Mediazione alla ribalta, in questi giorni. Al Kursaal di San Marino si è svolto un convegno internazionale con esperti italiani e dei paesi dell’Est Europa che hanno illustrato i vantaggi di questa nuova procedura, che avrà un effetto positivo sui tempi giudiziari e comporterà un risparmio economico per le parti in causa, senza andare a danneggiare i professionisti che continueranno a prestare la propria opera anche se le controversie non arriveranno davanti al giudice.
Mediazione alla ribalta, in questi giorni. Al Kursaal di San Marino si è svolto un convegno internazionale con esperti italiani e dei paesi dell’Est Europa che hanno illustrato i vantaggi di questa nuova procedura, che avrà un effetto positivo sui tempi giudiziari e comporterà un risparmio economico per le parti in causa, senza andare a danneggiare i professionisti che continueranno a prestare la propria opera anche se le controversie non arriveranno davanti al giudice. In Italia si parla di undici settori specifici che dovranno obbligatoriamente passare attraverso la mediazione prima di adire alle vie giudiziarie. Abbiamo chiesto all’avvocato Alberto Amati, esperto della materia ed organizzatore del convegno internazionale di San Marino, di fornire qualche ulteriore delucidazione in merito.
Avvocato Amati, perché la mediazione a San Marino?
“Perché il fiume ‘giustizia’ ha raggiunto livelli di guardia non più sostenibili. Tutti vedono in questa procedura pilotata un vantaggioso tentativo per dirimere le controversie e accelerare i tempi richiesti dai processi. Oggi il tentativo è facoltativo, domani forse sarà obbligatorio con lo scopo di tentare di conciliare le diverse posizioni assunte dalle parti in lite attraverso l’ausilio di esperti mediatori che debbono avere conoscenze economico-giudiziarie ed ancor più psicologiche. Non a caso gli psicologi vengono spesso chiamati a cooperare nella mediazione”.
Ma non esistono già altri strumenti giuridici quali l’arbitrato o la conciliazione?
“Vede, nell’arbitrato il giudice viene sostituito da un arbitro il quale, nell’ambito del collegio arbitrale, decide sulla materia del contendere istruendo una pratica in tempi certamente più brevi rispetto al ricorso alla giustizia ordinaria, concludendo con il deposito del cosiddetto lodo arbitrale. Dico decide, come decide il giudice conciliatore per metterli a confronto con l’Istituto della Mediazione, in cui il mediatore non assume la figura dell’arbitro che decide bensì una posizione al di sopra delle parti che svolge un tentativo per il raggiungimento di un accordo, attraverso l’utilizzo di tecniche sperimentate da oltre quarant’anni nel mondo. Pertanto chi decide sono le parti attraverso il loro incontro facilitativo con tempi velocissimi e costi assai contenuti”.
Quali prospettive offre la mediazione ai professionisti, e in particolar modo ai giovani, in questo momento?
“Primo, essa è una nuova opportunità offerta ai giovani professionisti che vogliono specializzarsi nella materia. Secondo, ai professionisti più esperti di questa tecnica offre la possibilità di creare o collaborare in centri di mediazione sammarinesi per sviluppare la mediazione transfrontaliera. In proposito, ho già in calendario il primo corso formativo nel mese di aprile. Terzo, la mediazione, come molti erroneamente credono, non toglie lavoro agli avvocati, ma integra la loro professionalità attraverso la loro importante assistenza alle parti in mediazione”.
Ha parlato di mediazione transfrontaliera. Questa parola ci ricorda le tristi esperienze dell’arbitrato internazionale.
“Ha correttamente interpretato il concetto. Due volte abbiamo tentato il percorso dell’arbitrato internazionali con due magnifiche leggi (fra l’altro l’estensore della prima legge era presente al Kursaal il 16 febbraio scorso al convegno organizzato dall’ASCER, l’organismo di mediazione presieduto dallo stesso Amati, ndr). In entrambi i casi non abbiamo supportato l’Istituto con adeguati accordi internazionali e abbiamo tentato di introdurre privilegi ed esclusive che ne hanno frenato lo sviluppo. Se vogliamo che la formula delle mediazione transfrontaliera abbia successo dobbiamo impegnarci a stringere velocemente accordi bilaterali con diversi Stati”.
Quanto costa la mediazione?
“Certamente molto meno di una causa giudiziale, come costo puro. Senza parlare dei tempi molto più ristretti: parliamo di tre mesi. Per avere un’idea, una vertenza del valore di 5 mila euro costa per ciascuna parte 140 euro, una vertenza intorno ai 50 mila euro costa 500 euro, quando i soli oneri di accesso per la vertenza in tribunale hanno un costo di 800 euro circa. Allora possiamo affermare che la mediazione sostanzialmente è un gioco a somma positiva, che sconvolgerà il sistema attuale che inconsapevolmente trovò all’inizio del Settecento un suo grande sostenitore in Goethe allorquando sosteneva che ‘la tolleranza deve essere transitoria e deve arrivare al riconoscimento’”.