SAN MARINO – Abbiamo appreso ufficialmente dalla stampa che la Banca Agricola Commerciale (BAC), una delle quattro banche “storiche” della Repubblica e una delle due controllate da gruppi bancari italiani, è stata venduta all’Istituto Bancario Sammarinese (IBS).
ECSO si congratula con gli acquirenti e formula i migliori auguri di un futuro felice. Il cielo sa quanto la nostra Repubblica ne abbia bisogno.
Tuttavia, non possiamo non sottolineare alcuni aspetti e conseguenze di questa operazione.
I fogli locali sammarinesi parlano di prezzo di acquisto pari a 62,2 mln di euro. I giornali italiani, riprendendo un comunicato stampa di Unicredit, dicono invece che il prezzo pagato è pari a 96,8 mln di euro. Ha ragione, il Gruppo italiano, visto che BAC distribuirà un dividendo straordinario ai vecchi azionisti pari a 40 mln di euro PRIMA della vendita.
E’ come sostenere di aver comprato per 6 mila euro una Mercedes da 10mila, omettendo di dire che il concessionario si è tenuto le 4 ruote da mille euro.
Comunque lo si calcoli, stiamo parlando di 100 mln di euro che escono da San Marino e vanno in Italia. Non è un trasferimento di liquidità, come durante lo scudo, ma un ben più pesante ritorno sugli investimenti (italiani).
Detta in altre parole, mentre l’Italia espropria San Marino dei circa 350 mln di investimenti diretti (tralasciamo qui i prestiti erogati) del Gruppo Delta, San Marino trasferisce invece patrimoni in Italia.
Stiamo parlando di due banche controllate da controparti italiane in Repubblica le quali non possono operare correttamente a San Marino per problemi riguardanti le capogruppo italiane e le loro Autorità di Vigilanza. Sarà mica colpa di San Marino? (E tralasciamo che una acquisizione fu caldeggiata proprio dalla Banca d’Italia.)
E’ questo il problema? Bene, le Autorità di Vigilanza sammarinesi avrebbero dovuto decidere che, per il buon funzionamento del sistema finanziario locale, questi due istituti con problemi legati alle capogruppo dovranno venire acquisiti (e fusi) con due banche locali.
Praticamente quello che Banca d’Italia ha detto al Gruppo Delta. Invece di espropriare al pari di Banca d’Italia, san Marino avrebbe potuto riconoscere un prezzo nominale alle controparti italiane.
Invece no, si permette all’Italia di fare ancora una volta quello che vuole senza alcuna contropartita, facendo uscire dalla Repubblica 100 preziosissimi milioni di euro.
Chi decide a San Marino è convinto che mantenere un basso profilo con l’Italia paghi. Ma non si mantiene un basso profilo con il gigante che ti sta divorando e che dichiara apertamente di volerti mangiare.
ECSO
c.s.