Era attesa, ma non per questo è meno significativa: la retromarcia dell’amministrazione Obama sul processo civile a Khalid Sheikh Mohammed, la mente dell’attentato alle Torri Gemelle, la decisione di farlo giudicare da una corte militare, mettono (con tutta probabilità) una pietra (tombale) sul tentativo di Obama di cambiare rotta nella lotta al Terrore rispetto al suo predecessore, George W. Bush.
L’annuncio dell’Attorney General Eric Holder – riportato da Panorama – si è trasformato in una sorta di (auto)sconfessione, di resa (incondizionata) dell’Amministrazione. Il braccio di destro di Osama Bin Laden, l’uomo che organizzò l’11 settembre sarà processato da uno dei tribunali militari che furono istituiti da Bush e non da una corte civile come aveva chiesto Barack Obama.
La Casa Bianca e il Dipartimento della Giustizia si sono dovuti arrendere per una ragione: la decisione del Congresso di bloccare i fondi per il trasferimento dei 5 detenuti incriminati per l’11 settembre (attualmente a Guantanamo) nelle carceri federali per il processo. Troppo alti i costi per la sicurezza, ha detto il Congresso; troppo difficile la gestione (politica) di un gruppo di terroristi il cui destino giudiziario (la sentenza davanti a un tribunale civile) non era per nulla scontata.
Il blocco dei fondi da parte di Capitol Hill è stato il fattore che ha provocato il collasso della macchina costruita da Obama per “distruggere” l’architettura anti-terrorismo messa in piedi dalla precedente amministrazione.