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Versamenti per l’Ismar 5: una quota esorbitante

da Redazione

confine

 

San Marino, attraverso l’Ismar 5, trasferisce in Italia una quota mensile abnorme per le spese sanitarie dei frontalieri a confronto del prelievo fiscale in busta paga. Da Fixing n. 15, in edicola questa settimana.

di Saverio Mercadante

 

SAN MARINO – San Marino, attraverso l’Ismar 5, trasferisce in Italia una quota mensile abnorme per le spese sanitarie dei frontalieri a confronto del prelievo fiscale in busta paga. In special modo, in relazione alle retribuzioni dei lavoratori dipendenti. Con un reddito di 25 mila euro un lavoratore dipendente, secondo le tabelle dell’ordine dei commercialisti, paga 644,45 euro di imposte. Lo Stato sammarinese trasferisce in Italia, ricordiamolo ancora una volta, 315 euro al mese. 3.780 euro all’anno.

Ma andiamo nel dettaglio.

La quota che viene versata all’Italia per le spese sanitarie viene calcolata in base ai criteri che sono indicati nel capitolo VII – Disposizioni Finanziarie, all’interno dell’Accordo Amministrativo per l’applicazione della Convenzione tra la Repubblica Italiana e la Repubblica di San Marino in materia di sicurezza sociale sottoscritta a Roma il 10 luglio 1974. Firmatari per la Repubblica Italiana Aldo Moro, e per la Repubblica di San Marino Gian Luigi Berti. Ratificato con il decreto numero 20 del 25 luglio 1975.

Insomma, quella cifra di 315 euro mensili deriva da calcoli fatti dall’Italia sul costo medio annuo della spesa sanitaria nel suo territorio “determinato sulla scorta dei risultati di bilancio dell’istituzione dello Stato contraente”, come recita il comma 1 dell’articolo 30. L’evoluzione della spesa sanitaria negli anni ha determinato gli aggiornamenti della quota.

Bisogna tener conto anche che nel calcolo effettuato in capo a ogni frontaliere ci possono essere anche i famigliari che usufruiscono della sanità. La quota decisa non è quindi relativa ad un singolo frontaliere.

Va chiarito ora un altro aspetto sul quale è nato probabilmente un equivoco anche sulla stampa a riguardo dell’Ismar 5.

L’ISS non incassa un contributo per l’assistenza sanitaria specificato nelle buste paga dei frontalieri. Quindi, i frontalieri di fatto non versano 315 euro di cosiddetti contributi sanitari a San Marino, il quale non li trasferisce in Italia se non viene compilato il modulo Ismar 5. L’altro snodo di grande importanza conseguente: la Repubblica di San Marino versa all’Italia una quota per la spesa sanitaria, stabilita dai criteri dall’accordo del 1974, che va ben oltre al prelievo fiscale che viene fatto in busta paga che in paragone è molto più basso. Oltre a percepire una quota molta superiore al prelievo fiscale che viene fatto sulle retribuzioni dei frontalieri, l’Italia incassa altre tasse in Italia in virtù della doppia imposizione. Quindi i frontalieri pagano anche in Italia la loro sanità attraverso le tasse versate nel loro paese. Questa anomala situazione di un contributo sammarinese così esorbitante proviene molto probabilmente dal fatto che nel 1974, al tempo della convenzione, non c’era l’imposizione fiscale anche in Italia sui redditi frontalieri, la quale quindi “pretendeva” un contributo mensile alla sanità.

 

Frontalieri fronte caldo

Rimane sempre caldo comunque il tema del frontalierato a San Marino a causa anche delle polemiche “suicide”, di stampo paraleghista, mine vaganti che potrebbero surriscaldare la situazione oltre modo, innescate dal consigliere Angela Venturini, che nostro malgrado si sono ritagliate uno spazio nell’editoriale. Registriamo invece nella maggioranza l’iniziativa del Segretario di Stato al Lavoro Francesco Mussoni, che da meno di un mese ha preso il posto del dimissionario Gianmarco Marcucci. L’aveva promesso appena insediato e ha mantenuto la parola. L’impegno assunto in merito alla spinosa questione dei lavoratori frontalieri si concretizzerà con l’apertura imminente di un tavolo permanente sul frontalierato, iniziativa che ha subito riscosso apprezzamento oltre confine.

Il neo Segretario l’ha annunciata alla Tv di Stato. “Il nostro obiettivo – ha spiegato Mussoni – è quello di svolgere un ruolo di mediazione con le componenti sociali, sindacali, imprenditoriali, per trovare una soluzione tecnica che ponga fine a questa situazione che tocca i diritti delle persone”.

I frontalieri a San Marino sono in subbuglio per la cosiddetta “supertassa” introdotta dal Governo con l’art. 56 dell’ultima Finanziaria, che prevede esborsi suppletivi per i soli lavoratori italiani impegnati sul Titano da 600 a 1800 euro (il paradosso: a pagare di più sono i lavoratori con moglie e figli a carico e i redditi più bassi, distorsione per cui il Segretario alle Finanze Pasquale Valentini ha promesso un correttivo). In realtà esiste un problema altrettanto importante, anche se gli stessi frontalieri sembra che non se ne rendano ancora sufficientemente conto, ed è la franchigia da 8 mila euro cancellata – o meglio non reintrodotta – dall’Italia per il 2012, che rappresenterà una mazzata terribile per le oltre 6.500 famiglie di frontalieri che lavorano a San Marino.

Tornando al tavolo permanente della Segreteria al Lavoro, Francesco Mussoni ha spiegato che è un’iniziativa volta a trovare soluzioni per la realtà economica e per i lavoratori, i cui diritti vanno rispettati. Il Segretario promette un atteggiamento aperto: “Dobbiamo affrontare il tema con equità ed equilibrio”.

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