Home FixingFixing Vincenzo Tagliaferro (BSM): Senza accordi prospera la malavita, ditelo al MEF

Vincenzo Tagliaferro (BSM): Senza accordi prospera la malavita, ditelo al MEF

da Redazione

tagliaferro“Banca di San Marino ha tenuto perché
più rivolta al mercato domestico.
Scambio automatico d’informazioni?
Allineiamoci a ciò che fa la UE”

tagliaferrodi Loris Pironi

 

SAN MARINO – Il prossimo 8 maggio l’assemblea dei soci di Banca di San Marino sarà chiamata ad approvare il bilancio. Sull’esercizio 2010 pesa ancora lo scudo fiscale, mentre su tutto il comparto bancario e finanziario continua e continuerà ancora a pesare la crisi delle relazioni con l’Italia. Malgrado ciò, BSM ha rafforzato il patrimonio ed ha migliorato la propria quota di mercato. Con Vincenzo Tagliaferro, Direttore Generale di Banca di San Marino, facciamo il punto della situazione sullo storico istituto e, soprattutto, sulla difficile situazione dell’intero comparto. “Come Banca di San Marino abbiamo avuto una riduzione delle masse inferiore a quella del sistema. Questo perché BSM è da sempre proporzionalmente più rivolta al mercato sammarinese che non a quello della clientela non domestica. A fronte di un decremento della raccolta c’è stato un incremento degli impieghi. Il risultato economico ha risentito anche del restringimento del margine d’interesse in questo periodo storico, così come ha inciso il peso degli accantonamenti che abbiamo messo in atto per sostenere le sofferenze dell’economia sammarinese. BSM sia nel 2008, sia 2009 aveva già predisposto accantonamenti straordinari, proprio in previsione di queste situazioni: una simile prudente gestione ci ha consentito di rafforzare il patrimonio e di continuare ad essere protagonisti nella vita economica del Paese in condizioni di sicurezza, chiudendo un bilancio comunque in positivo e consentendo all’Ente Cassa di Faetano, nostro azionista di maggioranza, di continuare la propria attività, in particolare nella realizzazione di opere importanti come Villa Manzoni e i parcheggi nella zona dell’Ospedale”.

Il gruppo si è dimostrato solido, capace di resistere ad una difficoltà di sistema che si può definire epocale. Ma a che punto siamo con la crisi?

“Sicuramente siamo ancora nel tunnel. Vede, gli effetti negativi dei difficili rapporti con l’Italia e della crisi industriale, si sentono e si sentiranno ancora nei prossimi mesi. Salvo che non si riesca a ristabilire quella efficacia di rapporti con l’Italia e che la struttura industriale ritorni a pensare in fase di sviluppo, è difficile vedere una risalita in tempi rapidi. E comunque ritengo difficile che lo sviluppo possa essere pilotato dal sistema finanziario: il convincimento mio e dell’istituto che rappresento è che per San Marino sia più facile puntare su una ripresa che parta dallo sviluppo di un sistema industriale coerente, corretto, piuttosto che tornare a ragionare su ipotesi come quella di diventare una piazza finanziaria. Questo anche perché le situazioni complesse che si stanno sviluppando nel mondo rendono difficile pensare ad un ruolo di questo genere per i microstati”.

Ma San Marino potrà pur fare qualcosa almeno per risollevare le sorti del proprio sistema bancario.

“Certo: si può puntare a migliorare le relazioni con l’Italia in virtù di una vigilanza consolidata, coltivando i rapporti tra Banca Centrale e Bankitalia. Così potremmo riuscire a migliorare il nostro mercato. In questo contesto, Banca di San Marino si porrebbe a sostegno delle imprese che decidessero di investire in Repubblica, concedendo prestiti anche di tipo innovativo, partecipativi, con una sorta di join-venture nell’equity che potrebbe essere interessante soprattutto per settori avveniristici in cui il Titano potrebbe svolgere un’azione leader, sfruttando la risorsa della flessibilità fiscale”.

Da mesi si parla tanto di scambio automatico di informazioni in ambito bancario tra Italia e San Marino. In realtà l’Unione Europea in proposito si è pronunciata in questa direzione solo con una risoluzione molto recente (la direttiva numero 16 del 2011, datata 15 febbraio). La strada insomma si preannuncia lunga.

“Sembra strano che San Marino debba fare cose che agli altri paesi Europei non sono richieste. Quello che si deve assolutamente fare è dichiarare con convinzione l’intenzione di adeguarsi agli standard europei. Se l’Europa va nella direzione dello scambio automatico d’informazioni, San Marino dev’essere pronto; se i paesi europei dicono che lo faranno entro il 2015, dobbiamo farlo anche noi. Ma non possiamo accettare che qualcuno consideri ancora San Marino un covo di delinquenti, visione questa che assolutamente non accetto in quanto abbiamo adottato leggi importanti che dimostrano che non lo siamo. Le nostre banche operano seriamente per contrastare il riciclaggio. Se il Governo italiano non capisce che la mancanza di accordi fa il gioco solo della delinquenza, qualcuno dovrebbe farlo capire, a Roma. E il rispetto della sovranità sammarinese è una condizione storica che nessuno deve mettere in discussione. Riassumendo, la questione non è se andare o meno nella direzione dello scambio automatico d’informazioni immediato, ma è andare con decisione ad un allineamento degli standard europei”.

Il contrasto al riciclaggio di denaro è una battaglia globale e ci pare di capire che lei ritiene sufficienti le misure adottate dal Titano.

“Le misure necessarie sono state adottate, abbiamo i controlli di AIF e BCSM. Le ultime vicende relative alle finanziarie sono frutto di questa attenzione che le istituzioni sammarinesi hanno messo in campo. Se qualcuno oggi ritiene che si possa arrivare in una banca di San Marino con una valigia piena di soldi senza che questo non desti l’esigenza delle segnalazioni previste per legge, io dico che si tratta di una grossa falsità. Nello specifico Banca di San Marino fa accertamenti su tutta la clientela mediante World Check e tutti i servizi informatizzati più utilizzati nel mondo. E poi guardi, la contrazione della raccolta e la nuova crescita proporzionale al solo sviluppo dell’economia sammarinese è la dimostrazione che da fuori non sta arrivando più nulla né dalla componente non domestica ordinaria né dalla componente non lecita che qualcuno ritiene possa ancora essere attratta da San Marino, visione che peraltro io ritengo fuorviante e demagogicamente falsa. Al MEF basterebbe guardare i dati della crescita della raccolta della Svizzera, degli altri paesi frontalieri come la Slovenia, l’Austria, per rendersi conto dove oggi si possano indirizzare quelle correnti che prima venivano raccolte anche e in maniera molto contenuta da San Marino”.

Che cosa ci può dire circa le sorti di due delle quattro banche storiche sammarinesi in odore di cessione, ovvero la Banca Agricola Commerciale e il Credito Industriale Sammarinese?

“Noi all’epoca facemmo una due diligence corretta sulla BAC e avanzammo un’offerta che ritenevamo compatibile, e che i dati attuali dimostrano fosse assolutamente corretta. Unicredit ritenne opportuno non accettarla perché voleva trarre da San Marino tutto il sangue possibile, come aveva tratto in tutti gli anni di proprietà. Bisogna far presente che BAC ha sempre distribuito dividendi in maniera consistente alla sua proprietà. Ora bisognerebbe capire le ragioni del fatto che non sia stata ancora ceduta. E magari sperare che a questo punto Unicredit non ritenga più di venderla”.

E per quello che riguarda il CIS?

“Da quello che si può capire, i commissari della Carim sono in fase liquidatoria, vogliono tagliare il cordone ombelicale tra la banca sammarinese e quella italiana. Queste in realtà sono scelte che non condivido. È arrivata la legge che dice che i dati possono essere forniti alla capogruppo italiana, il controllo sull’onorabilità della clientela e sulla trasparenza è definito, e tutto ciò dovrebbe evitare qualunque situazione poco chiara. Tuttavia è innegabile che la guerra che è stata posta in atto nei confronti del sistema sammarinese, iniziando col Gruppo Delta, è una guerra totale. Le ragioni vanno scoperte altrove. Preoccupa sicuramente anche il sacrificio economico che la Cassa di Risparmio è stata costretta a sostenere nei confronti del Gruppo Delta, il piano di ristrutturazione che sarà presentato al tribunale di Bologna nei prossimi giorni dall’omologa prevede pesanti implicazioni per il sistema. Speriamo che la storia, il patrimonio accumulato nel tempo possa garantire a tutti gli istituti sammarinesi, almeno quelli di tradizione, di continuare serenamente l’attività. E speriamo anche che gli accordi con Bankitalia ci permettano di allargare il nostro mercato, in condizioni di trasparenza e correttezza, di favorire la clientela italiana che vuole lavorare con le banche di San Marino perché più efficaci, meno care, più disponibili rispetto alle rigidità del sistema italiano. Noi vorremmo che l’Italia si rendesse conto che possiamo, sia pure nella piccola dimensione di San Marino, essere una piccolissima opportunità e non una minaccia come qualcuno vorrebbe far credere”.

Il prossimo 8 maggio l’assemblea dei soci di Banca di San Marino sarà chiamata ad approvare il bilancio. Sull’esercizio 2010 pesa ancora lo scudo fiscale, mentre su tutto il comparto bancario e finanziario continua e continuerà ancora a pesare la crisi delle relazioni con l’Italia. Malgrado ciò, BSM ha rafforzato il patrimonio ed ha migliorato la propria quota di mercato. Con Vincenzo Tagliaferro, Direttore Generale di Banca di San Marino, facciamo il punto della situazione sullo storico istituto e, soprattutto, sulla difficile situazione dell’intero comparto. “Come Banca di San Marino abbiamo avuto una riduzione delle masse inferiore a quella del sistema. Questo perché BSM è da sempre proporzionalmente più rivolta al mercato sammarinese che non a quello della clientela non domestica. A fronte di un decremento della raccolta c’è stato un incremento degli impieghi. Il risultato economico ha risentito anche del restringimento del margine d’interesse in questo periodo storico, così come ha inciso il peso degli accantonamenti che abbiamo messo in atto per sostenere le sofferenze dell’economia sammarinese. BSM sia nel 2008, sia 2009 aveva già predisposto accantonamenti straordinari, proprio in previsione di queste situazioni: una simile prudente gestione ci ha consentito di rafforzare il patrimonio e di continuare ad essere protagonisti nella vita economica del Paese in condizioni di sicurezza, chiudendo un bilancio comunque in positivo e consentendo all’Ente Cassa di Faetano, nostro azionista di maggioranza, di continuare la propria attività, in particolare nella realizzazione di opere importanti come Villa Manzoni e i parcheggi nella zona dell’Ospedale”.
Il gruppo si è dimostrato solido, capace di resistere ad una difficoltà di sistema che si può definire epocale. Ma a che punto siamo con la crisi?
“Sicuramente siamo ancora nel tunnel. Vede, gli effetti negativi dei difficili rapporti con l’Italia e della crisi industriale, si sentono e si sentiranno ancora nei prossimi mesi. Salvo che non si riesca a ristabilire quella efficacia di rapporti con l’Italia e che la struttura industriale ritorni a pensare in fase di sviluppo, è difficile vedere una risalita in tempi rapidi. E comunque ritengo difficile che lo sviluppo possa essere pilotato dal sistema finanziario: il convincimento mio e dell’istituto che rappresento è che per San Marino sia più facile puntare su una ripresa che parta dallo sviluppo di un sistema industriale coerente, corretto, piuttosto che tornare a ragionare su ipotesi come quella di diventare una piazza finanziaria. Questo anche perché le situazioni complesse che si stanno sviluppando nel mondo rendono difficile pensare ad un ruolo di questo genere per i microstati”.
Ma San Marino potrà pur fare qualcosa almeno per risollevare le sorti del proprio sistema bancario.
“Certo: si può puntare a migliorare le relazioni con l’Italia in virtù di una vigilanza consolidata, coltivando i rapporti tra Banca Centrale e Bankitalia. Così potremmo riuscire a migliorare il nostro mercato. In questo contesto, Banca di San Marino si porrebbe a sostegno delle imprese che decidessero di investire in Repubblica, concedendo prestiti anche di tipo innovativo, partecipativi, con una sorta di join-venture nell’equity che potrebbe essere interessante soprattutto per settori avveniristici in cui il Titano potrebbe svolgere un’azione leader, sfruttando la risorsa della flessibilità fiscale”.
Da mesi si parla tanto di scambio automatico di informazioni in ambito bancario tra Italia e San Marino. In realtà l’Unione Europea in proposito si è pronunciata in questa direzione solo con una risoluzione molto recente (la direttiva numero 16 del 2011, datata 15 febbraio). La strada insomma si preannuncia lunga.
“Sembra strano che San Marino debba fare cose che agli altri paesi Europei non sono richieste. Quello che si deve assolutamente fare è dichiarare con convinzione l’intenzione di adeguarsi agli standard europei. Se l’Europa va nella direzione dello scambio automatico d’informazioni, San Marino dev’essere pronto; se i paesi europei dicono che lo faranno entro il 2015, dobbiamo farlo anche noi. Ma non possiamo accettare che qualcuno consideri ancora San Marino un covo di delinquenti, visione questa che assolutamente non accetto in quanto abbiamo adottato leggi importanti che dimostrano che non lo siamo. Le nostre banche operano seriamente per contrastare il riciclaggio. Se il Governo italiano non capisce che la mancanza di accordi fa il gioco solo della delinquenza, qualcuno dovrebbe farlo capire, a Roma. E il rispetto della sovranità sammarinese è una condizione storica che nessuno deve mettere in discussione. Riassumendo, la questione non è se andare o meno nella direzione dello scambio automatico d’informazioni immediato, ma è andare con decisione ad un allineamento degli standard europei”.
Il contrasto al riciclaggio di denaro è una battaglia globale e ci pare di capire che lei ritiene sufficienti le misure adottate dal Titano.
“Le misure necessarie sono state adottate, abbiamo i controlli di AIF e BCSM. Le ultime vicende relative alle finanziarie sono frutto di questa attenzione che le istituzioni sammarinesi hanno messo in campo. Se qualcuno oggi ritiene che si possa arrivare in una banca di San Marino con una valigia piena di soldi senza che questo non desti l’esigenza delle segnalazioni previste per legge, io dico che si tratta di una grossa falsità. Nello specifico Banca di San Marino fa accertamenti su tutta la clientela mediante World Check e tutti i servizi informatizzati più utilizzati nel mondo. E poi guardi, la contrazione della raccolta e la nuova crescita proporzionale al solo sviluppo dell’economia sammarinese è la dimostrazione che da fuori non sta arrivando più nulla né dalla componente non domestica ordinaria né dalla componente non lecita che qualcuno ritiene possa ancora essere attratta da San Marino, visione che peraltro io ritengo fuorviante e demagogicamente falsa. Al MEF basterebbe guardare i dati della crescita della raccolta della Svizzera, degli altri paesi frontalieri come la Slovenia, l’Austria, per rendersi conto dove oggi si possano indirizzare quelle correnti che prima venivano raccolte anche e in maniera molto contenuta da San Marino”.
Che cosa ci può dire circa le sorti di due delle quattro banche storiche sammarinesi in odore di cessione, ovvero la Banca Agricola Commerciale e il Credito Industriale Sammarinese?
“Noi all’epoca facemmo una due diligence corretta sulla BAC e avanzammo un’offerta che ritenevamo compatibile, e che i dati attuali dimostrano fosse assolutamente corretta. Unicredit ritenne opportuno non accettarla perché voleva trarre da San Marino tutto il sangue possibile, come aveva tratto in tutti gli anni di proprietà. Bisogna far presente che BAC ha sempre distribuito dividendi in maniera consistente alla sua proprietà. Ora bisognerebbe capire le ragioni del fatto che non sia stata ancora ceduta. E magari sperare che a questo punto Unicredit non ritenga più di venderla”.
E per quello che riguarda il CIS?
“Da quello che si può capire, i commissari della Carim sono in fase liquidatoria, vogliono tagliare il cordone ombelicale tra la banca sammarinese e quella italiana. Queste in realtà sono scelte che non condivido. È arrivata la legge che dice che i dati possono essere forniti alla capogruppo italiana, il controllo sull’onorabilità della clientela e sulla trasparenza è definito, e tutto ciò dovrebbe evitare qualunque situazione poco chiara. Tuttavia è innegabile che la guerra che è stata posta in atto nei confronti del sistema sammarinese, iniziando col Gruppo Delta, è una guerra totale. Le ragioni vanno scoperte altrove. Preoccupa sicuramente anche il sacrificio economico che la Cassa di Risparmio è stata costretta a sostenere nei confronti del Gruppo Delta, il piano di ristrutturazione che sarà presentato al tribunale di Bologna nei prossimi giorni dall’omologa prevede pesanti implicazioni per il sistema. Speriamo che la storia, il patrimonio accumulato nel tempo possa garantire a tutti gli istituti sammarinesi, almeno quelli di tradizione, di continuare serenamente l’attività. E speriamo anche che gli accordi con Bankitalia ci permettano di allargare il nostro mercato, in condizioni di trasparenza e correttezza, di favorire la clientela italiana che vuole lavorare con le banche di San Marino perché più efficaci, meno care, più disponibili rispetto alle rigidità del sistema italiano. Noi vorremmo che l’Italia si rendesse conto che possiamo, sia pure nella piccola dimensione di San Marino, essere una piccolissima opportunità e non una minaccia come qualcuno vorrebbe far credere”.
Loris Pironi

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