Potrebbe sembrare un errore veniale.
Ci siamo tanto abituati a sentire che la borsa perde spesso per mille motivi, che l’ennesima perdita secca a Wall Street, in fondo, non ci meraviglia più. Recentemente, però, ha stupito la ragione di una delle varie giornate nere: un broker, nello scrivere sul suo PC un ordine di vendita, avrebbe inserito vicino all’importo numerico una “B” al posto di una “M” come simbolo dell’ammontare della valuta. Potrebbe sembrare un errore veniale se non fosse che quella “B” sta per Bilions (Miliardi) mentre la “M” sta per Milions (Milioni). Ovviamente, nell’era dell’informatica tutto è demandato ad una macchina all’apparenza intelligente, ma che nella realtà fa solo ciò che l’uomo gli dice di fare. Non vi sarebbe da stupirsi se la macchina non fosse programmata affinché di fronte a quella insignificante “B” scateni una reazione a catena, una serie infinita di sottovendite di azioni che, come conseguenza finale, hanno portato ad una perdita consistente nella seduta del giorno, dovuta ad un semplice scambio di consonanti. Fin qui la cronaca. Chi ha una sufficiente pratica con l’utilizzo dei computer, sa bene che anche per le operazioni più banali come la cancellazione di una qualsiasi registrazione, scatta una serie di controlli che evitano risposte avventate od errate, prevedendo sempre di chiedere una o più conferme. E’ pur vero che molti riescono a “bypassare” anche i controlli più severi, ma tendenzialmente i controlli danno molta sicurezza. Giacché spesso si tratta di vendite non comuni, quindi meritevoli di ogni verifica, è mai possibile che quel fatidico carattere “B” che sta per “Miliardi” non fosse controllato? Sembra, invece, che il tutto sia successo molto facilmente, forse troppo. Si è pensato perfino ad un atto voluto, quasi una forma di speculazione mistificata. E’ allora augurabile che nelle varie stanze dei bottoni ci siano dei controlli migliori per non arrivare a pensare che potrebbe bastare la donna delle pulizie che, nel compiere il suo lavoro sulle attrezzature, schiacciando un fantomatico bottone, vanifica ogni programma. Insomma, che il gioco di borsa sia un’attività per pochi ed attrezzati operatori che conoscono le varie tecniche finanziarie. Non resta tuttavia che porsi una domanda che, forse, non avrà mai una risposta: come mai non si riesce a slegare l’economia dal gioco azionario, portando la “scienza triste” a ricercare basi più serie e sicure?