Ismar 5, l’ultima minaccia per il Governo di San Marino. Fixing vi racconta tutta la verità (come sempre) su una questione che finora ha visto troppe ambiguità. E la verità è che l’USL di Rimini vuole da San Marino tutti i soldi dei contributi sanitari dei frontalieri.
di Saverio Mercadante
SAN MARINO – L’Azienda USL di Rimini vuole tutti i soldi dei contributi sanitari dei frontalieri che risiedono nel suo territorio. E sta facendo di tutto per averli, coinvolgendo direttamente il ministero della Salute. Queste pressioni di Rimini potrebbero generare un effetto a cascata sulle altre aziende USL di Pesaro e Urbino e Forlì-Cesena, se si mettesse in moto un richiesta ufficiale di rivalsa nei confronti della Repubblica di San Marino.
E non esiste nessun accordo scritto per una quota minima di 1200 frontalieri che dovrebbero presentare il cosiddetto modello Ismar 5 per il versamento dei contributi sanitari in Italia. Ipotesi che viene fatta girare soprattutto in ambiente sindacale, ma che non ha avuto nessun riscontro né all’ISS e soprattutto all’Azienda USL di Rimini.
Anzi, all’ISS la danno per risibile: “Non c’è nessun accordo di questo tipo e non c’è nessun tipo di limitazione rispetto ai frontalieri che vengano a presentarsi ai nostri sportelli per compilare l’Ismar 5. E sarebbe assurdo se ci fosse”. Ipotesi che viene rigettata con una risata anche alla USL di Rimini: “A noi non consta niente del genere. Sarebbe un curioso accordo. Come si fa a dire a un frontaliere non puoi fare l’Ismar 5 perché siamo arrivati a quota?”
Sono circa 4.500 o poco più i frontalieri che fanno capo alla USL di Rimini e, di questi, sono già 1.500, secondo i dati più recenti, quelli che hanno presentato il modulo Ismar 5 alla USL, che di fatto impone allo Stato sammarinese di versare all’Italia i contributi sanitari che gli stessi lavoratori frontalieri versano all’ISS. E che, lo ricordiamo, ha effetto retroattivo di due anni. Nel bilancio dell’ISS sono state accantonate delle somme in previsione di risarcimenti di questo tipo. E all’ISS confermano comunque che recentemente c’è stato un incremento significativo dei frontalieri agli sportelli dell’Ufficio prestazioni sanitarie per la compilazione dell’Ismar 5.
Ma veniamo alle pressioni che l’Azienda USL di Rimini ha fatto per far entrare in cassa i mancati contributi sanitari dei frontalieri riminesi. Non avendo nessuna competenza diretta per i rapporti con San Marino, ed essendo un soggetto senza personalità giuridica, la dirigenza della USL si è rivolta direttamente al ministero della salute per attivare tutti gli strumenti di pressione. In particolare, nel febbraio del 2010 c’è stato un incontro al Ministero della Sanità con i suoi rappresentanti, i vertici dell’ISS e quelli dell’USL di Rimini, che sono stati promotori dell’incontro affinché si trovasse una soluzione per risolvere il problema dei mancati versamenti che privano l’USL di Rimini di circa cinque milioni di euro all’anno. A tutt’oggi però i risultati sono ancora scarsi, quanto meno, dicono all’USL, nel non disincentivare i frontalieri. E in riva all’Adriatico si attende con impazienza un passo ufficiale del Ministero della Salute nei confronti dei propri omologhi sammarinesi.
La prassi in vigore a tutt’oggi è questa: il modulo Ismar 5 viene compilato dall’Ufficio prestazioni sanitarie su richiesta del frontaliere. Ripetiamo, su richiesta del frontaliere. Perché, è questo il nodo da risolvere: non c’è nessuna obbligatorietà di presentazione del-l’Ismar 5 per il frontaliere, né eventualmente per le imprese. Dall’ISS dicono che non esiste nessun automatismo. Un principio che è stato ribadito anche qualche anno fa in incontri ufficiali. Probabilmente allora c’era una sorta di patto di non belligeranza tra San Marino e l’Italia su questo fronte per convenienze reciproche: i frontalieri italiani portavano nel circondario un monte redditi notevole (circa 140 milioni di euro) e l’Italia non faceva pressioni più di tanto sui contributi sanitari.
La quota mensile di contributi sanitari versati all’Italia è di 315 euro mensili. Qui scatta la reciprocità: per i frontalieri sammarinesi che lavorano in Italia la quota mensile di contributi sanitari all’ISS è di circa 315 euro per i lavoratori e 350 per i pensionati. Sono le quote stabilite e aggiornate di una convenzione stipulata nel 1974.
Intanto tra i frontalieri la situazione sembra essere sempre più incandescente dopo la sentenza del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme, che ha sancito la legittimità della “supertassa” e l’eliminazione (auspichiamo temporanea) della franchigia di 8.000 euro dal decreto mille proroghe.
Non sono ancora organizzati in un’associazione, viaggiano in ordine sparso, hanno rapporti difficili con il sindacato. Qualcuno propone alle prossime elezioni di scrivere “frontaliere” sulla scheda elettorale, annullandola. Qualcun altro suggerisce addirittura di bruciarla. Dopo le lettere a Napolitano e ai giornali, lo sciopero dei consumi e l’invito alla compilazione del modello Ismar 5 che sarebbe esplosivo per le casse dell’ISS, comincia a girare su Facebook anche l’ipotesi di un blocco delle strade della Repubblica, all’interno della Repubblica per non avere problemi con la Digos.