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Operazione Vulcano summit in Procura

da Redazione

Operazione Vulcano, oggi è in programma in Procura a Rimini un summit tra Procuratore Generale e forze dell’ordine. La guerra alla camorra è in corso. Ma in questa guerra San Marino pare essere considerata come un "corpo estraneo", una terza parte, non certo un alleato.

RIMINI / SAN MARINO – L’Operazione “Vulcano” è stata l’apice di una brillante operazione combinata delle forze dell’ordine, ma si tratta pur sempre di una battaglia. La guerra contro la criminalità organizzata, contro la camorra che ha già messo le radici a Rimini e San Marino è ancora lunga, non permette abbassamenti di tensione e richiede la messa in campo di tutte le forze possibili. E un coordinamento, una strategia comune.
Ecco perché oggi è in programma in Procura a Rimini un summit tra il Procuratore Capo Paolo Giovagnoli, il questore di Rimini Oreste Capocasa, il Comandante della GdF di Rimini, Enrico Cecchi, le cui parole dei giorni scorsi ancora rimbombano sul Titano (“State attenti o a San Marino ci scappa il morto eccellente”) e il Maggiore Cosimo Picciolo, Comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Rimini.
Sul tavolo, appunto, la strategia da seguire in questa dura guerra ai clan che già si sono insediati sul territorio.
Ciò che manca, come dimostra l’incontro odierno, è un coordinamento diretto con San Marino. Come fosse un corpo estraneo, un soggetto terzo con cui fare i conti più che un alleato nella santa crociata contro il cancro della malavita organizzata.

L’Operazione Vulcano, lo ricordiamo, ha portato all’arresto di 10 persone facenti parte di tre diversi clan camorristici che avevano trovato l’accordo per porre in essere estorsioni e prestiti a tassi usurari nei confronti di imprenditori del Riminese e di San Marino, con un interesse particolare per la piccola Repubblica.
 

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