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Frontalieri, dalle parole ai fatti sciopero consumi contro San Marino

da Redazione

Danneggiati dalla supertassa e beffati dal verdetto del collegio garanti sull’articolo 56 della Finanziaria, alla fine i lavoratori frontalieri – o almeno una parte di quelli organizzati – ha deciso di mettere in pratica quanto già aleggiava nell’aria: lo sciopero dei consumi contro San Marino.

San Marino, i frontalieri arrabbiati cominciano lo sciopero dei consumi

 

SAN MARINO – Danneggiati dalla supertassa e beffati dal verdetto del collegio garanti sull’articolo 56 della Finanziaria, alla fine i lavoratori frontalieri – o almeno una parte di quelli organizzati – ha deciso di mettere in pratica quanto già aleggiava nell’aria: lo sciopero dei consumi contro San Marino.
La protesta, in particolare, va in scena al confine, sulla Superstrada, rigorosamente in territorio italiano, dove un evidente cartello scritto a mano, con caratteri cubitali in arancione fosforescente, invita gli italiani a boicottare San Marino.
Un vero e proprio “Sciopero dei consumi”, per “difendere i diritti dei lavoratori frontalieri”, come riportano le scritte.
Che sia una misura azzeccata oppure no, lo lasciamo decidere ai lettori: qualche perplessità, l’iniziativa, la solleva comunque. Ma è un sintomo forte dell’insoddisfazione che regna tra i lavoratori. Della spaccatura che il provvedimento della Segreteria alle Finanze, che l’ha inserito nottetempo, all’ultimo momento, nella Finanziaria, ha creato nelle aziende di San Marino dove operano i 6.500 lavoratori frontalieri.
Per il paventato sciopero dei consumi aveva già levato alto un grido di allarme un paio di settimane or sono l’USOT, che di fatto aveva già notato una riduzione degli incassi proprio per la rabbia degli italiani. Chissà cosa diranno ora gli operatori del turismo che l’idea di qualcuno è diventata un vero e proprio invito a danneggiare l’economia del Titano per protestare contro il provvedimento del Governo.
Un provvedimento che – Fixing lo denuncia dal primo giorno – non solo è iniquo, non solo danneggia i lavoratori già provati dalla crisi, non solo mette in difficoltà le imprese ma è stato addirittura costruito in maniera infelice, tanto da andare a penalizzare maggiormente i lavoratori con stipendi più bassi e con moglie e figli a carico.
Tanto per essere ancora più specifici, già dal mese di febbraio i frontalieri si vedono tolte dalla busta paga dalle 150 alle 300 euro (a seconda della fascia di reddito) e in totale, in fase di dichiarazioni dei redditi, dovranno pagare oltre 600 euro come minimo. Mentre chi ha stipendi più bassi e una famiglia – il paradosso di cui sopra – dovrà lasciare allo Stato di San Marino la bellezza di 1.800 euro e più.
Il Segretario alle Finanze Pasquale Valentini aveva promesso all’ANIS che dopo l’esito dei Garanti avrebbe provveduto a varare un correttivo per tutelare i redditi bassi. Questo cambierebbe in parte la sostanza ma non renderebbe meno iniquo il provvedimento. Fixing vigilerà sul paventato correttivo, per vedere se funzionerà davvero e come.

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