fatto ad armi pari. La Commissione europea ha provato, in modo scientifico, che l’export cinese era sottocosto. Lo stesso prodotto veniva venduto in Cina a un prezzo più alto rispetto a quello utilizzato per i mercati europei. Chiaramente si sono innescate una serie di turbative sul mercato”.
Cosa succede adesso?
“La Commissione europea ha fatto questa scelta non solo per proteggere i posti di lavoro delle aziende del Vecchio Continente, ma anche per difendere il consumatore. Di norma, la struttura della Commissione è contraria ai dazi, ma l’aggressività di alcuni prodotti cinesi esportati verso l’Europa ha imposto questa misura. Il dumping, affinché venga riconosciuto, deve dimostrare che il prodotto viene venduto a un prezzo più basso rispetto al mercato cinese, e che risulta essere sottocosto anche per i cinesi. Il 17 marzo 2011 l’approvazione dei dazi è diventata operativa”.
Quanto pesa questo “obolo”?
“Varia da circa 30 punti percentuali a circa il 70%, a seconda delle aziende. E le autorità cinesi non hanno visto di cattivo occhio questo provvedimento, forse perché le quote di esportazioni sono abbastanza modeste. Il rischio è che la Cina si accolli una cattiva fama per una categoria merceologica che non ha certamente il peso dell’abbigliamento. La Commissione europea ha dato l’ok, così come il Parlamento. Entro sei mesi il Consiglio europeo si pronuncerà in merito: vediamo se le misure verranno confermate o ridimensionate. Le industrie europee e soprattutto quelle del Made in Italy si troveranno a competere ad armi pari e saranno premiati per i continui sacrifici e sforzi fatti per assicurare alla produzione italiana standard qualitativi molto elevati, nel rispetto delle norme più rigorose di tutela dell’ambiente e del lavoro”.