Da una riflessione su Fixing ad un laboratorio alle elementari (e ritorno). I bambini e il ricordo dei nonni, seme di un futuro che non si può prevedere. Di Simona B. Lenic.
di Simona B. Lenic
Nell’ultimo mese sono stata molto a scuola. In particolare, un laboratorio di scrittura creativa mi ha riportata alle elementari.
Tutto ha avuto inizio con un articolo scritto per Fixing, dedicato agli anziani nel mondo della letteratura. Un articolo che ha spinto una maestra di Cattolica a contattarmi per un laboratorio dedicato alla memoria e ai suoi custodi a noi più vicini, i nostri anziani, i nonni dei bambini.
Nel caso qualcuno avesse dei dubbi, confermo che a scuola si va sempre per imparare qualcosa, anche quando non hai più l’età per essere uno scolaretto, e anche quando stai dalla parte opposta della cattedra rispetto a quando avevi nove anni. E se le maestre sono la guida dei bambini, i bambini sono gli insegnanti di tutti i maggiorenni che entrano in classe. E devo ammettere che il più delle volte sono insegnanti spassosi, perché se non fosse per loro certe realtà rimarrebbero del tutto sconosciute a noi adulti. Se non fosse per loro non avrei scoperto che ci sono nonni più saggi di google. Ci sono anziani che – per il solo fatto di essere anziani – non possono avere difetti. Ci sono persone uniche come tesori in fondo al mare. Ma soprattutto ci sono bambini con una grande voglia di raccontarsi, perché a volte anche se si è molto giovani si hanno già storie importanti sulle spalle e nel cuore, e sarebbe un peccato non metterle nero su bianco, perché una volta adulti, quegli stessi ricordi avranno altre sfumature, altri contorni. Crescendo si rischia di dimenticare con quali occhi si guardava il mondo da bambini, e si perde per sempre cosa pensavamo di nostro nonno, e cosa combinava di buffo la nonna. La donna che è stata bambina non si ricorda più di quando il nonno la chiamava amore della mia vita e non si ricorda della risatina che le scappava quando la nonna la incolpava dei piccoli pasticci che lei – e non la bambina – faceva in cucina.
E il bambino diventato uomo si dimentica di quanto fosse divertente stare steso sul divano col babbo e la mamma a guardare il nonno che imitava Fantozzi, tirandosi i pantaloni su su fin quasi alle ascelle. Nello stesso modo si perdono i racconti dei nonni, che sono una memoria orale che non durerà per sempre, se non ci sarà qualcuno a tramandarla. Sono preziose le parole dei nostri anziani perché ci parlano di un tempo che noi non abbiamo conosciuto e che – anche se possiamo leggerlo sui libri – acquista tutto un altro sapore quando a descrivercelo è chi lì c’era per davvero. I ricordi dei nonni sono testimonianze di un mondo che non abbiamo vissuto. I ricordi di un bambino sono il seme di un futuro che non possiamo prevedere.
La scrittura non può modificare il passato e non può salvaguardare il futuro, ma può ricordarci chi siamo stati per un certo periodo e chi ci ha accompagnati per un tratto del viaggio. Azioni e conclusioni, poi, non spettano alla penna.