Gli imprenditori sono preoccupati. E arrabbiati. L’hanno ribadito in più occasioni, di recente. E l’hanno anche messo nero su bianco. In una lettera inviata, nei giorni scorsi, al Congresso di Stato. “Non ci riteniamo soddisfatti di quanto si sta facendo oggi – afferma a Fixing Paolo Rondelli, Presidente dell’ANIS.
di Loris Pironi
SAN MARINO – Gli imprenditori sono preoccupati. E arrabbiati. L’hanno ribadito in più occasioni, di recente. E l’hanno anche messo nero su bianco. In una lettera inviata, nei giorni scorsi, al Congresso di Stato. “Non ci riteniamo soddisfatti di quanto si sta facendo oggi – afferma a Fixing Paolo Rondelli, Presidente dell’ANIS – abbiamo scritto all’esecutivo proprio per ribadire la nostra insoddisfazione. Non riteniamo sufficientemente incisiva l’azione portata avanti finora. Il nostro compito, come associazione di categoria, è continuare ad essere un pungolo per il Governo affinché si vadano a risolvere tutti i problemi che sono rimasti aperti. Mi riferisco al rapporto con l’Italia ma non solo. Il Paese vive una fase di stallo e gli imprenditori sono ogni giorno più preoccupati. Se per caso qualcuno pensasse il contrario, non siamo fuori dalla crisi. Le aziende stanno tergiversando, sono sulla porta in attesa di vedere cosa succede. Se non si cambia rapidamente, la situazione potrebbe ulteriormente deteriorarsi”.
Sta paventando l’ipotesi dell’addio di numerose aziende?
“Si potrebbe verificare anche questo, in mancanza di segnali che vadano in una direzione diversa. Anche le ultime notizie relative alla presenza della malavita organizzata in territorio vanno ad incidere pesantemente sulle aziende sane”.
Già, le mani della camorra a San Marino. Ma è stato fatto abbastanza?
“Purtroppo ci accorgiamo sempre in ritardo delle cose, incominciamo a prenderle sul serio quando è già tardi. Guardi, il Governo ha fatto diversi passi avanti da un punto di vista legislativo, valutiamo positivamente la collaborazione intrapresa con le forze dell’ordine italiane. Ma se si è arrivati a tanto vuol dire che non si è fatto abbastanza. O comunque non si è presa la situazione quando era il momento. Del resto i settori a rischio li conosciamo bene già da tempo, peraltro ce li aveva suggeriti Tremonti due anni fa al Meeting. Parlo dell’hi-tech, degli autonoleggi, dell’immobiliare. E infatti stanno emergendo incongruenze proprio in questi settori”.
Ha citato il settore immobiliare.
“È stato confermato che la malavita organizzata predilige il settore immobiliare, e da noi la situazione è di quelle dove era facile sguazzare. Però non bisogna confondere la speculazione edilizia con il settore edile. Qui ci sono tante aziende, che oggi devono fare i conti con una crisi estremamente dura, che si sono sempre comportate in maniera esemplare. Sono la stragrande maggioranza, come per quanto riguarda il settore manifatturiero. Senza voler generalizzare, il segnale mandato dall’esecutivo con le diverse concessioni revocate alle finanziarie conferma che qualcosa fuori controllo c’era”.