Brevi cenni storici del Castello di Montelupo/Domagnano
Domagnano – in cui ha vissuto uno dei primi due Consoli della Repubblica, Filippo, che veniva da Sterpeto – nel 1253 contava solo 100 anime e 15 focolai. Poi nel 1463 a seguito della disfatta dei Malatesta di Rimini si espande annettendo Montelupo e Valgiurata. Nonostante le minuscole dimensioni nel 1751 una confraternita di fedeli a Domagnano, ottengono l’Indulgenza Plenaria dal Papa Benedetto VI, un fatto unico e straordinario, considerando le ridotte dimensioni del Castello.
Alla fine del 1800 a Paderna vengono trovate oltre 2000 denari romani in argento e a Lagucci uno dei più importanti tesori dell’epoca gota: “il tesoro di Domagnano“.
Domagnano è un Paese ricco di anneddoti e di gente che ha fatto la storia, dagli anni Venti agli anni Quaranta Don Attilio Grotto cantava come baritono insieme a Beniamino Gigli, famoso cantante dell’epoca, andò con lui persino al Metropolitan Theatre di New York e con i soldi che guadagnò finì di costruire la nuova chiesa.
All’inizio del 1900, iniziano le prime grandi opere urbanistiche, 1910 le scuole elementari, 1914 il cimitero, 1932 la ferrovia, 1937 la nuova chiesa, poi il 26 luglio del 1944 il treno pieno di sfollati proveniente da Rimini, compie il suo ultimo viaggio, Domagnano e l’intera Repubblica di San Marino si riempiono di sfollati che cercano di sfuggire agli orrori della guerra e le gallerie del treno serviranno da rifugio. Il fronte passa dal 17 al 20 settembre 1944, poi iniziano i duri anni della ricostruzione e dell’emigrazione, si iniziano a vedere le prime moto e le prime automobili, si organizzano gimkana con le moto e gare di velocità in salita con le automobili, comincia ad arrivare il benessere.
Nel 1960 si iniziano i lavori per la superstrada Rimini San Marino, arrivano i primi filmati amatoriali che documentano i lavori nei campi di una società rurale che sta scomparendo, il Paese sta cambiando velocemente ma accanto alle nuove automobili e a stili di vita moderni, si trovano ancora i buoi maremmani che tirano la mietitrice, o le romagnole che tirano l’aratro. Anche nelle fotografie aeree si vedono le prese di viti a tutore vivo, affiancate da nuove costruzioni che nulla hanno a che fare con il paesaggio rurale. Negli anni ’70 iniziano i rientri degli emigrati e tanti scelgono di venire a vivere a Domagnano, il Paese si espande e la popolazione aumenta, si costruiscono scuole e asili più grandi, il benessere comincia ad essere diffuso, tutti lavorano e in tanti hanno un casa di proprietà, la fame e la miseria sono solo un ricordo. Gli ultimi trent’anni passano con cambiamenti costanti nel tempo, come l’espansione urbanistica e l’inevitabile aumento della popolazione, le case unifamiliari lasciano il posto a condomini e centri commerciali, il traffico aumenta e le strade sono sempre meno sicure.
Nel 1960 moriva Vincenzo Terenzi, detto berbanira, lasciò la maggior parte del suo cospicuo patrimonio all’asilo infantile di Domagnano e una piccola dote per ogni capofamiglia del paese, nel 1968 arrivò Don Elviro Cardelli che rivoluzionò il modo di fare comunità, energico e instancabile diede il via a una serie di iniziative che fecero amalgamare tutta la gente che veniva ad abitare a Domagnano sino a farli diventare una comunità, nel 1979 morì e al suo funerale accorsero in tanti, almeno 5000.
c.s.