Frontalieri, il Governo di San Marino si muoverà in tre direzioni. Lo ha detto a Fixing.com il Segretario di Stato alle Finanze, Pasquale Valentini.
SAN MARINO – Sulla cosiddetta “supertassa”, introdotta dall’articolo 56 della Finanziaria sammarinese, abbiamo già esposto chiaramente la nostra posizione: non ci piace perché colpisce solo una categoria di lavoratori, quelli italiani, e perché ha creato e sta creando forti tensioni all’interno delle aziende e non solo.
Sempre per essere chiari sulla questione frontalieri l’altro grande problema – forse in parte sciaguratamente sottovalutato, chissà – riguarda la cancellazione della franchigia da 8 mila euro, un’iniziativa tutta di parte italiana che avrà conseguenze molto più pesanti di quelle dell’articolo 56. Per il quale il Segretario Valentini – che per inciso ha rilasciato una lunga intervista a Fixing in edicola domani sui principi della riforma tributaria – alza ancora una volta la difesa d’ufficio.
“Innanzitutto – spiega Valentini – vorrei ribadire che l’intervento che riguarda i frontalieri è stato introdotto esclusivamente per correggere una distorsione nel modo in cui i frontalieri vengono tassati, una distorsione che sposta la tassazione tutta sull’erario italiano. Detto questo, l’idea è che il frontaliere deve poter recuperare quello che paga a San Marino. Poi ci sono meccanismi per il calcolo e tante cose da vedere. Sicuramente in diversi casi ci sono dei problemi da risolvere, chi ha altre deducibilità (soprattutto chi ha moglie e figli a carico, ndr) non riesce attualmente a compiere un recupero integrale, è su queste situazioni che stiamo cercando soluzioni”.
Ma il concetto di base è che va rivista l’intera questione del pagamento delle tasse dei frontalieri. Una questione bloccata come tutte le altre che riguardano i rapporti tra Italia e San Marino. Da qui l’azione in tre direzioni che abbiamo anticipato all’inizio.
“Il Governo si sta muovendo in tre direzioni – spiega il Segretario Valentini – La prima è la riforma tributaria che contiamo di portare a giugno in Consiglio Grande e Generale. La seconda, che poi è la via maestra, è quella di un accordo con l’Italia. La terza invece è in subordine e la batteremo se tutto il resto non dovesse arrivare in tempo, e prevede un meccanismo di intervento per i soggetti più danneggiati”.
Andiamo per ordine: partiamo con la riforma fiscale.
“L’intenzione del Governo, già anticipata negli incontri con sindacato e categorie, è quella di affrontare il problema nel suo insieme, tra frontalieri e residenti, portando le spese di produzione reddito nel loro alveo naturale, che è quello dell’abbattimento dell’imponibile, mentre oggi viene applicata come detrazione d’imposta. In sostanza stiamo lavorando per poter trattare nello stesso modo frontalieri e residenti”.
Poi c’è l’accordo con l’Italia. Poiché non ci sono segnali di sblocco della trattativa per arrivare alla firma degli accordi di cooperazione e contro le doppie imposizioni avete dichiarato nei giorni scorsi che intendete tentare di stipulare con l’Italia una convenzione ad hoc, sulla falsariga di quello che hanno fatto altri Stati. Conferma?
“Sì, data l’urgenza della materia siamo interessati ad estrapolare la questione dal quadro complessivo degli altri accordi, andando a trattare una convenzione tra i due Stati sul lavoro frontaliero. Che naturalmente deve valere in entrambe le direzioni, sia per i lavoratori italiani a San Marino, sia per i sammarinesi che lavorano in Italia”.
Se tali accordi tarderanno, non resterà che imboccare la terza via. Il correttivo per gli squilibri messi in evidenza dalle simulazioni (chi ha moglie e due figli a carico pagherà 1.800 euro circa contro le 600 degli altri lavoratori).
“È così, abbiamo dato disponibilità a valutare quel fenomeno che va a colpire solo alcuni lavoratori in particolare, prevedendo interventi in sede d conguaglio per questi soggetti. Sappiamo che l’Associazione dell’Industria ha già dato un contributo di consulenza alle aziende per verificare quanti sono i casi interessati e quale può essere il volume complessivo. Negli incontri successivi sarà nostra premura studiare questi elementi e valutare gli interventi da mettere in atto se non si riuscirà a trovare per tempo un accordo con l’Italia che risolva in via definitiva questi squilibri”.